aiulig

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TRATTO DA: "Back to home", capitolo 6 "Pioggia estiva", di aiulig [TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI A aiulig]

Faccio solamente pochi metri prima di arrivare a destinazione e non appena spengo il motore mi volto a guardarlo per vedere la sua espressione. Eravamo nel nostro posto preferito, il lago. Tiene lo sguardo lontano e non sembra per niente entusiasta di quella mia idea. <<Non va bene?>> domando con un filo di voce, <<Hai rimosso tutto Joey?>> ribatte innervosito; capisco di aver fatto l'ennesimo errore, ma quello per me era il nostro posto per eccellenza e solamente con lui ci sarei potuta e voluta tornare. Rimango in silenzio ed osservo il suo viso; tiene la mascella serrata e tamburella le dita sulla sua coscia. Provo a dire qualcosa, ma non faccio in tempo ad aprir bocca che scende velocemente dall'auto. Faccio lo stesso e mi avvicino a lui, <<Vuoi andare via?>> sussurro, <<Come hai potuto lasciarmi in quel modo Joey?>> grida. A quelle parole mi manca il fiato e le scene della nostra ultima discussione, mi si ripresentano davanti. Non riesco a parlare, un nodo mi si è appena formato in gola; lui ha le mani poggiate sui fianchi e guarda verso il lago; percepisco il suo desiderio di spiegazioni. <<Ho fatto di tutto per farti stare bene. Ti avrei regalato anche la luna se solo avessi potuto...>> dice sottovoce; sento le lacrime inondarmi gli occhi, comprendo solo ora il dolore che gli ho provocato e mi sento malissimo. Si volta finalmente verso di me e notando il trucco colato, si avvicina, <<Perché piangi?>>, <<Mi dispiace tanto Adam...>>, scuote la testa appoggiandosi con la schiena all'auto, <<Io voglio solo sapere il perché! Perché mi hai trattato come se non valessi nulla per te?>>, <<Non dire così.. io.. io ti amavo..>>, <<Io ti amavo Joey, tu amavi solo te stessa e non c'era posto per me nella tua vita!>> corregge. A quella frase le mie lacrime si rafforzano scendendo come un fiume in piena; un pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male. Mi allontano da lui e sedendomi sulla riva del lago cerco di calmarmi. Il silenzio di quel luogo è disturbato solo dai miei singhiozzi.

<<Forse ho esagerato.>> sussurra poco dopo venendo vicino a me, <<No, hai ragione. Un'egoista, ecco cosa sono!>>, esclamo rialzandomi in piedi, <<Però non dire che non ti amavo, perché non è così.>> concludo. Provo a tornare verso la macchina, ma mi afferra un polso facendomi fermare, <<Meno di me sicuramente!>>, il suo tono di voce ora è calmo e quasi ironico. Mi asciugo le lacrime e come torno a guardarlo, lo vedo accennarmi un sorriso, <<Dovremmo mangiare la pizza.>>, <<Io l'ho detto che sei diventato bipolare!>>, dico tirando su col naso. Continua a sorridere e con un dito, mi sfiora la guancia destra. Fa scivolare poi la mano dietro la mia testa e premendo delicatamente, mi tira a sé. Avvolgo le mie braccia intorno alla sua vita e mi lascio cullare dalla sua stretta. Credo che il suo abbraccio non sia paragonabile a quello di nessun altro; la protezione che sento stando accoccolata sul suo petto, è unica. Nessuno mai era riuscito a farmi sentire come mi faceva sentire lui. Amici? Forse. Di una cosa sono certa, Adam è Adam. Punto.

Ci stacchiamo quasi imbarazzati e lui schiarendosi la voce, apre lo sportello della macchina per prendere le pizze. Mi accomodo sul cofano dell'auto, appoggio la schiena al parabrezza e aspetto che mi raggiunga. <<A cosa brindiamo?>> dice sedendosi al mio fianco, prendo la birra e alzando le spalle rispondo, <<Dimmelo tu.>>, <<Al nostro provare ad andare d'accordo?>>, sorrido, <<Ottimo!>> esclamo sbattendo la mia bottiglia contro la sua. Iniziamo a mangiare e riusciamo finalmente a parlare del passato con un velo di ironia. Ricordiamo insieme le nostre cazzate, le bugie raccontate ai miei nonni e tutto quello che ci torna in mente. Mi chiede poi di New York e di come avesse reagito il mio capo al mio non rientro; gli dico che in realtà non l'ho mai avvertito e che quindi credo che quel posto lo vedrò per sempre solo nei miei sogni. Ridiamo e scherziamo come non facevamo da tempo e sento finalmente una tranquillità che da quando l'avevo rivisto, non riuscivo ad avere con lui. <<Nonostante tutto, è stato bellissimo...>> sussurra improvvisamente, <<Cosa?>> chiedo non capendo a che stia facendo riferimento, <<Stare con te!>> risponde abbozzando un sorriso, <<Già.>> dico annuendo. <<Suoni ancora?>> domando per spezzare l'imbarazzo di quelle frasi. La chitarra è sempre stata il suo grande amore. Annuisce sorridendo, <<Non vedo l'ora di riascoltarti!>>, scuote la testa, <<Non sono mai stato un bravo chitarrista Joey..>>, <<Per me sì!>> rispondo sorridendo. Scende dal cofano e aprendo il portabagagli tira fuori la sua fedele compagna. Torna vicino a me e strisciando le dita sulle corde, prende a suonare una canzone molto familiare. Me l'aveva dedicata tempo fa, quando, dopo una discussione, ci eravamo lasciati; era la nostra. <<Annie's song?>> domando, il viso gli si colora leggermente di rosso e sorridendo continua a suonare. <<"Let me give my life to you.. Come let me love you.. Come love me again..">> intoniamo insieme. "Lascia che io ti dia la mia vita.. vieni e lascia che io ti ami.. vieni e amami di nuovo..", può essere ancora una dichiarazione penso tra me e me. Mi guarda dritto negli occhi mentre canta con me quella strofa e realizzo che quel mio pensiero potrebbe essere reale.

CONCORSO #MettitiAllaProvaWhere stories live. Discover now