newtown56

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TRATTO DA: "Take care", capitolo 20/24, di newtown56 [TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI A newtown56]

"Ann.


Mi raggomitolai sulla panchina.
Iniziava a far freddo.

Mi persi su un filo d'erba che cresceva sull'asfalto ai miei piedi.

In cuor mio sperai che Claudia potesse essere come quella macchia viva di verde su una distesa morta di grigio.

Doveva farcela e rinascere più forte di prima.

Il grigio e il verde furono sostituiti da due eleganti scarpe nero lucido.

Mi mancò un battito.

La paura si impossessò di me e prima che potessi rendermene conto mi ritrovai tra due forti braccia.

La prima cosa che sentii fu il suo profumo.

Mi strinse a se così tanto che ebbi paura di non respirare.

Poco dopo si distaccò in maniera brusca.

Il calore intorno a me evaporó.

-Non puoi fare come ti pare, ti ricordo che siamo in un ospedale. Non puoi andare da una parte all'altra, pensando di essere giustificata.-

In quel momento non capivo se ce l'avesse con me per il fatto di poco prima o per il mio cambio di reparto.

Non abbassai lo sguardo.
Anche se quelle parole mi infastidirono, perché non ero proprio tipo da dimenticarmi che fossi in un ospedale.

-Mi dispiace.- dissi.
Mi dispiaceva per averlo lasciato solo, per tutti questi giorni.

Lui non disse niente.
Prese il cellulare dalla tasca.
-Vieni, ho ancora un'oretta-

Solo un'ora? Non mi sarebbe mai bastata.

-Vieni? O ti devo portare di peso?-
Mi sollecitò.

Nonostante l'idea fosse allettante mi mossi.

Mi prese per mano in direzione del parcheggio.

Quel tocco mi rilassò, mi erano mancati quei piccoli contatti fisici.

-Sei gelata!- disse voltandosi verso di me.

Avevo passato ore intere ad aspettarlo su quella panchina.
Si sfilò la giacca, per poi togliere il maglione imbottito che aveva sotto.

Riuscii a intravedere il suo addome scolpito e una leggera peluria bionda che si intravedeva dai pantaloni.

Mi mancò il fiato.
-Metti questo é pesante, almeno la smetterai di battere i denti dal freddo.- sospirò.

Solo lui poteva essere, così stronzo e gentile allo stesso tempo.

Mi fissava esitante, porgendomi il maglione.

Non mi ero neanche resa conto, che i miei denti battessero.
Infilai il suo maglione sopra la mia felpa.
Era enorme.

Il suo profumo mi circondò, potevo annegarci dentro.

-Grazie e tu? Non senti freddo?-

Infilò la giacca sopra la camicia scura.
-Non è il freddo che mi preoccupa-

Vedevo il suo malessere. Avrei voluto abbracciarlo per proteggerlo da tutta la merda che aveva intorno.
Non lo feci.


Ci sedemmo su una scala antincendio piuttosto appartata.

-Tutto bene?- chiesi.
Lui fissò un punto dietro di me.

-Questo periodo, peggio del solito!-
Rispose.

Annuii.

Si voltó verso di me, permettendomi di immergere i miei occhi nel suo sguardo di ghiaccio.

-Senti, non mi va di perdermi in inutili chiacchiere. Il mio amico ha rischiato per l'ennesima volta l'overdose, perché dopo sei anni ancora non riesce a superare il suicidio di Luke e ha picchiato a morte l'unica persona che lo avesse mai amato.
Jessica dopo aver scoperto di non essere incita ha iniziato ad allontanarsi da me. Ora mi ritrovo a parlare con una ragazzina che pensavo si preoccupasse di me, invece mi ha abbandonato in questo periodo per me delicato, per amoreggiare con il mio specializzando.- disse d'un fiato.

Le sue gambe lunghissime erano distese lungo il gradino sopra il mio, e aveva la schiena poggiata sul corrimano.

Non guardava me.

Quelle parole arrivarono dritte alla metà, ci era riuscito.

Mi aveva fatto sentire colpevole.

Mi dispiaceva per lui per Claudia, e per Jess.

In realtà per lei no.

La verità è che ero incazzata con lei.

