Capitolo 65

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Clarissa

«Non ci credo che tu sia qui!» esclamo forse per la centesima volta.

«E invece sono proprio qui. Hai detto che ti serviva un abbraccio... e io sono arrivato il prima possibile. Mi spiace averci messo tanto» sussurra Ryan al mio orecchio, mentre ancora ce ne stiamo seduti a terra abbracciati.

So che abbiamo gli occhi di tutti puntati addosso ma non m'importa. Voglio godermi questo singolo momento di felicità pura e incontaminata, una volta tanto. Ryan è sempre stato questo: una luce luminosa che illumina tutto intorno a sé col suo sorriso contagioso e il suo ottimismo.

Qualcosa che mi ha aiutato ad affrontare il mio periodo più nero quando sono arrivata in accademia. E che mi è mancato terribilmente negli ultimi mesi senza lui accanto. Ancora non riesco a crederci che lo sto davvero stringendo a me.

«Ehi! Non pensi che ci meritiamo un abbraccio anche noi?».

Alzo lo sguardo e incrocio gli occhi scuri e sorridenti di Mallory, con i capelli castani sempre più rasati e ancora più alto di come ricordavo. Subito accanto a lui spunta Olsen che si toglie il cappello per metterlo al rovescio. Mi ha sempre ricordato un po' Jack con quei capelli biondo scuro e il fisico possente. Ma gli occhi così gentili e affettuosi appartengono solo a lui.

Aprono entrambi le braccia invitandomi a gettarmi tra loro. Ed io non me lo faccio ripetere due volte: abbandono Ryan, il mio porto sicuro, e mi getto tra le loro braccia. Mi avvolgono entrambi contemporaneamente, stritolandomi tra loro come hanno sempre amato fare. Ne ho passate così tante con questi ragazzi che li considero un po' come fratelli maggiori... dei gran rompiscatole insomma.

«Come vi è venuta in mente una pensata del genere?» chiedo loro appena mi lasciano respirare. Ryan, dietro di me, si schiarisce la voce.

«In realtà... non è stata tutta farina del nostro sacco. Qualcuno ci ha dato una grossa mano... e i permessi necessari». Mi volto a guardare Ryan, confusa. Lui fa un cenno col capo verso le porte della palestra e lì, nella sua uniforme, vedo mio padre.

Un sorriso gentile increspa le sue labbra, addolcendo la sua aria sempre così autoritaria. Non riesco a trattenere il piccolo gridolino che mi esce dalle labbra alla sua vista. Scatto subito verso di lui, di corsa. Mi fermo solo un paio di metri prima di colpo e mi metto sull'attenti. Lui mi sorride radioso e ricambia il mio saluto formale per poi aprire le braccia e invitarmi ad essere di nuovo la sua piccola principessa. Ed io non chiedo di meglio. Mi sciolgo nel suo abbraccio: non mi ero davvero resa conto di quanto mi fosse mancato in questi ultimi tre mesi.

«È stata una bella sorpresa?» mi chiede poi, lasciandomi andare e scrutandomi con occhio critico. Annuisco entusiasta.

«La migliore di tutte!» confermo, rigettandomi tra le sue braccia e dimenticando tutto per qualche minuto.

Lo lascio andare solo quando un tonfo sordo alla mie spalle attira la mia attenzione facendomi voltare a osservare le dimostrazioni. Non sono molto sorpresa quando vedo Ryan con un sorriso soddisfatto che tiene al tappeto Ethan con molta poca delicatezza.

Scuoto la testa rassegnata: immagino avessero un paio di cose da sistemare tra loro quei due. Ryan lo lascia infine andare e Ethan si rialza in fretta, affrontandolo a muso duro. Li vedo scambiarsi qualche parola a denti stretti, poi Ethan gli dà le spalle e viene verso di noi a passo deciso con lo sguardo da falco di Ryan puntato alla schiena. Gli rivolgo allora un sorriso rassicurante e subito si rilassa un pochino tornando a prestare attenzione al prossimo studente in attesa di essere malmenato.

Ethan continua ad avvicinarsi con gli occhi puntati su di me. Una volta davanti a noi, però, non mi degna più nemmeno di uno sguardo e allunga la mano a stringere quella di mio padre.

Ovunque andraiWhere stories live. Discover now