Capitolo 17

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Clarissa

Per tutto il weekend mi sono data alla macchia. Ho evitato le telefonate di Kate, Ann e Mark. Nonché i loro tentativi di farmi uscire dalla tana in cui mi sono rinchiusa.

Ho paura di quello che potrebbero dirmi... o chiedermi. Non so se si siano resi conto di quello che è accaduto venerdì sera.

Liam sicuramente sì, visto il modo in cui mi ha assalita e quello che mi ha chiesto una volta che mi ha riaccompagnata a casa: "Cos'hai che non va?".

Cos'ho? Ho il cuore spezzato, ho paura di incontrare ancora qualcuno che mi faccia perdere la testa come ha fatto Ethan, ho paura di perdere i miei amici come ho perso Sara, Josh e tutti gli altri, ho paura di non riuscire più a riprendermi da tutto questo dolore... Ho paura di tutto.

Esco di casa in anticipo, sperando di evitare Mark. Ovviamente devo essere piuttosto prevedibile visto che lo ritrovo seduto sui gradini del mio portico con due caffè in mano.

Si volta a guardarmi e mi sorride radioso. Dove trovi questa energia di prima mattina davvero non lo so.
Mi siedo accanto a lui con un sospiro pesante e prendo il caffè che mi porge. Sposta verso di me anche una scatola di ciambelle e ne prendo una. «Cercavi di scapparmi, eh?» ghigna lui soddisfatto.

Io scuoto la testa rassegnata. «Non sono mai stata un'artista della fuga...» replico io.

«Vuoi parlare di quello che è successo venerdì sera?» mi chiede mettendo su una faccia seria.

«A dire il vero no. Si è trattato solo di un banale incidente. Ma mi sono spaventata molto. Tutto qui. Ora però sto bene» gli spiego senza guardarlo negli occhi.

Lui rimane pensieroso al mio fianco senza aggiungere altro. Poi si alza e si spazzola le briciole dai jeans. «Andiamo allora?» mi dice, tornando allegro. Annuisco, sollevata che abbia lasciato cadere il discorso, e lo seguo verso la sua auto.

Quando arriviamo a scuola e scendo dall'auto di Mark, Liam è già lì appoggiato alla sua moto con Tiffany accanto a sé.
Per la prima volta da quando ho fatto ritorno, nei suoi occhi non vedo il solito astio che mi riserva solitamente.

Al suo posto c'è qualcosa di strano: un mix di rammarico e preoccupazione. Questa cosa mi spiazza e mi affretto ad allontanarmi, seguita dalla solita occhiataccia di Tiffany.

A dire il vero, in barba al discorsetto che deve averle fatto Liam, la ragazza è piuttosto furba: è sempre molto attenta a non farsi mai beccare da Liam mentre prende di mira me, Kate o Annabelle con i suoi soliti "scherzetti".

A dirla tutta poi... la ragazza sta cominciando proprio a rompermi le palle.

E, per quanto Kate continui a dirmi di lasciar perdere, che prima o poi si stancherà... sono io che mi sto stancando. Ho tenuto testa a Stacy e Francis, le cheerleaders più stronze e invadenti che abbia mai conosciuto, non mi farò mettere ancora i piedi in testa, non certo da una come Tiffany.

____

Per fortuna né Kate né Annabelle hanno fatto cenno a venerdì sera durante tutta la mattina. Credo che Mark c'entri qualcosa, probabilmente ha detto loro di lasciar perdere... Ma, a quanto pare, la mia fortuna è giunta a termine, ora che ci troviamo sedute vicine a pranzo.

«Così... com'è andata con Liam, quando ti ha riportata a casa sulla sua moto? Dimmi che vi siete baciati! Ti prego!» esclama Kate aggrappandosi al mio braccio.

Per poco non soffoco mentre prendevo un sorso d'acqua. «Ma sei impazzita? Che accidenti dici?» le chiedo sconvolta mentre mi asciugo la bocca con il dorso della mano, continuando a tossire.

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