Capitolo 32

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Liam

Dopo essere sgusciato fuori dalla piccola finestra ed essere balzato a terra, tendo le braccia per afferrare Clary che si sta calando oltre il bordo a sua volta. «Ok, ti prendo. Lasciati andare» sussurro. Non so nemmeno perché, visto che siamo in un vicolo deserto.

Lei allora lascia la presa dal bordo e si lascia cadere tra le mie braccia. Mi faccio scivolare addosso il suo corpo - più lentamente del necessario - fino a rimetterla a terra. «Presa» le sussurro all'orecchio. I suoi capelli hanno sempre quel profumo così dolce...

Clary si scioglie dal mio abbraccio e mi afferra la mano, iniziando a correre e trascinandomi con sé. «Dobbiamo arrivare alla tua moto prima che Tiffany si accorga che non siamo più lì dentro. Forza!» mi incalza, sorridendomi da sopra una spalla. La seguo ridendo e sento uno strano tepore diffondersi al centro del mio petto, nonostante l'aria pungente delle notti di fine ottobre.

Quando arriviamo alla moto, c'è ancora molta gente che sta uscendo dalla palestra e gironzola nel parcheggio. Mi affretto a slegare i caschi e, prima che Clary possa indossare il suo, tiro fuori dallo scomparto sottosella una felpa pesante. «Tieni, metti questa sopra la giacca o ti congelerai».

Lei la afferra esitante ma poi la se la infila in silenzio. Salgo in sella e subito sale dietro di me, stringendo le braccia intorno ai miei fianchi.

Metto in moto e in quel secondo vedo Tiffany venirci incontro infuriata. Mi metto subito in marcia accelerando a fondo e facendo alzare la ruota anteriore dall'asfalto. Clary si stringe di più a me ma posso sentire il suo corpo che vibra contro la mia schiena, scosso dalle risate.

Clarissa

Giriamo a lungo, sfrecciando per le strade poco trafficate a quest'ora. Alla fine, Liam entra nel parcheggio di una tavola calda aperta tutta la notte. Si ferma e si volta a guardarmi sollevando la visiera del casco. «Ti va di bere qualcosa di caldo?» mi chiede. Annuisco e scendo. In effetti qualcosa di caldo mi ci vuole proprio.

___

Prendiamo posto a un tavolo vicino alla finestra e mi lascio sprofondare nel sedile imbottito. Guardo fuori per evitare il suo sguardo. Sono davvero in imbarazzo per il mio attacco isterico alla fine del suo incontro.

Senza contare quello che penso stesse per succedere all'interno di quello sgabuzzino... Il solo ricordo mi manda a fuoco il viso.
Sembrava davvero volesse baciarmi... e poi si è bloccato di colpo. Immagino si sia ricordato che in fondo mi odia.

Non voglio che mi odi. Vorrei invece tornare alla nostra amicizia di un tempo.

E se avesse provato a baciarmi? Cosa avrei fatto io?

«A cosa pensi?» mi chiede Liam all'improvviso, facendomi sobbalzare.

Riporto lo sguardo per un secondo su di lui prima di abbassarlo sul tavolo. «Niente...» borbotto in imbarazzo. Per fortuna in quel momento arrivano le nostre cioccolate calde e posso concentrarmi sulla tazza fumante davanti a me.

Dopo qualche sorso di cioccolata, Liam posa la sua tazza sul tavolo e fissa lo sguardo fuori dalla finestra, verso il parcheggio deserto.

«Ho passato un anno di merda con mio padre. È stato un incubo ad occhi aperti» mormora Liam. Mi si mozza il respiro e stringo più forte la tazza tra le mani.

Non mi aspettavo che tirasse fuori questo discorso e non riesco a dire nulla, però lui riprende quasi subito: «È diventato un uomo ancora peggiore di quanto era quando stava con me e mia madre, prima che riuscissimo a liberarci finalmente di lui».

Liam ha la mascella contratta e dagli occhi traspare una rabbia e un disprezzo che non gli ho mai visto finora, nemmeno con me. Scuote la testa e aggiunge in un sussurro: «Non hai idea di quello che fa quell'uomo... e di quello che ha fatto fare a me».

Ovunque andraiWhere stories live. Discover now