newtown56

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TRATTO DA: "Take care", capitolo 28, di newtown56 [TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI A newtown56]

Non ero abituato a ricevere sorprese, ma lei era così entusiasta di organizzare qualcosa per il mio compleanno che non ero riuscito a dirle di no.
Mi aveva lasciato un post- it in ufficio.

Fatti trovare questa sera alle 7.00 pm, nel salone con un abbigliamento casual, ho una sorpresa per te!

Avevo voltato e rivoltato quel pezzetto di carta tra le mie dita.
Indeciso se rifiutare o meno la cosa.

Ero curioso sul cosa avesse architettato, ma non ero dell'umore giusto per uscire.
Poi io mio regalo di compleanno lo avevo già avuto e altroché se mi era piaciuto.

Afferrai lo smartphone per mandarle un messaggio e metter fine a quella pagliacciata.

-Ei eccoti!- entrò sorridente nella stanza.

Era davvero radiosa.
-Pronto per questa sera? Io non sto più nella pelle!- saltellò.

La guardai e non riuscii a trattenere un sorriso era così contagiosa.

Sembrava una bimba.

Alzai gli occhi al cielo e decisi di non dirle niente, e abbandonarmi nelle sue mani.

-Prontissimo, non vedo l'ora di scoprire quale sia questa sorpresa.-

Lei si avvicinò lasciandomi un casto bacio sulle labbra.

La cosa mi stupì, non si lasciava mai andare facilmente ad effusioni all'interno dell'ospedale.

-Mi raccomando puntuale- disse prima di uscire.


Alle sette ero nel salone. La stavo aspettando si era barricata in una camera e stava parlando a telefono con qualcuno.
Dopo cinque minuti uscì.
Aveva un jeans e un'enorme maglietta scura di qualche band adolescenziale.

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Matt era spaparanzato sulla poltrona quando uscii dalla stanza. Ero nervosa avevo paura che quello che avevo organizzato potesse non piacergli.
Poi ci era stato il piccolo problemino con il pub. Fortunatamente mi era venuta la brillante idea di coinvolgere anche Leony, alla fine era anche il suo di compleanno. La gemella del mio dottorino aveva risolto in men che non si dica il problema e salvato la prenotazione.

-Fermati qui, parcheggia lì- dissi a Matt.
Era sempre emozionante salire in sella con lui.

Fortunatamente il meccanico ci aveva messo decisamente poco a rimetterla in sesto, dopo la botta dell'altra volta, altrimenti avrebbe dovuto prendere l'Hummer sapevo quanto detestasse le macchine.

Aspettai che parcheggiasse.
-Dove andiamo?- chiese.

Io sorrisi, non avrebbe amato quello che stavo per fare ma era necessario.

-Devo metterti questa!- dissi facendogli vedere il tessuto nero che avevo abilmente ritagliato da una vecchia maglietta.

Lui ispirò sollevando le larghe spalle.
-È strettamente necessario?-
annuii.
Si abbassò verso di me per permettermi di mettergli la benda.

Era stupendo.
Baciai la punta del suo naso, come era solito fare con me.

In camice era una visione, nei suoi completi meraviglioso, ma così sbarazzino in jeans, maglietta e giacca di pelle era incredibile.

-Muoviti altrimenti giuro che me la tolgo dagli occhi. Vedi te se uno a trent'anni deve essere trattato così-

Pensai di afferrare la sua mano per guidarlo, poi però mi misi alle sue spalle e lo spinsi.

-Cammina brontolone che non manca molto.-

Almeno mi sarei goduta il suo fondoschiena.

-Sempre dritto non puoi sbagliare- continuai.

-Questa me la paghi- sbuffò.

Gli diedi un pizzicotto sul sedere per farlo fermare.
Sussultò.

-Mi sembra di capire che qualcuno si stia divertendo parecchio.-
sghignazzai.

-Siamo arrivati! Non togliere ancora la benda, per di qua- lo tirai verso destra.

Mi guardai intorno alla ricerca degli altri due ma niente.
Entrai nel locale.

-Ho prenotato un tavolo, a nome Wolfe- la signorina mi sorrise e mi indicò il tavolo.

Guardai la sala per accertarmi che fosse tutto come avevo richiesto.
-Puoi togliere la benda!-
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Sospirai.
Con quella cosa davanti agli occhi mi sentivo vulnerabile.
Sorpresa o meno me l'avrebbe pagata.

Ci misi un po' per mettere a fuoco l'ambiente.
Aveva scelto uno di quei tipici pub londinesi in stile metropolitano.
Non mi dispiaceva, mi ricordava molto i posto in cui ero solito andare quando ero più giovane.

-Non capisco il senso della benda, però è carino mi piace.-
Le diedi un bacio.

Le restituii il pizzico che mi aveva dato poco prima.

-Ei. L'ho fatto per torturati.- ammise.

Io risi. Non sapeva quanto l'avrei torturata io.

Ci accomodammo al tavolo.
-Stiamo aspettando qualcuno?- chiesi.

Era un tavolo per quattro.Lei annuì.
-Si ho invitato qualcuno.- disse tranquilla.

Una festicciola in tutti i sensi.

Sperai almeno che non avesse coinvolto qualcuno che conoscessi.

-Avevo chiesto anche a Kyle ma questa sera era di turno.-
Ecco appunto. Alzai gli occhi al cielo.

