Capitolo 33

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And maybe, I'll find out
A way to make it back someday
To watch you, to guide you through the darkest of your days

"Wherever you will go"  - The Calling

Liam

Sono così furioso! Da quando sono tornato a casa, un'ora fa, non ho mai smesso di prendere a pugni il sacco appeso al soffitto di camera mia.

Come ha potuto andarsene in giro a raccontare i fatti miei? Le avevo confidato il mio segreto più grande, non avevo mai raccontato a nessuno del comportamento violento di mio padre nei confronti miei e di mia madre.

So che non c'è nulla di cui essere imbarazzati, eppure, non avere un padre normale come tutti gli altri, è sempre stato per me motivo di disagio.

Da bambino, quando vedevo i miei coetanei ridere e giocare con i loro padri, mi chiedevo cosa ci fosse di sbagliato in me, perché mio padre non volesse comportarsi con me così come tutti gli altri padri facevano con i loro figli.

Mi ci sono voluti anni per capire che il problema non ero io... ma lui e tutto lo schifo che si portava a presso. L'alcol, la droga, la violenza...

Per fortuna finì tutto appena mia madre riuscì a divorziare: partimmo, ci lasciammo alle spalle il Nevada e quel bastardo. Ricominciammo a vivere.

E poi, senza averlo evocato, il ricordo della prima volta che ho visto Clary fa breccia tra i miei pensieri e smetto subito di colpire il sacco. Nonostante tutto mi viene da sorridere.

Sembrava così sperduta sulla pista di atletica: era il suo primo allenamento con la nostra squadra. Se ne stava in disparte, isolata e fuggiva gli sguardi curiosi degli altri. Provai subito simpatia per lei perché eravamo così simili.

E quando i suoi grandi occhi, di un colore così unico da essere indefinibile, incrociarono i miei, mi mossi automaticamente verso di lei per presentarmi. Ancora oggi mi chiedo dove abbia trovato il coraggio per farlo. Parlammo, corremmo insieme e capii subito che cercava di non stringere amicizia con nessuno per paura di trasferirsi di nuovo da un momento all'altro. Ma io non mi arresi, sapevo che volevo essere amico di quella ragazza così timida e taciturna.

Amico...che idiota ero! Probabilmente mi innamorai di lei fin dal primo momento in cui la vidi, e me ne resi davvero conto solo dopo due anni...

Smetto di abbracciare il sacco e vado a farmi una doccia nonostante siano quasi le tre di notte.

Ma neanche lo scrosciare dell'acqua calda sulle spalle riesce ad alleviare la tensione nei miei muscoli.

Non doveva parlare con suo padre, dannazione! Perché lo ha fatto?

"Ero terrorizzata all'dea che potesse succederti qualcosa", le sue parole continuano a vagare nella mia mente. Nonostante il modo in cui l'ho trattata al funerale di mia madre, ha cercato, a suo modo, di aiutarmi.

E ci è riuscita. Non so come suo padre sia riuscito in un'impresa del genere; deve avere conoscenze molto in alto, non si spiega altrimenti. Ma è stata stupida! Non ha idea del rischio che ha corso intromettendosi...

Chiudo l'acqua ed esco dalla doccia; il bagno è completamente avvolto nel vapore. Fisso in modo assente il mio riflesso nello specchio appannato.

Me ne sono andato via furioso, lasciandola nel mezzo del cortile. Non avrei dovuto andarmene via così... Mi fa arrabbiare il fatto che abbia parlato del mio segreto a suo padre, ma capisco che lo ha fatto per me. Nemmeno lo sa... ma mi ha salvato la vita, probabilmente.

Ovunque andraiWhere stories live. Discover now