Capitolo 22

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Clarissa

La mattina successiva esco di casa con l'energia di uno zombie in decomposizione. Inutile dire che nemmeno stanotte sono riuscita a dormire.

Disperata, alla fine ho anche ceduto e ho riesumato la t-shirt di Ethan dallo scatolone in cui era ancora rinchiusa. Tutto pur di trovare una tregua dai miei incubi. E la sua t-shirt era l'unica cosa che mi faceva dormire bene mentre mi trovavo in accademia, nonostante tutto.
Quella e l'acchiappasogni di Liam, che quello stronzo mi ha sottratto.

Ho preso allora quella t-shirt nera tra le mani tremanti e l'ho portata al viso, annusandone il profumo. Ma niente. Il suo odore se n'è ormai andato. Mi sono sentita come se lo avessi perso ancora una volta. L'ennesima.

L'ho stretta al mio petto e ho lasciato cadere quelle lacrime che mi ero ripromessa che non avrei mai più versato. Non per lui. Né per nessun altro, a dirla tutta.

Quindi, l'ennesima notte in bianco, spiega la mia totale mancanza di energia e la scontrosità di questo martedì mattina. Cosa di cui si accorge subito anche Mark.

«Accidenti, che faccia scura... ti è morto il gatto?» chiede cercando di farmi ridere. Ma si guadagna solo un'occhiataccia quando sbatto con più forza del necessario la porta della sua auto mentre prendo posto.

Mark allora fischia tra i denti. «Ooook... direi che non è proprio il momento di affrontare certi discorsi, allora» mormora quasi tra sé e sé. Decido di non voler sapere di che accidenti stia parlando e mi rinchiudo nel mio guscio nero.

___

Quando arriviamo al parcheggio della scuola mi fiondo giù dall'auto e vado dritta verso l'ingresso, ignorando lo sguardo indagatore di Liam mentre gli passo accanto a testa bassa.

Mentre raggiungo il mio armadietto ho la netta impressione di avere diversi sguardi su di me. Mi guardo intorno e vedo dei ragazzi sorridermi in modo... spudorato. E delle ragazze ridacchiare e poi bisbigliare tra loro. Ma che...?

Sbatto l'anta del mio armadietto con forza attirando ancora di più l'attenzione su di me e poi mi allontano a grandi passi verso la mia classe. Ho attraversato il cortile così di fretta che non ho neanche cercato le mie amiche e non le vedrò fino all'ora successiva. Ma forse è meglio così. Avrò un po' di tempo di calmarmi e di non farmi vedere così agitata da scatenare la loro raffica di domande.

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Mentre mi dirigo alla lezione successiva, vengo bloccata nel bel mezzo del corridoio da un ragazzo con la giacca della squadra di football. Mi sbarra la strada appoggiando il braccio alla parete.
Lo guardo sollevando un sopracciglio.

«Ti serve qualcosa?» gli chiedo, cercando di mostrarmi non troppo irritata.

Lui mi rivolge un sorriso smagliante. «Mi chiedevo se ti andasse di uscire con me, sabato sera»

«No, grazie» rispondo, liquidandolo in fretta e passando sotto il suo braccio.

Lui allora mi afferra per un polso bloccando la mia fuga. «Oh, avanti! Non fare la santarellina, ormai non ci crede più nessuno!».

Lo guardo ad occhi sbarrati. «Di che accidenti-», non riesco nemmeno a finire la frase. In una frazione di secondo, Liam schiaccia il tizio contro la parete bloccandogli la gola con il braccio.

«Ti consiglio di chiudere quella dannata bocca e di sparire all'istante» gli ringhia contro. Il ragazzo sembra sinceramente intimorito e si limita ad annuire come possibile. Liam allora lascia piano la presa su di lui e questo ne approfitta per sgusciare via in fretta e mescolarsi alla folla che si è fermata ad osservare questo siparietto.

Ovunque andraiWhere stories live. Discover now