Non gli avrei rovinato quel momento ma più tardi avrei chiarito che non mi piacevano quelle situazioni.

-Cerca di rilassarti, vedrai ti piacerá- disse cauta accarezzandomi il braccio.

-Eccovi!-
Mi voltai, ritrovandomi Simon dietro.

Una parte di me era sollevata, l'altra sbalordita. Come aveva fatto a convincerlo, e soprattutto visto che non li avevo mai presentati come faceva a conoscerlo?

-Simon?- dissi perplesso.

Lui si indicò.
-In persona. Non potevo perdermi questo avvenimento e poi qualcuno qui sembrava tenerci così tanto.-

Ann sprizzava gioia.
-È in piacere conoscerti finalmente dal vivo- disse.

Simon sembrò sorriderle. Ma sapevo che non fosse così. Lui non sorrideva mai.

Guardai l'altra sedia vuota e sperai bene.

La donna davanti a me era capace di qualsiasi cosa.

-Questa è bella non riesco a capire come abbia fatto a convincerti- chiesi al mio amico.
Lui alzò le spalle.

-Non serviva convincermi. Mi andava di prendermi un po' di libertà e poi ero curioso di dare un volto all'uragano che ha sconvolto la tua vita.-

Il mio sguardo tornò su di Ann, che aveva assunto un'espressione innocente.

È giá...un uragano.

Poco dopo sentii una mano sulla mia spalla e vidi lo sguardo cupo di Simon gelarsi sempre di più.

Non mi serviva molto per capire chi fosse alle mie spalle.

La mia donna avrebbe pagato per bene questa sorpresa.

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Dalle espressioni dei due uomini capii che la presenza di Leony non sarebbe stata poi così gradita.

Ma alla fine andava bene così. Era giusto festeggiare anche lei.

-Leo, qual buon vento. Insieme due volte in una settimana?- disse Matt.

Lei rise. Quella risata era qualcosa di incredibile, come tutto in lei.

-Caro fratello per aver passato nove mesi in uno stesso utero, ne abbiamo fatta di strada!- continuò.

Matt aggrottò la fronte e mi fissò. Un brivido percorse la mia schiena ero nei guai.

-Che ne dite di ordinare?- proposi sorridente.

Leony si accomodò al mio fianco salutandomi con un chiassoso bacio.
Poi si rivolse verso l'altro ospite.

-Simon!- disse dura.

Qualcosa nella sua espressione era cambiata.
-Leony, da quanto tempo!- disse lui carezzevole.

Capii che non correva buon sangue tra i due.
Se Matt era un demone, con quello sguardo Simon avrebbe potuto essere il diavolo in persona.

-Ho una fame perché non ordiniamo qualcosa?- disse Matt come ad interrompere quello scontro silenzioso.

Uno dei motivi per cui avevo scelto quel pub era il pizzaiolo italiano.
Leony mi aveva detto quanto Matt adorasse una buona pizza.

-Leon allora dove sei stata tutto questo tempo, quanti anni sono che non ti fai sentire quattro?-

Sentii Leony al mio fianco irrigidirsi.
-Sei meravigliosi anni!- cinguettò.

Matt rise.
-Quando la smetterete di litigare così? Oramai siamo cresciuti, mollate un po' la presa. Non siete più due ragazzini.-

I due continuavano a guardarsi con aria di sfida. C'era troppa tensione nell'aria.
Qualcosa mi diceva che tra i due fosse successo qualcosa.

-Tra dieci minuti avranno inizio le esibizioni- comunicò una voce.

Il mio cuore iniziò a battere, c'eravamo.
Strinsi io pacchettino che avevo fatto depositare sotto il tavolo.

Poco dopo arrivarono due dolci, con sopra una candelina.

Iniziai ad intonare "tanto auguri a te",ci volle un po' prima che gli altri cantassero con noi.

Matt sembrò rilassarsi.
Lui e Leony si avvicinarono alle loro candeline in quel momento notai la loro somiglianza, avevano lo stesso taglio degli occhi e un lato del loro labbro si inclinava nello stesso modo quando erano felici.

-Forza- dissi.
Subito dopo spensero la loro candelina tra gli applausi di tutto il locale.

Era arrivato il momento tanto atteso.
Tirai fuori il pacchettino da sotto la sedia.

Consegnai i regali.
A Leony avevo regalato un braccialetto viola.
Non era suo però il regalo che mi preoccupava.

******************************

Ann mi aveva consegnato un pacchetto avvolto in una carta verde.
Non era molto grande, poteva contenere qualsiasi cosa.

Scartai il regalo fissandone poi il contenuto.
Trovandomi così davanti ad un paio di bacchette di legno per batteria.

-Non, non ti piacciono?- chiese timidamente.

Le afferrai, chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dai ricordi.

-Ed ora alla batteria MaTt White, Simon Reynold al basso e Freddy Tromp alla tastiera.- annunciò una voce.

Cosa?

Guardai Ann, sapevo che dietro tutto quello ci fosse lei.

Presi le sue mani.
-Ann non posso- le sussurrai.

Poi suonare con Simon e uno sconosciuto, non potevo proprio.

Lei mi diede lieve bacio.
-Vai, fallo per me- disse.

Chiusi gli occhi e raggiunsi il palco.

Per far esplodere quel mondo che avevo rinchiuso per troppo tempo.  

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