Storia Breve di Noi

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AUTORE: celisabetta 

Fino a che punto mentiamo a noi stessi negando l'ovvio

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Fino a che punto mentiamo a noi stessi negando l'ovvio... Fino a che punto ci nascondiamo ferendo la nostra anima e quella degli altri per evitare di affrontare la vita. Se lo chiede Kia, la protagonista di questo one shot che, suo malgrado, dovrà affrontare il passato e il presente, per poter vivere il futuro.

Capitoli: 1

Stato: Completo

Tra un caffè shakerato con aggiunta di cioccolato fuso e dei pasticcini alla frutta celisabetta e MartinaIacopino ci parlano di: Kia non sa amare o forse, semplicemente, ha deciso di vivere la sua esistenza senza emozioni, fino a quando

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Tra un caffè shakerato con aggiunta di cioccolato fuso e dei pasticcini alla frutta celisabetta e MartinaIacopino ci parlano di: Kia non sa amare o forse, semplicemente, ha deciso di vivere la sua esistenza senza emozioni, fino a quando... il destino decide per lei.

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IMPRESSIONI DI MartinaIacopino

Storia breve di noi, dal titolo direi molto esplicativo, è un racconto breve ma molto, molto, intenso che ha come protagonista una donna di nome Kia. Avevo già letto tempo fa questa storia e mi era rimasta impressa sia per lo stile con cui è scritta e sia per il suo contenuto profondo. La vorrei definire ampiamente come una piccola grande perla!

Ripeto che la storia è veramente molto breve, ma non per questo penso sia stata facile da scrivere, anzi. So che l'autrice l'ha scritta in una notte che non riusciva a dormire, e infatti si sente una certa aria notturna, tormentata e un po' cupa all'interno del racconto. Indubbiamente qui trattasi di bravura, perché non è facile riuscire a concentrare in poche righe tutto il carattere e la vita di una persona e farlo con uno stile tanto fluido, curato e privo di sbavature.

La storia si focalizza su una donna, Kia, e penso che ricopra un arco temporale di pochi minuti. Avviso che ci saranno spoiler perché, trattandosi di una oneshot, parlarne in maniera generale sarebbe troppo riduttivo e oserei dire anche faticoso (specialmente per me che non ho il dono della sintesi).

Su Kia parto dicendo che il suo è l'unico nome che compare all'interno della narrazione, e già questo la dice lunga sugli obiettivi che ha la scrittrice sul tipo di messaggio che vuole far arrivare al lettore, come se dovessimo concentrarci solo su di lei. Proprio per questo motivo mi sono incuriosita riguardo al perché la scelta di "Kia" e sono andata a curiosare. Che fosse un nome coreano già lo sapevo (ho pensato subito alla marca delle auto, ma dettagli), però non essendoci elementi che riconducano al luogo in cui si svolge l'azione ho preferito non attribuire una nazionalità precisa al personaggio. Guardando il suo significato sono quasi sicura che l'autrice l'abbia messo apposta, ma se così non fosse allora era destino che questa storia si scrivesse da sola tramite la sua penna.

Ne ho trovati due di significati riguardo al nome: il primo è sull'originale "Kyah" che vuol dire diamante nel cielo (ma è un po' forzato da inserire da parte mia), il secondo invece è sull'acronimo "Kia" dove il termine ki in coreano significa uscire fuori e la lettera a sta per Asia. Come ho già detto non credo che il luogo specifico possa essere ricondotto, né tanto meno un tempo storico, ma mi ha molto colpito ki, uscire fuori, che si ricollega perfettamente al significato della storia, dove una donna cerca di uscire fuori dalla sua bolla d'aria che la separa dal mondo per lasciar entrare l'amore.

Andiamo ora sulla storia così com'è: dalle prime righe facciamo la sua conoscenza, una donna che «non sapeva amare e per questo è rimasta sola». Sin da giovanissima è sempre stata etichettata come diffidente, disinteressata, saccente e strana, ma la verità è che Kia, col tempo, è diventata apatica.

L'apatia è una situazione che personalmente mi prende molto, perché so quanto sia difficile uscirne – sempre che io ne sia mai uscita completamente – e so cosa significhi essere visti come una persona egoista, anaffettiva, privi di interesse e fortemente incapaci a dare un senso alla vita. È uno stato che molti confondono con la depressione, ma non è la stessa cosa perché essere depressi significa non riuscire a provare gioia, sentire un vuoto dentro incolmabile e sprofondarci; essere apatici significa invece non provare alcun tipo di emozioni, né tristezza né gioia (come si legge «Anche le lacrime per lei erano un piccolo miracolo»), simularle per cercare di sentire qualcosa, come effettivamente ha fatto Kia durante la sua vita, significa gravitare nel vuoto che abbiamo dentro, senza né sprofondare e né spiccare il volo, eternamente sospesi.

E non è affatto bello quando non si riesce a provare niente, quando nulla di quello che ti capita riesce a coinvolgerti, a rapirti anima e corpo. Penso che questo tema sia ciò che dia valore profondo alla storia, insieme alla passione omosessuale che ha stravolto la nostra protagonista fino a farla rimanere sotto la pioggia a riflettere su cosa voglia davvero fare d'ora in avanti nella sua vita.

Sì, perché Kia si è sempre abituata a vivere una vita ritenuta normale dagli altri ma che non l'ha mai soddisfatta a pieno, ha provato addirittura a fidanzarsi ufficialmente con un uomo per soddisfare le volontà della sua famiglia, ma a nulla è valso il suo sforzo poiché, appunto, non riusciva a provare amore. Ha provato anche a compensare col sesso occasionale per sentire qualcosa, fino a capire che non aveva un vuoto da riempire ma che semplicemente aveva un vuoto che nessuno riusciva a vedere. Nemmeno lei.

In questo racconto l'apatia viene guarita completamente dall'amore incondizionato di una persona, come effettivamente capita nella vita reale. Possiamo gridare al mondo che è bello essere liberi e single quanto vogliamo, ma se non c'è amore nella nostra vita allora a quest'ultima non riusciamo ad attribuirle un senso. Niente ci interessa, niente ci diverte, niente ci sprona a vivere una vita che sia solo nostra e non degli altri. Kia qui ha avuto il coraggio di dire addio al giudizio degli altri e aprirsi finalmente a un'altra persona: «Aiutami a imparare ad amare... ad amarti» come dice alla sua innamorata. L'amore la accoglie a braccia aperte e la conduce in un mondo privo di giudizi «Un luogo sicuro che sarebbe appartenuto poi a entrambe», pieno di sole che scaccia via le nuvole, «lasciando le intemperie dietro di loro.»

Mi ha colpito, come ho già detto, lo stile evocativo che ha l'autrice. Ha l'abitudine bellissima di concentrarsi sui piccoli particolari ambientali e fisici per dare forma e carattere al personaggio e ai sentimenti. Le descrizioni sono poetiche, hanno un lessico curato, e instillano significato alla scena che ci viene presentata: Kia sotto la pioggia che cerca di accettare sé stessa e quello che prova. Qui mi viene in mente la celeberrima frase di Ghandi «La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia», perché Kia durante la vita è sempre stata tempestata dagli altri, dalle aspettative che tutti avevano di lei, fino a che un giorno non ha incontrato qualcuno durante la tempesta/vita e ha iniziato a danzare. 

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