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Stamattina il bar è pieno zeppo di persone, ma del resto è lunedì e si sa che i lunedì a Londra sono catastrofici. Lunedì significa 'è finita la pacchia si ritorna a scuola', lunedì significa 'e ora come lo spiego al direttore che ho perso il file? E se mi licenzia?' lunedì, a Londra, significa prendere la metrò alle sei e mezza di mattina pur di non arrivare tardi a lavoro o a scuola. Per me il lunedì invece è proprio uguale al resto della settimana, semplicemente per il fatto che il martedì o il mercoledì possono essere il lunedì di qualsiasi altra persona. Perciò, adesso che osservo i clienti lamentarsi, affrettarsi a pagare o guardarsi l'orologio preoccupati, sorrido scuotendo il capo perché è sempre tutto uguale alla fine della giornata.

A me piace l'ambiente in cui lavoro: mi piace sentire le persone parlare e i bambini lamentarsi perché gli fanno male i piedi a fare la fila, mi piace sentire le risate di Amber e Kevin che si fanno scherzi a vicenda... e tutto questo per una sola ragione. Solo perché ho vissuto nel silenzio per troppo tempo. Tornare a casa dopo il lavoro era straziante, soprattutto quando avevo le ferie e non potevo far altro che starmene a casa a leggere, in silenzio e sola. Le uniche volte che in casa non c'era silenzio erano quelle in cui Trevor urlava e mi picchiava. La casa si riempiva di urla, suppliche e tanto dolore, perché in fondo se lui mi ha uccisa dentro è solo perché è morto con mia madre. Io sono la sua fotocopia e questo lo fa imbestialire, lui mi odia perché io non sono lei e non potrà mai riaverla indietro. Se quella volta si spinse oltre... fu solo perché voleva riaverla vicino ancora una volta, e mentre lui mi uccideva, mi privava della mia libertà, i suoi occhi piangevano disperati, morti di ogni sentimento se non il dolore.

"Dolore: Stato o motivo di sofferenza spirituale, spec. se provocata da una realtà ineluttabile che colpisce o condiziona duramente il corso della vita."
Il dolore mi accompagna da ormai quattro anni. E no, non mi riferisco al dolore dovuto ad un ginocchio sbucciato o al cuore spezzato delle medie, ma ad un altro tipo. Io mi riferisco al dolore quello vero, quello fresco, quello che non si spegne mai veramente. Eppure, ogni giorno mi alzo pensando a come andare avanti e mi chiedo perché, perché andare avanti? E mi rispondo che non esisto solo io, che ci sono Amber e Kevin e persino Oliver a starmi vicino. Mi rispondo che se me ne andassi anche io, il mio dolore mi accompagnerebbe comunque, perché mi lacera l'anima e non c'è via di scampo.

E io ci penso al ventiquattro novembre 2013. Ci penso alle sue mani sul mio corpo. Ci penso alle sue lacrime che mi bagnano il viso mentre la sua barba sfrega sulla mia guancia. Io mi ricordo tutto. Ogni.Singolo.Tocco. è impresso nella mia mente.

"Alex! Alex!" Amber mi scuote la spalla facendomi sbattere le ciglia in due battiti veloci. "Mmh?" mi volto. "Bentornata nel nostro mondo, a che pensavi?" domanda. "Ai lunedì." Rispondo. "Mmh, bello. Comunque! Vuoi che ti accompagni io in palestra fra poco?" "Certo, grazie." Le sorrido dolcemente. "Bene allora, Tami è arrivata, noi possiamo andare. Vai a prepararti." Dice. "Perfetto. Ci vediamo tra cinque minuti davanti alla porta?" chiedo. "Ja." Mi risponde. "Magari dopo mi spieghi anche perché mi rispondi in tedesco." Rido, per poi spingere la porta dietro al bancone ed entrare nello stanzino dove di solito noi dipendenti lasciamo le nostre cose.

Me: Questo capitolo l'ho utilizzato per uno spazio interamente dedicato ad Alex, per farvi capire un po' come la pensa, cosa prova... Lasciatemi un commento e fatemi sapere che ne pensate voi invece. Alla prossima! X

Smash Into You || H. S. || A.U.Where stories live. Discover now