SilviaGennaro9

336 16 10
                                    

TRATTO DA: "The first love", capitolo 3, di SilviaGennaro9 [TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI A SilviaGennaro9]

"Dopo aver fissato lo schermo del telefono per qualche secondo, finalmente risposi. "Pronto? Alex?""Ciao amore, come stai? Avevo voglia di sentirti. Disturbo per caso?", chiese con tono affettuoso. A sentire la sua voce mi venne da sorridere."No, ovvio che no, non disturbi mai." "Bene, meglio così. Che stai facendo?", mi domandò. "Mah... a dire il vero niente, sono a casa che mi riposo. Tu?", feci di rimando."Preparo la borsa per domani. Immagino di mancarti, vero?", mi interpellò, ma questa volta con tono leggermente scherzoso."Oh, dimmi un po'... cosa te lo fa pensare?", ridacchiai sommessamente."Immagino solo tesoro. Sbaglio?""No, anzi, immagini bene. Non vedo l'ora di riabbracciarti", ammisi."Anche io. Ora vado, ci sentiamo domani ok?", mi suggerì."Ovvio. A domani scemo", dissi, prima di riattaccare. Riposi tutte le foto in ordine nell'armadio, successivamente accesi la TV. Mentre girai canale dopo canale sentii suonare il campanello, mi avviai verso l'ingresso e aprii la porta di casa. Era mia madre. "Ehilà! Come va?", mi diede un bacio sulla guancia."Tutto bene. Cosa avete fatto tu e Elisabeth?", ero piuttosto curiosa."Un giro per negozi. Tu invece?""Ho trovato delle foto vecchie... sono rimasta a guardarle quasi tutto il pomeriggio.""Di che tipo?", si informò, togliendosi la giacca e sistemandola sull'appendiabiti insieme alla borsa."Con papà per esempio.""E anche con Evan", aggiunsi e impulsivamente abbassai la testa.Lei senza dire una parola mi abbracciò forte, facendomi sentire protetta, al sicuro, tra le sue braccia. "Il passato deve rimanere passato", affermai."Già, hai ragione figliola", confermò.Guardai l'orologio e notai che erano già le otto di sera e dovevamo ancora mangiare. "Allora... che si mangia?""Ti va un po' di brodo?", mi propose, poi sorrise dirigendosi verso la cucina."Sì certo", ricambiai il sorriso e la seguii.Mentre mia madre riempì una pentola d'acqua, apparecchiai il tavolo; con due stoviglie abbastanza grandi e due bicchieri, due tovaglioli di carta, infine due cucchiai. Presi dal frigorifero una bottiglia d'acqua frizzante e una di coca cola, dopodiché mi sedetti, in attesa. "Fra poco è pronto", mi avvisò lei, girandosi completamente verso di me. Feci cenno di sì con la testa. Passarono circa dieci minuti..."Ecco a te", disse, porgendomi un piatto pieno di pasta e brodo, in seguito si accomodò."Grazie mille", replicai sorridendo. Cominciammo a mangiare in silenzio.Dopo cena..."Vado in camera mia, sono davvero troppo stanca, oggi è stata proprio una lunga giornata. Buonanotte mamma", la salutai, poi sparii lentamente nel buio più profondo dell'appartamento. Quando arrivai a destinazione, mi sdraiai felicemente sul letto. Guardai l'ora, erano soltanto le ventuno, effettivamente era ancora presto per andare a dormire, però purtroppo la stanchezza prese il sopravvento e caddi in un sonno profondo.Improvvisamente mi trovai completamente sola, in un luogo molto buio e apparentemente ignoto, una specie di vicolo senza uscita. Non c'erano dubbi, ero intrappolata. Cominciai a correre più rapidamente possibile, ma senza una meta ben precisa, fino a quando non sentii una fitta insopportabile al cuore e i muscoli non mi bruciarono, come fossero invasi dal fuoco puro. Mi voltai e vidi un uomo; era abbastanza alto e massiccio, scuro in volto, teneva la schiena inarcata, inoltre, il colore dei suoi vestiti si confondeva con l'oscurità. Mi fece paura anche a quella distanza. Piano piano si avvicinò, solo allora lo riconobbi. Lui era mio padre. Era sotto l'effetto della droga, aveva una pistola infilata nella cintura, in quel momento avrebbe potuto uccidermi. Rabbrividii.Ma ci sarebbe realmente riuscito?Mi prese per un braccio e mi spinse con forza contro il muro alle mie spalle, sbattei la testa e caddi a terra, tremai e scoppiai in un pianto incontrollato, gridai ma nessuno mi sentii, c'eravamo solo noi due. Ad un certo punto tirò fuori la pistola dal posto in cui si trovava, i suoi occhi erano iniettati di sangue e le pupille dilatate. Mi guardò attentamente e urlò: "Questo è il tuo destino! Addio Amber".Infine puntò la pistola contro di me. Mi svegliai verso le dieci, grondando di sudore, ancora terrorizzata dell'incubo che sembrava realtà.Sospirai e mi alzai da letto, presi immediatamente il telefono dal comodino, lo feci per avvisare la responsabile del negozio che non sarei riuscita ad andare a lavoro. Digitai il numero e la chiamai."Pronto? Chi parla?", chiese."Pronto Marika, sono Amber", affermai."Oh ciao Amber. Devi dirmi qualcosa?""Volevo avvisarla che oggi non potrò esserci. Non mi sento affatto bene", dichiarai, calcando con la voce la penultima parola. "Certo, va bene. Posso chiederti cos'hai?", si informò."Mal di testa forte e crampi allo stomaco. Mi spiace non esserci, mi farò perdonare.""Tranquilla. Riprenditi presto, mi raccomando", proseguì."Grazie mille, davvero."Successivamente mandai un messaggio a mia mamma."Mamma sono a casa, non sono andata a lavoro perché non sto molto bene", digitai i tasti e schiacciai 'invia'.Cinque minuti contati e rispose:"Ciao amore. Nulla di allarmante spero.""No. Ci vediamo a casa", mentii rassicurandola.Non avevo la minima intenzione di raccontarle dell'incubo. Riappoggiai il telefono sul comodino e andai dritta in bagno.Sciaquai accuratamente il viso e ci passai una crema per i brufoli, poi mi diressi in cucina. Preparai il caffè, aggiunsi sia lo zucchero che il latte e sprofondai nel comodissimo divano in salotto. Passarono circa tre orette e con mia grande contentezza sentii la porta all'ingresso aprirsi."Eccoti figlia mia! Come stai?", mi interpellò l'unica donna della mia vita, venendomi incontro. "Meglio, grazie. Solo un po' di mal di testa. Nulla di che", affermai incerta."Menomale. Cosa ti va di mangiare?""Ti offendi se dico che non ho fame?", mi strinsi nelle spalle. "No... cioè, sei sicura?""Sì, sicurissima", annuii. Tornai in camera e dopo qualche minuto il telefono squillò."Alex! Che bello, sei tu!", esclamai, strafelice di sentirlo."Amore mio! Beh, intanto Auguri! Senti, entro stasera alle nove dovrei essere a Brighton. Ah, e per il nostro quarto mesiversario ho una sorpresa per te.""O..ok, non aspetto altro. Ancora non ci credo che ti rivedrò", balbettai, decisamente nervosa."Credici invece. Ti avviso appena sono vicino a te, a dopo tesoro."Mi stesi di schiena sul letto a fissare il soffitto, rimasi immobile a contare le ore che mancavano al suo ritorno."

CONCORSO #MettitiAllaProvaWhere stories live. Discover now