Prologo

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QUESTO È IL 3° VOLUME!!!

Ci sarà sempre

un'altra opportunità,

un'altra amicizia,

un altro amore,

una nuova forza.

Per ogni fine

c'è sempre

un nuovo inizio.

- Il Piccolo Principe


Due anni prima...

Non riesco più a stare nella pelle per la voglia di rivederla. Mi è mancato così tanto il suo sorriso. Ho passato le ultime due settimane fuori città, a casa dei miei zii insieme a mia madre per le vacanze estive. Per fortuna c'è ancora un po' di tempo prima dell'inizio del nostro secondo anno di liceo e ho tutta l'intenzione di passarlo con lei.

Ci ho pensato tanto e alla fine ho deciso di dirglielo, di confessarle quello che provo per lei ormai già da un po'...

Non so se questo potrà rovinare la nostra amicizia ma spero che invece ricambi i miei sentimenti.

Finalmente arriviamo a casa e mia madre parcheggia nel vialetto. Mi slaccio in fretta e furia la cintura e mi lancio fuori dall'auto ancora prima che possa spegnere il motore. «Liam! Dove scappi così?» urla lei a gran voce mentre sto già correndo via.

Mi volto a guardarla da sopra una spalla. «Vado a salutare Clary! Ci vediamo più tardi!» le grido di rimando. La vedo scuotere la testa sorridendo rassegnata. Credo che sospetti qualcosa sui miei sentimenti per Clary.

Macché dico... tutti sanno ciò che provo per lei. Tutti tranne l'interessata, a quanto pare.

Corro a perdifiato tra i viali alberati rallentando solo in prossimità di casa sua. Mi prendo un attimo per calmare il respiro ma per il cuore che batte frenetico non c'è proprio nulla che possa fare. Quello non dipende dalla corsa, ma dall'emozione e il timore di ciò che sto per fare.

Mi fermo davanti casa sua; i riflessi arancioni del tramonto si riflettono sulle pareti bianche e sulle finestre. Mi asciugo i palmi sudati sui jeans, mi faccio coraggio e attraverso il giardino fino ad arrivare davanti alla porta d'ingresso.

Sento uno strano brivido corrermi lungo la schiena, un senso di disagio, come quando sai che c'è qualcosa che non va ma non riesci a capire cosa...

Ignoro questa strana sensazione e busso forte.

Passa qualche secondo ma nessuno viene ad aprire. Dall'interno non proviene alcun rumore...

Sbircio da una finestra, scrutando nella penombra degli interni. Sembra proprio non ci sia nessuno in casa. Spesso però Clary si chiude in camera sua con le cuffie ad ascoltare musica a tutto volume e non sente bussare e nemmeno il campanello. Sicuramente è così, mi dico.

Sorrido tra me e me all'idea di tenderle un'imboscata nella sua stanza, come faccio spesso. Provo a girare il pomello e scopro che la porta è aperta, così mi risparmio la fatica di dover arrampicarmi sulla grondaia fino alla sua finestra come faccio di continuo.

Faccio un passo oltre la soglia e vengo colto di nuovo da quella strana sensazione. Una sensazione di innaturale silenzio e immobilità. Neanche il ticchettio lontano di un orologio...

Salgo subito le scale senza perdere tempo al piano di sotto. Una volta sul pianerottolo, vedo un fascio di luce uscire dalla porta socchiusa della camera di Clary. Sospiro sollevato e mi avvicino con calma. Appoggio la mano sulla porta e la scosto piano. «Clary?» chiedo esitante.

La scena che mi ritrovo davanti non ha senso e ci metto un po' a capire.

Kate.

Kate seduta sul pavimento con la schiena appoggiata al bordo del letto di Clary.

Kate con gli occhi gonfi e arrossati dal pianto che singhiozza.

Non riesco a fare più un passo. Mi limito a fissare confuso la mia amica che a sua volta mi rivolge uno sguardo carico di tristezza, rassegnazione e... pietà.

«Che succede Kate? Dov'è Clary?» chiedo con voce tremante. Lei scuote piano la testa e poi mormora in un soffio: «Se n'è andata, Liam. Hanno traslocato. È partita questa mattina per il Texas e non tornerà più».

Il mio cuore perde un battito e cade così in profondità che non credo riuscirò più a ritrovarlo.

«No... se è uno scherzo non è divertente, ragazze». Kate scuote la testa e ricomincia a singhiozzare. Solo allora mi guardo bene intorno: i mobili coperti con teli bianchi, niente sopramobili, niente foto, niente poster, niente di niente.

Niente di lei.

No... no, lei non se ne sarebbe mai andata senza salutarmi.

Come se mi avesse letto nel pensiero, Kate si alza e tira fuori un foglio ripiegato dalla tasca dei jeans. Me lo porge con mani tremanti. «Ha lasciato questa per te. Non ha detto a nessuno della sua partenza, a parte me. Non voleva rovinare a tutti gli ultimi giorni delle vacanze estive». Prendo la lettera e la apro con mani tremanti.

Leggo velocemente quelle poche righe, sperando di trovarvi conforto. Ma non è così, anzi. Una rabbia che non ho mai provato prima comincia a scorrermi dentro.

Stringo nel pugno la lettera, volto le spalle a Kate e mi precipito fuori di lì. Ignoro le sue urla con cui mi prega di fermarmi. Ma non posso. Non posso restare un secondo di più in questa casa.

Schizzo fuori sbucando in giardino e mi piego su me stesso, trattenendo a stento il dolore, rinchiudendolo dentro di me, confinandolo in un posto in cui non possa più farmi male.

Adesso capisco quella strana impressione di immobilità e innaturale calma che sprigiona la casa: è vuota. Solo un guscio vuoto di ciò che per me era così importante.

Mi volto a guardarla per un'ultima volta e lo sguardo mi cade sull'altalena che oscilla piano appesa al grande ciliegio. L'altalena che le ho costruito lo scorso marzo per il suo quindicesimo compleanno.

Il giorno in cui ho capito di essere innamorato di lei.

Non posso credere che mi abbia fatto questo, che se ne sia andata senza dire una parola, senza darmi la possibilità di confessarle ciò che provo per lei!

Ecco che di nuovo la rabbia prende il sopravvento. Rabbia e... qualcos'altro: risentimento, frustrazione e... odio. Quello che prima era amore si è tramutato in disprezzo.

Clarissa Williams mi ha abbandonato senza una parola... e io la odio.

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Pronti? Partenza... viaaaa!
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Ovunque andraiWhere stories live. Discover now