Capitolo 48

3.1K 165 206
                                    

Clarissa

Arrivo in classe un secondo prima della professoressa di storia e prendo posto accanto a Liam. Mi sorride ma è particolarmente teso. Oddio... non è che?

«Stai bene?» gli chiedo in un sussurro. Annuisce e mi stringe la mano sotto il tavolo, riportando lo sguardo sulla lavagna. Se c'è una cosa che abbiamo in comune è che siamo entrambi due pessimi bugiardi.

La professoressa Carson ci richiama all'attenzione chiedendoci di consegnare le nostre relazioni. Grazie a Dio sono riuscita a finirla in tempo: l'ultima cosa che mi serviva oggi era un altro richiamo.

____

Finite le lezioni aspetto Kate al suo armadietto. Appena mi vede affretta il passo per raggiungermi.

«Ethan ha detto qualcosa a Liam quando ho lasciato la mensa?» le chiedo immediatamente. Kate scuote la testa.

«No. È stato tranquillo e hanno parlato di macchine, moto e cose così. Però Liam era particolarmente serio quando è tornato a sedersi dopo averti salutata. Gli hai detto qualcosa?»

«No. Che abbia qualche sospetto?» suggerisco.

«Mmh... non saprei. Ma farai meglio a parlargli il prima possibile».

Scuoto la testa. «Non posso Kate. Liam pensa che Ethan sia suo amico! Invece non ha fatto altro che usarlo per tutto questo tempo. Non posso rivelargli che un'altra persona ancora accanto a lui lo ha tradito» le spiego mentre ci dirigiamo verso l'uscita.

«E cosa pensi di fare allora?».

Prendo un profondo respiro. «Parlerò con Ethan. Cercherò di capire cosa accidenti è venuto a fare qui e lo convincerò a tornarsene a casa» le spiego.

«Credi funzionerà? Insomma... guarda cosa ha fatto per arrivare a te. Non penso che le parole basteranno» mi dice lei dubbiosa.

«Devo almeno provarci» ribatto.

Quando ci stiamo per avvicinare ai ragazzi in nostra attesa nel parcheggio noto subito che con loro c'è anche Ethan. Mi blocco sul posto e fermo Kate per il gomito.

«Dì a Liam che ho preferito andare a casa a piedi, che avevo bisogno di fare due passi»

«In altre parole che stai scappando...» replica la mia amica scuotendo la testa contrariata.

«Esatto» borbotto a bassa voce, dandole le spalle e incamminandomi verso l'uscita opposta.

Mentre cammino a testa bassa lungo il marciapiede supero un Suv nero con i vetri oscurati.

«Ehi, tesoro! Non si saluta neppure?» sento dire alle mie spalle. Mi volto appena per lanciare un'occhiataccia distratta ai due ragazzi appoggiati al cofano e torno a fissare il nulla davanti a me, continuando a camminare.

Dopo appena due passi mi blocco e torno a voltarmi lentamente. Gli occhi mi si riempiono immediatamente di lacrime e non posso far altro che correre incontro a quei due ragazzi e abbracciarli in modo impacciato contemporaneamente.

«Non posso credere che siate qui!» singhiozzo staccandomi da loro e spostando lo sguardo da Cole a Condor.

Cole! Accidenti a lui! Come ho fatto a non riconoscerlo subito? Non è che passi inosservato con tutta la miriade di piercing sulla sua faccia e ogni centimetro di pelle ricoperto da tatuaggi colorati.

Mi rivolge un sorriso incerto e i suoi occhi castani si illuminano. «È bello rivederti, principessa» mi dice.

Condor, vestito con un elegante cappotto blu scuro che arriva fino a mezza coscia, i jeans aderenti e le eleganti scarpe nere lucide, mi rivolge quell'inconfondibile sorriso da squalo che nel tempo ho imparato più ad apprezzare che temere, poi mi prende la mano, si inchina leggermente in avanti e mi bacia il dorso, facendomi l'occhiolino. "Davanti a una regina ci s'inchina", ricordo improvvisamente.

Ovunque andraiWhere stories live. Discover now