Capitolo 27

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Clarissa

Una volta arrivati a destinazione, scendiamo tutti dall'auto stiracchiandoci. È davvero una splendida giornata. Ci saranno almeno venticinque grandi pur essendo ormai fine ottobre.

Mark apre il bagagliaio e ne estrae delle coperte e delle borse piene di cibo. «Ma quando accidenti hai avuto il tempo di preparare tutto questo?» gli chiedo sbigottita. Lui si limita a un'alzata di spalle e si avvia per il sentiero acciottolato che porta al lago. Kate lo segue subito stringendo un paio di coperte ed evitando il mio sguardo.

«Perché ho l'impressione che tutto questo non sia stata una cosa del tutto improvvisata, in fin dei conti?» chiede Annabelle accanto a me dando voce ai miei pensieri inespressi. Scuoto la testa e mi incammino dietro di loro: dovrò proprio scambiarci due parole con quei due furbetti. Devono smetterla di organizzare queste imboscate.

Quando io e Ann arriviamo alla riva del lago, gli altri stanno già finendo di allestire il tutto. Kate è già sdraiata su una delle coperte e si sta godendo il sole. Mi sdraio a pancia in giù accanto a lei, e Ann fa lo stesso, mettendosi dall'altro lato di Kate.

Kevin si lascia cadere accanto a me e mi osserva attentamente. «Allora... se vieni da El Paso, devi aver frequentato per forza la "El Paso Military Base & Accademy"... sbaglio?» chiede sembrando semplicemente curioso.

Mi muovo un po' a disagio sulla coperta, puntellandomi sui gomiti per riuscire a guardarlo meglio, e annuisco. «Ehm... sì. Mio padre è il preside lì» rispondo.

Lui fischia tra i denti. «Accidenti... ho sentito dire che è una delle accademie più severe».

Annuisco di nuovo con vigore, ripensando a con quanta facilità finivo in punizione. Beh... non è che proprio non me le cercassi, a dire il vero.

«Anche io ho frequentato un collegio militare per i primi due anni di liceo... Diciamo che ero un po' una testa calda» ammette Kevin con un sorriso beffardo al ricordo.

Mi viene da ridere. «Di solito è per questo che si finisce dentro, no?» lo stuzzico.

Vedo un lampo di comprensione passargli negli occhi. Inclina la testa di lato. «Già... quindi tu cosa hai fatto per finirci?». Il sorriso scompare dalla mia faccia e distolgo in fretta lo sguardo.

«Ma non hai sentito?» interviene Kate in tono brusco, «Ti ha appena spiegato che suo padre è il preside di quell'istituto. Fatti due conti del perché è finita a studiare lì. È stata la scelta più pratica, ovviamente».
Abbasso il capo senza replicare.

«Ehi, Kevin! Vieni a fare due lanci con me!» esordisce Mark balzando in piedi con un pallone da football in mano.

Il mio sguardo incrocia quello di Liam, seduto anche lui su di una coperta poco distante. Mi fissa senza remora e non ho idea di cosa stia pensando in questo momento.
Abbasso la testa nascondendo il viso tra le braccia incrociate e fingo di godermi il sole.

Sarà così d'ora in poi? Tutti continueranno a indagare sui motivi che mi hanno portata in accademia? Rabbrividisco al solo pensiero. Forse quella di Kate non è una cattiva scusa, potrei davvero usarla.

_____

Dopo una mezz'ora mi metto a sedere, incapace di stare ferma. Osservo Mark e Kevin passarsi la palla da football in lunghi lanci. Entrambi si sono tolti le felpe e sembrano divertirsi un sacco.

Kate si solleva sui gomiti a sua volta e mi osserva di sottecchi. «È tutto ok? Non sei tenuta a raccontare a nessuno quello che ti è successo... se non vuoi farlo» mi dice sottovoce.

Sposto lo sguardo oltre Kate per assicurarmi che nessuno ci stia prestando attenzione; Annabelle è sdraiata sulla pancia, ha gli occhiali in una strana posizione sul naso e le labbra leggermente dischiuse: dorme come un sasso.

Ovunque andraiWhere stories live. Discover now