Troppo perfettina per uno come Matt.

Quell'idiota diceva di amarla eppure la tradiva, e ora pure questa, lei voleva un figlio da lui.

Un figlio?

Quello era la cosa che mi fece più male.

Sapevo che Matt per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Anche se paradossalmente non passavano molto tempo insieme, bastava un desiderio di quella donna e lui lo avrebbe realizzato.

Ma un bambino no!

Non riuscivo ad accettare il pensiero che potesse condividere quella parte di se con lei.

Non poteva farlo, davvero, non poteva trascinare un anima innocente in quel rapporto malsano.

Ero gelosa.

Dal diedi una botta alla scala di ferro, che vibrò, facendo voltare il dottorino nella mia direzione.

Parlai senza pensare.

-Io e George abbiamo scopato- mi uscì.
Avevo detto scopato.
Non fare l'amore o andare a letto, no.

S-C-O-P-A-T-O.

Continuò a fissarmi senza dire niente.
Aprì la bocca ma non gli uscì niente.

-E no tranquillo, non sono venuta strillando il tuo nome- aggiunsi.

Stavo implodendo.

Quello che mi aveva detto mi aveva fatto incazzare e avevo reagito di impulso senza ragionarci.

Lui era lì immobile davanti a me.
I suoi lineamenti erano impegnati in un'espressione indecifrabile.

-Sai che ti dico? Vaffanculo Ann, io sono qui a parlarti dei miei problemi,di Alex che ha ricominciato a drogarsi e che ha quasi ucciso Claudia, del fatto che sarei potuto diventare padre e te?Cosa fai? Mi rinfacci le tue stronzate da ragazzina! Cresci!- si alzó di scatto.

Esplodendo anche lui.

Prima che potesse scendere le scale, bloccai il suo braccio, ma non sembrava volerne sapere.

-Sai mi era quasi dispiaciuto che fossi stata qui ad aspettarmi per tutto questo tempo. Ma ora ho capito. Volevi solo rinfacciarmi il fatto che c'è stato qualcuno in grado di farti godere. Bene perché a me non frega un cazzo. Anzi fatti accompagnare dal tuo ragazzo al matrimonio, per me sarà una rottura in meno.-
Si liberó dalla mia stretta.

-Ti prego Matt non andare, non volevo!- urlai con tutto il fiato che avevo in gola.

Fuggì via, senza voltarsi.

Ero stata davvero una stronza, insensibile.

Aveva ragione.

Tutto quello era servito a farmi capire, una cosa importante.

Mi ero innamorata di lui.

Nonostante mi avesse avvertito ci ero cascata con tutte le scarpe.
Era riuscito a penetrare nella mia dura corazza, fino a diventare una parte importante di me.

Matthew White, ecco come si chiamava la mia debolezza.

Non fu mai così faticoso scendere delle scale.

Un lenta e lunga agonia, peggiorata dal fatto che il suo intenso profumo continuava ad avvolgermi.

La rabbia che avevo accumulato nei suoi confronti, era sparita.

Odiavo me stessa, odiavo la mia boccaccia, avrei dovuto pensarci su prima di aprirla e distruggere tutto quanto.


[...]

Matt.

La gola mi bruciava, era il quinto bicchiere di scotch che mandavo giù.
Io mio appartamento era invaso dal fumo del sigaro.

Fiondai l'ennesimo bicchiere sulla parete.

Avevo la testa tra me mani, mi faceva male.


Le lacrime di Jessica, avevo mandato tutto a puttane.

Quella pausa di riflessione forzata.

Gli ultimi anni della mia vita buttati al cesso.

La cosa bella però era che non mi importava, mi sentivo più leggero.

L'unica cosa a cui pensavo era che lei in questo istante fosse tra le braccia di George.

ABBIAMO SCOPATO
SCOPATO SCOPATO SCOPATO SCOPATO SCOPATO SCOPATO

-Basta dannazione basta!- urlai.

Quei pensieri mi stavano distruggendo.

Quel coglione voleva lei. Ero stato io a dirgli cosa doveva fare e lui se l'era scopata.

Lei ci aveva provato a stare con me e io l'avevo buttata tra le braccia di un'altro.


