aiulig

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TRATTO DA: "Back to home", prologo, di aiulig [TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI A aiulig]

La telefonata a cui non vorresti mai rispondere era appena arrivata e nonostante le circostanze, nonostante la consapevolezza della sua lunga malattia, non volevo accettare quello che era appena accaduto. Mio nonno se ne era andato. Con la fronte appiccicata al finestrino dell'autobus, scrutavo i paesaggi che mi circondavano e la bellezza che prima non riuscivo a cogliere, ora era evidente. Le colline ed i campi arati avevano qualcosa di me, del mio passato, del mio vissuto correndo in quelle sterpaglie da bambina e da adolescente. I ricordi piombano nella mia mente come un fiume in piena e fermarli è quasi impossibile. Rivedo il mio amato nonno che mi tiene per mano, sento il palmo rugoso che mi stringe e mi accarezza dolcemente il viso. "Joey, il tuo nome l'ho scelto io.", la sua voce calda e rovinata dal fumo risuona nelle mie orecchie ed una lacrima mi riga il viso. Torno poi ad osservare i campi di grano e rivedo la mia migliore amica Madison, che si arrampica sulle balle di fieno e mi grida di raggiungerla. Rivedo le sue trecce bionde e risento la sua risata. Ci sono paesaggi che custodiscono con cura i tuoi ricordi e non appena li osservi un po', te li restituiscono uno ad uno, senza chiedertelo.

<<Cara Joey, siamo arrivati!>>, l'autista del pullman mi fa riprendere dal mio viaggio nel tempo, gli sorrido vedendolo osservarmi dallo specchietto retrovisore e come arrivo davanti alla porta lo saluto. Scendo con i miei bagagli e mi ritrovo nella sperduta campagna dell'Alabama; dovrò percorrere un breve tratto a piedi per arrivare in paese. Trascino allora la valigia e con il leggero vento che mi accarezza i capelli continuo a guardare in lontananza la mia piccola cittadina. Immagino già i volti stupiti della gente nel rivedermi lì e sento anche le voci delle anziane signore spettegolare sui gossip della minuscola popolazione. Le immagino sedute sulla panchina della piazza principale a scrutare ogni singola persona che passa e a parlare di essa in ogni modo. Sanno sempre tutto, ma d'altronde se vivi in una piccola città è così; tutti sanno tutto di tutti e non esiste privacy. È forse questo uno dei motivi per cui decisi di andarmene da lì. Avevo costantemente gli occhi addosso e nonostante le voci sul mio conto fossero sempre le migliori, non sopportavo che si parlasse di me. Continuo a camminare, fino a che non raggiungo quella famosa piazza. Sono tutti in movimento ed i manifesti con l'annuncio della scomparsa di mio nonno sono affianco alla chiesa. Vedo la sua abitazione in lontananza e respirando profondamente mi ci avvicino. La mia valigia rumorosa attira l'attenzione di tutti e come me ne accorgo la lascio ad un lato della casa. Mia nonna Claire, è seduta al suo fianco e tante altre persone lo circondano. Chiedo permesso e come la raggiungo mi abbraccia forte. Ricambio la stretta e con lo sguardo mi sposto su di lui. Il volto è pallido, ma allo stesso tempo rilassato; è ben vestito e nonostante la triste realtà, sembra semplicemente addormentato e sperduto in chissà quale sogno. Mi siedo vicino a mia nonna e prendo a guardarlo ancora un po'. Lo faccio intensamente, come per imprimere nella mia testa tutti i dettagli del suo viso.

Resto immobile per diverso tempo, gli occhi non riesco a staccarli da lui ed il silenzio pare più rumoroso di qualunque altra cosa. Improvvisamente sento toccarmi una spalla. Mi giro e vedo Madison accennarmi un mezzo sorriso, <<Condoglianze mia piccola Joey!>> esclama abbracciandomi, non rispondo e mi lascio andare alle sue braccia. <<Mi sei mancata così tanto!>> continua accarezzandomi la testa, <<Anche tu!>> sussurro staccandomi. Mi fa cenno di seguirla all'esterno e guardandomi intorno decido che è il caso di prendere un po' d'aria. Ci sediamo sul dondolo. <<Come stai?>> chiede facendo una smorfia, <<Ora che l'ho visto, bene!>> rispondo forzando un sorriso, <<Ha smesso di soffrire e vederlo finalmente rilassato, mi fa stare bene..>>, mi tira nuovamente a sé e mi stringe forte. <<Cosa mi sono persa?>> riprendo guardando verso il paese, <<Forse tutto o forse niente!>>, arriccio il naso curiosa e lei inizia subito a raccontarmi le novità. Mi dice che si è da poco fidanzata con un giovane imprenditore, ma che non si vedono spesso a causa della distanza che li divide. Nonostante questo però, è felice e non vede l'ora di presentarmelo. Continua poi con qualche notizia su alcuni nostri amici ed infine arriva a lui, Adam. È stato il mio primo amore, le mie prime esperienze e la storia che non vorresti mai veder finire. Nonostante magari stessimo bene, avevamo sogni ed ideali diversi. Io volevo diventare una giornalista e non potevo rimanere nella mia sperduta città per farlo; a lui invece andava bene la sua vita arrangiandosi con qualche lavoretto qua e là. <<Sta per aprire il suo pub!>> esclama entusiasta riferendosi a lui, con la mente torno a quando mi disse che avrebbe voluto prendere in gestione un vecchio locale lasciato abbandonato in paese e sapere che ora ci stava riuscendo, mi rendeva felice per lui. <<Andrò all'inaugurazione e tu verrai con me!>> dice Madison con aria maliziosa, <<Mi dispiace deluderti, ma il mio capo mi aspetta a New York e finito il funerale devo ripartire..>> rispondo alzandomi in piedi, <<Ma come? Così presto? Non puoi farmi questo Joey! Non ci vediamo da una vita e poi l'inaugurazione è il giorno dopo!>> piagnucola, <<Lo so che non ci vediamo da una vita, ma davvero, non posso proprio rimanere!>>. Faccio per rientrare e lei stringendomi la mano, mi ritira a sé, <<Non tornerai a New York! Almeno non dopodomani.>>, la guardo confusa e immediatamente riprende, <<Devi sapere alcune cose..>>, mi risiedo sul dondolo e lei mettendosi al mio fianco inizia...

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