Capitolo 3

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Clarissa

Dopo avermi accompagnata in segreteria, Mark mi ha salutata e se n'è andato per raggiungere la sua classe. Dall'occhiata truce che la segretaria gli ha lanciato, direi che è già stanca di ritrovarselo davanti, nonostante sia appena iniziato l'anno scolastico.

Afferro il foglio con l'orario delle mie lezioni e mi congedo dalla Signora Davis con un sorriso riconoscente. Adesso devo solo riuscire a trovare la mia classe.

Zoppicando, giungo finalmente all'aula giusta per quel che resta della lezione di matematica. Busso piano alla porta e poi entro. Subito gli occhi di tutti sono su di me, mettendomi a disagio. Eppure dovrei esserci abituata ormai!

Mi schiarisco la voce e mi avvicino traballante alla cattedra porgendo il foglio con gli orari al mio nuovo professore di matematica, che dovrà firmarlo. «Ah, già... sei la studentessa nuova. Ti aspettavamo, Clarissa Williams» mi dice rivolgendomi un sorriso incoraggiante che crea delle rughette intorno agli occhi gentili.

Vedendo il mio disagio, si affretta ad aggiungere: «Perché non vai a prendere posto? Finita la lezione potrai chiedere a qualcuno dei tuoi nuovi compagni gli appunti per rimetterti in pari con il programma. Siamo stati informati che hai perso le prime due settimane di scuola a causa del tuo incidente, quindi ti daremo il tempo di recuperare. Non preoccuparti».

Annuisco in imbarazzo. Davvero non mi aspettavo tanta gentilezza. «La ringrazio» mormoro.
Mentre adocchio un banco libero in ultima fila, il mio sguardo viene catturato da una massa di folti riccioli castani e da quegli occhi marroni da cerbiatto che conosco bene quanto i miei. Resto pietrificata sul posto.

Kate mi guarda a bocca spalancata  e occhi sgranati. La vedo indugiare sul livido sul mio zigomo, per poi correre al mio polso racchiuso in un tutore, alla stampella e infine al ginocchio stretto anch'esso nel tutore. La vedo aggrottare la fronte e serrare le labbra in una linea severa, poi volta il capo verso la finestra, tornando a ignorarmi.

Direi che non si è dimenticata come ci siamo lasciate, un anno fa...

____

Quando la lezione finisce, Kate balza su dalla sedia e si precipita fuori dall'aula in un nanosecondo. Davvero impressionante, potrebbe essere un nuovo record.

Riesco a fermare una ragazza dall'aria un po' timida e con degli spessi occhiali per farmi prestare gli appunti di quanto mi sono persa finora. La ringrazio e mi affretto fuori per trovare il mio armadietto prima della prossima ora.

Mi ci vuole una vita per arrivare a destinazione grazie a quest'accidenti di stampella. Non vedo l'ora di potermene sbarazzare.

Sto richiudendo il mio armadietto quando qualcuno mi toglie di mano il foglio con i miei orari. «Ehi!» esclamo infastidita prima di rendermi conto che si tratta di Mark. «Ah... sei tu» borbotto scusandomi.

Lui solleva un sopracciglio con fare interrogativo. «Siamo nervosetti, eh? La giornata è iniziata male?» mi chiede poi.
Annuisco. «Già...» mi limito a sbuffare fuori.

«Hai lezione di storia con me adesso. Ti accompagno» si offre gentilmente. Senza darmi la possibilità di replicare, mi sfila di nuovo la borsa e se la carica in spalla. Mi guardo intorno e vedo le occhiate al vetriolo che mi lanciano le ragazze in corridoio.

«Ehm... magari non è il caso, Mark. Sei molto gentile, ma vorrei arrivare a fine giornata senza che una delle tue tante fan mi getti giù dalle scale...» gli spiego sinceramente preoccupata.

Tutta la sicurezza in me che avevo acquisito negli ultimi due anni deve evidentemente essere rimasta in Texas...

Mark ride di gusto. «Oh, beh... non è che ti puoi ridurre peggio di così, no? E poi sei abituata a cadere dalle scale, giusto?» mi chiede facendomi l'occhiolino.

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