Afferrai le chiavi della moto.
Dovevo provarci, ormai non avevo nulla da perdere.

Jess mi aveva lasciato, mio padre mi avrebbe distrutto.
Non avrei perso anche lei.
Per una volta pensai alla mia felicità.

Avevo bevuto troppo la testa mi girava ma non importa dovevo andare a quel matrimonio.


Lasciai le chiavi dell'Harley al parcheggiatore.
Barcollando arrivai alla all.

-Si sente bene?-
Mi chiese un signore.

-Sono qui per il matrimonio cerco Ann Wolfe, sono il suo accompagnatore.-
L'uomo mi scrutò.

-È parecchio in ritardo!- disse.

Annuii.
Quel bastardo era giá arrivato.
-È giá con qualcuno?-
Chiesi.

Ti prego, no.

Scosse la testa.

Mi rilassai.
-No é sola, ma conosco abbastanza mia figlia per dire che è triste.-
Cazzo era il padre.

-Hai intenzione di presentarti così al matrimonio? A Jahiny verrà un colpo-
Quell'uomo mi era già simpatico.

Indicai la custodia che avevo tra le mani.
-Dovrei cambiarmi!-
Lui annuì.
Si spostò verso la reception, e parlò con l'addetta.
Poi si voltò verso di me.

-Ecco tieni sono le chiavi della mia stanza corri a cambiarti!-
Presi le chiavi.

-La ringrazio.-dissi.

Sorrise.

-Non serve spero solo che riesca a far tornare il sorriso ad Annie.-

Già lo speravo anche io. Avevo troppe cose da farmi perdonare.

Chiamai l'ascensore.
Le porte si aprirono ed entrai.


Prima che si potessero richiudere lo stronzo entrò.

-Bene, vedo che non hai perso tempo,avevo ragione!- disse George.

Dov'era finito l'essere timido che avevo conosciuto.

-Ti ho lasciato un vantaggio notevole non l'hai sfruttato,ora vedi di levarti dai coglioni!- conclusi.

Uscii dall'ascensore e procedetti verso la camera.

Sentivo i suoi passi dietro di me.

In quel momento era l'ultimo dei miei problemi.
Pensai ad Ann, ero stato davvero stronzo con lei. Con quale faccia mi sarei presentato, dopo che oltre ad averla trattata una merda avevo anche tradito la sua fiducia.

Le avevo promesso che non avrei più tradito Jessica, e invece lo avevo fatto.
Ann si era allontanata, mio padre mi pressava, Jessica voleva un figlio, poi c'erano stati Alex e Claudia.
Tutto insieme, non ce l'ho fatta.

Entrai nella camera e lo fece anche lui.

-Se permetti devo cambiarmi-
Avrei resistito ancora per poco.

-Tu non andrai al matrimonio. Sei ubriaco la tanfa di alcol si sente fino a qui. Lei ha bisogno di uno che la faccia star bene, non dei tuoi problemi.- mi attaccò.

Mi scaraventai su di lui afferrando il suo colletto.

-Lei con me sta bene!- dissi a denti stretti.

Lui rise.

-Davvero, voglio proprio esserci quando le dirai che non appena hai saputo che è venuta a letto con me ti sei scopato un'altra tirocinante. Anzi sai che ti dico, ti ho tolto un peso perché lei già lo sa.-

Basta.

Gli tirai un pugno in pieno volto.
La testa però continuava a girarmi così mi accasciai a terra.

Lui si riprese, mi guardò con il volto insanguinato.

-Eccola la bestia che è in te. Riflettici, lei non merita questo. Non essere egoista, sai bene anche tu che non potrà mai averti per sempre. Cosa farà lei quando ti sposerai?-

Mi rialzai pronto a sferrare un'altro cazzotto per zittirlo. Ma lui fu più veloce di me. Mi colpì ripetutamente.

-Fatti da parte prima che possa soffrire.-

Le sue parole mi colpirono.
Sapevo anche io che sarei stato in grado di ferirla.

Chiusi gli occhi e abbandonai la schiena al muro.

Rimasi alcuni istanti in silenzio.

Avevo deciso, per il bene di Ann non dovevo essere io a starle accanto.

Avrei lasciato la stanza, l'avrei lasciata a lui." 

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