Quarantotto

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Shawn è girato di spalle mentre concentra tutta la sua attenzione sul piatto che sta preparando. Non mi interessa nulla degli ingredienti o di quanto possa essere buono, perché sono distratta dalla sua figura muscolosa. La sua schiena è perfetta, così come il suo intero corpo. Mi piace osservare le sue mosse, le sue mani mentre taglia qualche verdura, il sorriso che mantiene sempre sul suo bellissimo viso.

«Quando hai imparato a cucinare così bene?» chiedo, poggiando il mento sulla mano. Lo guardo ancora e ancora, mentre si sposta agilmente da un cassetto all'altro. Estrae una forchetta per farmi assaggiare la pasta. «Può andare.» dico, ridacchiando.

«Sono sempre stato un cuoco eccezionale.» esclama, scoppiando a ridere.

«Devo ricordarti delle pessime omelette che avevi preparato qualche anno fa? Mi viene da vomitare al solo pensiero.» borbotto, alzando gli occhi al cielo. Shawn mi fulmina con lo sguardo e scuote la testa con superiorità.

Quando frequentavamo le medie, mi aveva invitato a casa sua. Non era una novità, in realtà potevo presentarmi ogni giorno della settimana, ad ogni ora, e Karen mi accoglieva a braccia aperte. Ero la migliore amica di suo figlio, nonché la loro vicina, perciò ero sempre la benvenuta.

Quel giorno, Shawn decise di cucinare e fu un incubo. La cucina era troppo grande per due bambini e Karen non era in casa. Il padre di Shawn era in giardino assieme alla sorella e non prestavano attenzione a noi due. Non fu un vero e proprio successo, per questo durante le cene di famiglia la vicenda salta fuori ogni tanto. Shawn è tuttora mortificato di aver rovinato la cucina di sua madre, ma lei non ci fa più tanto caso.

Le omelette non avevano affatto l'aspetto di quelle nella foto del libro delle ricette, erano bruciate e appiccicate alla padella. Impossibili da mangiare e da togliere. Ricordo di aver riso come mai prima, mentre Shawn tentava in tutti i modi di riparare il danno fatto. Alla fine nascondemmo la padella in un angolo remoto della cucina, sperando con tutto il cuore che Karen non la trovasse mai. Shawn non sapeva che quella mensola era il nascondiglio delle merendine di suo padre, perciò mangiammo brioches e biscotti di ogni tipo in silenzio per il resto del pomeriggio al posto delle sue fantastiche omelette.

Non appena Shawn, il nuovo cuoco provetto di Toronto, posa davanti a me un grande piatto di pasta, lo guardo titubante, mentre un sorriso malizioso compare sul mio viso.

«Sei sicuro che sia commestibile?» chiedo, lanciandogli un'occhiata. Sto scherzando e lui lo sa. Con la forchetta, tocco una pasta lentamente, mentre strizzo gli occhi.

«Stupida.» borbotta, ridacchiando.

D'un tratto sento il campanello e mi affretto ad aprire. È Beth, con un sacchetto di popcorn in mano. La accolgo con un abbraccio e la invito ad entrare.

«C'è Shawn? Scusate, non volevo disturbare.» mormora, accennando un sorriso. Chiudo la porta dietro le spalle e ricambio.

«Tranquilla, stavamo giusto decidendo se la nostra cena fosse commestibile.» rispondo, lanciandogli un'occhiata divertita. Lui alza gli occhi al cielo e scuote la testa verso Beth.

«Hai finalmente imparato a cucinare? Ti ricordi i biscotti che avevamo preparato in prima liceo?» ridacchia lei, scoppiando in una fragorosa risata. Lui annuisce e mi guarda con gli occhi socchiusi. Forse non avrei dovuto ricordare a Beth del suo pessimo passato in cucina, perché lei inizia ad elencare tutte le ricette fallite da Shawn e quanto fossero disgustosi quei piatti. Tuttavia, anche lui si lascia trasportare dai ricordi, mentre insieme mangiamo la pasta – eccezionale, tra l'altro.

Mi sento esclusa dalla conversazione, perché chiacchierano di eventi e memorie di cui io non faccio parte, ridono e scherzano sui tempi del liceo. Io ero a Boston, non posso sapere nulla. Abbasso lo sguardo e cerco in tutti i modi di non dare all'occhio, di non sembrare troppo la terza incomodo, nonostante io sia proprio questo.

Ti Scatterò Una Foto | Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora