Capitolo 13

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Clarissa

Me ne sto sdraiata sul lettino dell'infermeria con il ginocchio scoperto e una borsa del ghiaccio appoggiata sopra. Continuo a fissare il soffitto con gli occhi che pizzicano per la rabbia e la frustrazione, ripensando a quanto accaduto poco fa.

Non riesco a credere a ciò che ha fatto quella stronza! E soprattutto non riesco a credere di averglielo permesso... Un tempo non sarebbe mai accaduta una cosa del genere.

Sbuffo in preda alla frustrazione e spero che Kate riesca nell'intento di trovare qualcosa di ricambio che possa mettermi; davvero non ho intenzione di passare il pomeriggio con la maglia piena di sugo.

«Senti... ci parlo io con Tiffany. Stavolta ha proprio esagerato» sbotta Mark appoggiato al muro accanto alla finestra. Volto il capo verso di lui e gli sorrido gentilmente. La sua espressione è ancora furiosa come quando abbiamo lasciato la mensa.

«Non è necessario, Mark. Sono certa che abbia capito da sola di essersi spinta troppo in là» gli dico. Lui alza un sopracciglio assumendo un'espressione scettica. Non ci credo nemmeno io, in realtà. Ma non voglio creare problemi e attirare ulteriormente l'attenzione su di me. E poi... non è lei a darmi più fastidio in tutta questa storia.

Aggrotto la fronte e distolgo lo sguardo da Mark. «Quello che non capisco... è cosa ci faccia Liam con una così. Non si rende conto di quanto è meschina? Io sono qui da meno di due settimane e già l'ho inquadrata. Ma lui ci sta insieme da parecchio, a quanto mi dicono Ann e Kate... Come fa a sopportarla? Come può permettere che tratti così le sue amiche?». Scuoto la testa, davvero perplessa.

Mark lascia andare un profondo sospiro. «Non è che un diversivo per lui, Clary. Qualcosa di frivolo che gli impedisce di pensare. Qualcosa di esattamente opposto a ciò che vuole davvero e che pensa di non poter avere...» mormora lanciandomi un'occhiata allusiva.

Aggrotto le sopracciglia e faccio per aprire bocca, quando Kate irrompe in infermeria. «Ecco qui! Sono riuscita a trovare una t-shirt di scorta della divisa da ginnastica dallo spogliatoio» esclama con un sorriso soddisfatto.

Le sorrido a mia volta alzandomi a sedere. «Grazie, Kate. Sei la mia salvezza» la ringrazio sollevata. Senza fermarmi a riflettere, mi sfilo la maglia impiastricciata di sugo rimanendo solo in reggiseno.

Mark si schiarisce la voce mentre io mi infilo la maglietta pulita. «Ehm... potevi anche avvisare, mi sarei voltato per tempo!» afferma puntando lo sguardo fuori dalla finestra in imbarazzo mentre io mi sistemo meglio la t-shirt.

Ridacchio divertita, così come Kate. «Scusa, non ci ho pensato, Mark. Ci sono così abituata che non ci faccio nemmeno più caso» esclamo con una risata amara, ripensando a tutte le volte in cui Ryan o Mallory e Olsen hanno fatto irruzione in camera mia senza curarsi di bussare... Subito mi rattristo un po' al loro pensiero.

«Scusa... ma questo che vorrebbe dire? Facevi la spogliarellista in Texas, per caso?» chiede Mark sinceramente perplesso. Mi mordo la lingua tra i denti, come sempre mi lascio sfuggire troppo.

Metto su un sorriso strafottente. «Ehi, credevo fossi un playboy incallito! Ti scandalizzi per così poco adesso?» lo prendo in giro cercando di eludere la sua domanda.

Mi tolgo la busta del ghiaccio dal ginocchio e salto giù dal lettino aiutata da Kate. Mark osserva il mio ginocchio con occhio critico. «Si è gonfiato un pochino. Dovresti farlo vedere al tuo medico».

Scrollo le spalle mentre abbasso di nuovo il pantalone e infilo il tutore. «Non credo sia nulla di che. Se non si sgonfia andrò a farmi visitare» lo rassicuro con un sorriso.

Lui prende un profondo respiro. «Sicura che non vuoi che parli con Tiffany? Deve smetterla di darvi fastidio» afferma guardando ora Kate, la quale abbassa lo sguardo arrossendo.

Ovunque andraiWhere stories live. Discover now