1. Hogwarts: Nuova casa, nuova vita

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Prologo.

Liv guardò il suo orologio da polso: le 15.30.
Ancora mezz'ora e il quarto anno a Ilvermorny sarebbe finito, l'estate sarebbe finalmente iniziata.

Si passò nervosamente una mano tra i capelli, facendo ticchettare la gamba sotto il tavolo.

La campanella suonò, e venti sedie strusciarono a terra nello stesso istante, segnalando che tutti gli studenti si stavano alzando, causando un gran baccano.

"Vi auguro buone vacanze, ragazzi. Ci vediamo l'anno prossimo." La professoressa di Storia della Magia salutò gentilmente gli alunni di Wampus e Serpecorno***.

Liv uscì dalla classe con la sua borsa tracolla, e prese la strada più corta per l'uscita del Castello, dove avrebbe trovato suo padre ad aspettarla.

"Parker!" Ci risiamo.

In piedi alle sue spalle, Alexa Davis, la ragazzina purosangue più viziata e fastidiosa che fosse mai subentrata nella giovane vita di Liv.

Sin dal primo anno si era auto-affermata reginetta dei Wampus, ma Liv le aveva sempre dato filo da torcere, aggiungendo automaticamente il suo nome alla lista nera di Alexa.

Liv si voltò con sguardo gelido, e sbuffò.

"Che vuoi Davis?"

La mora sorrise aspramente.

"Ci vediamo l'anno prossimo, eh?"
Alexa aprì la bocca per continuare la sua frase, ma Liv inarcò un sopracciglio.

"Umh, sarebbe preferibile se non lo facessimo." "Mi dispiace, Alexa, so che sarà difficile per te non potermi vedere tutti i giorni." la interruppe, con espressione ironica sul volto.

Si allontanò prima che la ragazza potesse ribattere.

In quel momento la professoressa Smith passò per il corridoio.

"Passa buone vacanze, allora!" Liv finse un sorriso furbamente.

La mora borbottò qualcosa e poi si girò dall'altra parte.

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Inizio.

|| 31 luglio 1975, New York ||

"La vita fa schifo." Aveva scritto Liv sull'ultima pagina del suo diario, prima di gettarlo nelle fiamme ardenti del camino.

Di lì a poco avrebbe iniziato il quinto anno di quella stupida scuola di magia: niente amici, niente vita sociale, figuriamoci un ragazzo.

Se fosse morta, probabilmente nessuno se ne sarebbe accorto, pensò, mentre accarezzava seduta sul letto di camera sua il suo gufo Ares, che salterellava qui e là per la gabbietta; quando sentì qualcuno smaterializzarsi al piano di sotto.

'Finalmente sono arrivati' pensò, riferendosi ai suoi genitori che erano partiti la mattina presto per ordine del Ministero, a causa di un problema con un drago diretto a Londra (si era liberato durante il tragitto  e ora volava nei cieli di New York)

Così si affrettò a scendere le fredde scale di marmo e si diresse nel suo soggiorno, non trovando però chi si aspettava.

Suo fratello era in piedi al centro della stanza che fissava il pavimento con le lacrime agli occhi; tra le mani, teneva qualcosa che Liv riconobbe subito: era la bombetta di suo padre.

R U mine? || sirius black Where stories live. Discover now