«Mamma!» urlo, muovendo le braccia in direzione di mia madre, che si volta immediatamente verso di noi. Con la mano, le faccio capire di raggiungerci. Lei sorride e corre verso di noi. «Ci fai una foto?»
«Certo, ragazzi! Lasciatemi solo prendere la macchina fotografica.» dice e sale i tre scalini che portano alla porta d'entrata. Torna dopo poco con la sua macchina professionale. Shawn mostra un bellissimo sorriso ed io non riesco a distogliere lo sguardo. Mamma scatta la foto, ma non smetto di guardarlo.

Mi piace lavorare con Shawn perché, mentre siamo presi nel nostro compito, chiacchieriamo un po'. Parliamo di scuola, di Toronto, delle farfalle. È bello, perché è come se tornassimo indietro nel tempo.
«E Jasper? Come lo hai conosciuto?» Mi sorprende questa domanda, non tanto per Jasper, ma per Shawn. Sembra interessato alla mia vita tanto quanto io lo sono alla sua.
«Lui.. frequenta la mia scuola.» Abbasso lo sguardo, non mi va di parlare di lui. Jasper è un ragazzo piuttosto manesco e non so perché sto ancora assieme a lui. Forse ho paura. Paura che possa farmi male. Più di quello che mi ha già fatto.
Shawn annuisce, poi continua a perfezionare la nostra igloo. Io continuo a disegnare il "ghiaccio", senza alcun risultato. Sbuffo, appena altra neve ricopre il mio capolavoro. Non è possibile.

«Che ne dici se andiamo dentro? Fa freddo.» suggerisco, stringendo i pugni. La mia pelle si sta ghiacciando pian piano, rimarrò di ghiaccio come Anna, di Frozen. Ridacchio per il mio pensiero e Shawn mi guarda.
«Che c'è?» chiedo, accennando un sorriso.
«Mi era mancata la tua risata.» Corro ad abbracciarlo, perché lui mi era mancato. L'avrò detto migliaia di volte, ma non è mai abbastanza. Potrei ripeterlo all'infinito. Mi stringe a sé con le braccia attorno alla mia schiena e chiudo gli occhi. È freddo, ma non importa. Si china e crea una perfetta palla di neve.
«Shawn, no.» Il suo sorriso si allarga, mentre io arretro. Arrivo alle scale per salire in casa e mi fermo. Lui mi lancia la pallina, che si distrugge sulla mia giacca. Vuole una guerra? E guerra sia!
Raccolgo un po' di neve e la modello nelle mie mani, formando una sfera con qualche imperfezione. Prendo la mira e la tiro sulla gamba di Shawn. Lui ride e scuote la testa.
«Devi migliorare, KimKim.» Un'altra pallina arriva sulla mia testa e una parte scivola dentro la mia giacca, lungo la schiena. La inarco, mentre i brividi percorrono tutto il mio corpo.
«Questa me la paghi!» Formo un'altra sfera e lo rincorro. Salto sulla sua schiena e spremo per bene la neve sulla sua faccia. Lui urla, continuando a ridere. Sono ancora sulla sua schiena, mentre lui corre da una parte all'altra. Supera il nostro amico pupazzo e corre.
«Sei una peste!» Scivola sulla strada, facendo cadere sia me che lui a terra. Ridiamo come pazzi, mentre siamo sdraiati a terra. Mi mancava tutto questo divertimento. Mi mancava lui.
«Oh, lo so.» La pancia mi fa male per le troppe risate, ma mi fa stare bene. Shawn mi fa stare bene e non so come ringraziarlo. Per tutto ciò che ha fatto; da quando avevamo tre anni ad ora. Ha riempito le mie giornate e gliene sono grata. Davvero tanto grata.
Quando ci rialziamo in piedi, salgo sulla sua schiena e grido: «Verso l'infinito e oltre!»
«Ehi, Buzz. Non fracassarmi i timpani.» dice lui, ridacchiando. Porto un braccio verso il cielo, con una mano stretta in un pugno, mentre con l'altra mi afferro la giacca di Shawn.

Ci siamo rivisti soltanto ieri ed è come se non ci fossimo mai separati.

«Non dovresti andare dai tuoi nonni?» chiedo, mentre preparo la cioccolata calda. In questo ultimo periodo bevo solo quella. È dolce e calda, non si può resistere. Mamma entra, con un sorriso stampato in volto.
«Che ne dite di andare al Museo delle Belle Arti?» propone lei, togliendo la neve dai capelli. Shawn sembra indeciso, non credo sia mai venuto qui a Boston. È una bella città, in fondo. Non sono mai stata al museo di cui parla mamma, perciò sarebbe bello andarci, dato che sarà la prima volta anche per Shawn.
«Sì, sarebbe bello.» Shawn annuisce, rivolgendo un sorriso sincero a mamma, che si volta e grida a papà di cambiarsi. Roteo gli occhi, sono davvero rumorosi. Mi piace stare con loro.
«E la tua famiglia?» chiedo, confusa. Non può abbandonarli così.
«Sanno quanto tu sia importante per me, capiranno. Magari potremo passare da loro dopo il museo.» consiglia, facendo spallucce. È una buona idea, dopotutto. Poi Shawn potrebbe fermarsi lì. Anche se non vorrei.
«Ottimo, possiamo venire con te?» chiede papà, slacciando i bottoni del giaccone. Shawn annuisce, sorridendo. Questo ragazzo non smette di sorridere, però mi piace, il suo sorriso. È così tenero.
«Kim, la cioccolata potevi prepararla anche a noi!» mi rimprovera mia madre, incrociando le braccia al petto. Mamma è bella, non perché sembra più giovane di quello che realmente è o perché si trucca e si sistema i capelli una volta ogni tanto. Lei è bella perché è naturale. Ha i capelli uguali ai miei, forse poco più corti, gli occhi grandi. Non si trucca quasi mai, ma sembra giovane. E in un certo senso lo è, non ha ancora quarant'anni. Ha avuto me a diciannove anni ed era molto giovane. Non riesco a capire come possa aver affrontato tutta questa responsabilità quando era poco più grande di me. Ma papà le è stato accanto e ha accudito me e mamma, senza fare storie. Lui ha tre anni più di mamma, sono così belli insieme.
«Scusatemi, ma Shawn stava per morire di freddo.» esclamo, ridacchiando. Shawn non sta affatto morendo, sta ridendo. Dovevo trovare una scusa che funzionasse, e questa non funziona.
«Sì, è proprio un ghiacciolo.» ironizza mamma, alzando gli occhi al cielo. Sorride, però.
«KimKim mi ha tirato una palla di neve in faccia. Avevo freddo, è vero.» Ridacchia Shawn, sorseggiando la sua cioccolata. Inzuppa un biscotto, che si spezza e cade dentro la tazza. Sbuffa, poggiando la fronte alla mano. Io cerco di trattenermi, ma alla fine esce una forte risata dalla mia bocca.
«Era un'emergenza.» Sorrido, mentre lui cerca di prendere il biscotto caduto nella cioccolata con il cucchiaio. Afferro altri biscotti dalla confezione e riempio la tazza di Shawn. Lui mi guarda storto, mentre io rido come una pazza. «Ti voglio bene, Shawn.» Gli faccio la linguaccia, finendo la mia cioccolata.

A/N

Nuovo capitolo! Scusate il ritardo❤

Ti Scatterò Una Foto | Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora