Neve E Cenere | MARVEL โถ

By Nadja-Villain

181K 11.3K 1.5K

Astrid non รจ un'eroina e non si aspetta che il mondo la acclami. รˆ anarchica, polemica, insubordinata, curios... More

๐—œ๐—ก๐—ง๐—ฅ๐—ข๐——๐—จ๐—ญ๐—œ๐—ข๐—ก๐—˜
1 . Criminale
2 . La fine
3 . Buone maniere
4 . Andare avanti
5 . Reputazione
6 . Ostacoli mentali
7 . Vuoto
8 . Gioco di maschere
9 . Allucinazioni
10 . Minaccia latente
11 . Folgorazione
12 . Beviamoci su
13 . Un pugno di umiltร 
14 . La veritร  brucia
15 . Non disubbidirmi
16 . L'asso nella manica
17 . Casta Diva
18 . Mutaforma
19 . Ottimo lavoro, soldato
20 . Che cosa sei?
21 . Vecchi amici
22 . Una tuta su misura
23 . Mondi lontani
24 . Fiamma vivente
25 . Lavoro di squadra
26 . Concludi il compito
27 . Passaggio segreto
28 . Veleno
29 . Via di ritorno
30 . Boccata d'aria
31 . Esca
32 . Diversivo
33 . Attenzione alle paure
34 . Spietata coscienza
35 . Una squadra, una famiglia
36 . Di nuovo soli
37 . Solo un ripiego
38 . Proposta indecente
39 . Il peso delle parole
40 . Anime spoglie
41 . Rosso
42 . Irriducibile
43 . Vulnerabilitร 
44 . Punizione
45 . Torto o ragione
46 . Parco giochi
47 . Sul filo del rasoio
48 . Resurrezione
49 . In trappola
50 . Tortura eterna
52 . Esperimento umano
53 . Fuoco e sangue
54 . Ordini dall'alto
55 . Tattiche di fuga
56 . Trovare la propria strada
57 . Fantasmi
58 . Rivelazione
59 . Ci siamo sfiorati
60 . Potere
61 . Lo ucciderai
62 . Insegnami
63 . Benzina
64 . Fino alla fine
65 . Formicolii
66 . Solo un'ossessione
67 . Ora o mai piรน
68 . Digli che aveva ragione
69 . Gravitร 
70 . Una nuova luce
๐—ฆ๐—˜๐—ค๐—จ๐—˜๐—Ÿ: ๐—ก๐—˜๐—•๐—•๐—œ๐—” ๐—˜ ๐—ง๐—˜๐—ก๐—˜๐—•๐—ฅ๐—˜

51 . Bianco

1.6K 102 15
By Nadja-Villain

Seguivano le pareti perfettamente levigate, dipinte di un grigio intenso e opaco, tagliate da una sola, lunga, sottile striscia gialla a media altezza che, sotto le lampade al neon che accentuavano il contrasto, appariva quasi fluorescente. Ogni porta era esattamente uguale all'altra. Si susseguivano anonimamente come i volti coperti dai caschi delle sentinelle ingessate di fronte ad ognuna di esse, imbracciando sofisticate armi con lo stampo dello SHIELD che rifletteva la luce. I passi secchi e serrati rimbombavano assieme alle imbracature, il tessuto strusciava contro le divise antincendio, senza ombra di dubbio rivestite in vibranio.

In quel momento, Astrid decise che avrebbe odiato per sempre quel materiale. Non riusciva a percepirne quelle che lei chiamava vibrazioni termiche. Dalla consistenza assomigliava al metallo, ma al suo sensibile tatto suonava come una plastica molto densa o alla gomma. Niente conduzione termica, nessuna fluttuazione energetica. Solo un insignificante e immutabile silenzio contro le onde di calore che si scuotevano attorno. 

Negli anni in cui aveva imparato a gestire i poteri, aveva imparato a riconoscere i vari elementi secondo una precisa classifica tra quelli più "rumorosi" che provocavano o erano soggetti a maggiori vibrazioni e che conducevano energia più facilmente, a quelli senza alcuna proprietà termica, “silenziosi”.

Il vibranio era una lega strana. Per tutto il tempo in cui l'aveva indossato attraverso la preziosa tuta di Stark, l'aveva sopportato solo perché non era direttamente a contatto con la pelle. La fibra sottile era impercettibile, ma per lei che era abituata a ricevere una risposta di calore da ogni tessuto e materiale, a mano a mano che il tempo passava, cominciava ad essere pesante. Il fatto che dovesse portarsi dietro una sorta di corazza che non le permetteva di far traspirare la sua energia, agendo ermeticamente come una pellicola, le pesava come se le limitasse i movimenti. A volte pensava fosse quasi meglio togliersela e correre il rischio di bruciare i vestiti.

Non sapeva perché in quel momento la sua mente l'avesse portata a pensare alla tuta e soprattutto a lui, di nuovo. Non era sicura che sarebbe riuscita a parlargli ancora, nemmeno con l'aiuto del Capitano. Iniziava a credere che Steve avesse sbagliato i suoi calcoli sul piano, su di lei. Forse la stava sopravvalutando. Rischiava il pericolo di rimanere deluso un'ennesima volta. Si aspettava veramente che sarebbe riuscita a scamparla da tutte quelle guardie armate, bluffando su una forza che non aveva, considerando le voragini che si aprivano nel suo ventre ad ogni movimento? Certo, lei era la regina delle ribelli. Mai una volta era rimasta intrappolata troppo a lungo, era sempre riuscita ad ingegnarsi per evadere. Ormai era un'esperta. Il suo occhio adesso, schizzava discretamente da una parte all'altra dell'ambiente in cerca di una porta d'uscita. Non si aspettava che trovasse l'insegna "Exit" e sicuramente nessuno le avrebbe mostrato la via per darsela a gambe. Probabilmente avrebbe dovuto ripercorrere di nuovo l'intero corridoio e ritornare nell'ala principale.
Il suo peggior incubo claustrofobico si stava concretizzando.

Si lasciò scortare a braccetto, senza fiatare, sino all'ultima porta del corridoio, l'unica non numerata.

Fury scannerizzò il cartellino di riconoscimento ed esibì il bulbo oculare buono, subito dopo aver digitato il codice d'accesso sul tastierino. Le doppie ante d'argento si separarono.

Astrid strizzò le palpebre. Gli occhi si erano abituati alla penombra e tutta quella luce bianca che improvvisamente l'abbagliava le provocò un leggero e temporaneo mal di testa. Che fosse tutto previsto per farla intontire?

Superò anche quel tunnel di metallo dai muri concavi, che ipotizzò fossero costituiti anch'essi da lastre in vibranio. Intravide i riflessi neri tra le ciglia quasi del tutto serrate, la piccola armata che la seguiva attenta e la figura imponente del Comandante che cercava di non guardare con troppo rimorso.

Tutto il design, assieme al lungo cappotto in pelle alla Matrix che le svolazzava davanti ai piedi, la indusse a domandarsi se non fosse stata proiettata in qualche film di fantascienza. Invece era tutto reale. Era reale la gabbia di vetro situata nel perfetto centro della nuova stanza. Era reale persino il trono affatto invitante al suo interno, uno strumento di tortura tecnologicamente avanzato, che - se ne rese conto in quel momento - avrebbe ospitato il suo sedere per un tempo paurosamente indefinito. La dovettero spingere in avanti, perchè i suoi piedi scalzi si erano incollati al pavimento.

-Perquisitela.

Un coro di scocchi risuonò tutt'intorno a lei: i soldati la accerchiarono, puntarono le loro armi alla sua figura. Uno di loro si tolse il casco, dal quale si sciolse una chioma bionda. Le liberò i polsi, ordinandole di tenere le mani alzate e cominciò a tastarle i pantaloni. Astrid alzò le braccia, non prima di aver fatto scivolare la chiave nella manica, mentre le mani della donna, spoglie dai guanti protettivi, le perlustravano il busto. Scrollò un poco il bacino, simulando un brivido mentre la chiave le scivolava sotto la canottiera. Sistemò i pantaloni che le stavano crollando con un gesto veloce.

-Su le mani! – urlò la soldatessa.

Astrid scattò subito.

-Va bene, va bene. Mi stavo solo sistemando.

L'agente bionda parve scontenta nel trovarla pulita. Fece un doppio controllo.

-Vuoi palparmi anche il sedere?

La donna fece una smorfia e la indirizzò nella cella con forza, l'estremità della canna della pistola contro i reni. La fece sedere e le chiuse i polsi in un paio di spesse cinghie lucide. Lo schienale era rigido e per nulla confortevole. I piedi erano sollevati da terra con una pedana. Anch'essi furono incatenati con un paio di anelli attaccati alla poltrona. Da sopra la testa, si abbassò un corpetto metallico che andò a fissarsi a livello dei fianchi, con un colpo secco che andò a pizzicarle la pelle.

-Che gentilezza!

La bionda le lanciò uno sguardo nero, mentre controllava che niente potesse muoversi o scollegarsi, con movimenti forzati e mascolini.

-Ringrazia per questa gentilezza. Quelli come te non dovrebbero avere un trattamento riservato.

-Questo è un trattamento riservato?

La donna si appoggiò allo schienale e piantò il suo muso appuntito vicinissimo al suo.

-Se fosse per me ti avrei conficcato un dardo soporifero in fronte.

-Agente Pherb? – si sentì chiamare da dietro.

-Hai ucciso nove uomini dei nostri. Tu e il vostro amico venuto dallo spazio, siete una piaga. Ma finirà presto, te lo prometto.

-Non ero in me e Loki non c'entra niente.

-Certo, come no.

-Agente Pherb, concluda senza fiatare e si allontani dal soggetto!
– squillò la voce di Fury.

L'agente Pherb si cucì la bocca, premette un bottone e tornò in posizione.

Fury fece qualche passo agganciando le mani dietro la schiena. Si schiarì la voce.

-Ci sono telecamere microfonate dentro e fuori da qui. Esse registreranno ogni parola del nostro dialogo che potranno essere riportate in sede di tribunale. Speravo di non arrivare a tanto ma non mi hai lasciato altra scelta.

-Cos'è questo posto?

-Una cella di detenzione per soggetti speciali, una sistemazione temporanea, ma è piuttosto adatta nel caso in cui tu...

-Impazzisca e faccia esplodere tutto?

-Vorrei ragionare assieme a te su quanto accaduto.

-Non ho aggredito Tony. O meglio, non volutamente. Non ero io. Non ero in me.

-Eri sotto il potere dello Scettro?

-Credo di sì.

-È stato Loki a costringerti ad attentare alla vita di Tony Stark?

-No.

-E chi è stato?

-Non lo so! Non l'ho visto! Stavo dormendo! Mi sono svegliata e attorno a me era un macello, era tutto pieno di sangue e cadaveri, bruciava tutto e Tony era a terra. Ho provato a salvarlo. L'ho congelato perché non morisse, suppongo, la sua armatura era difettosa, continuavano a spararci. Ero confusa. I miei poteri sono impazziti. Non sono stata io. La prego, mi creda.

Fury soppesò la risposta.

-E poi cos'è successo? Dove ti sei diretta? La macchina di Tony è sparita.

Astrid aveva le spalle al muro. Il suo cervello iniziò ad elaborare una giustificazione dopo l'altra, ma nessuna sembrava potesse essere all'altezza della soddisfazione dello sveglio Comandante. Sapeva che ogni volta che ometteva la verità era sempre più vicina a scivolare in un passo falso, ma era il suo dovere. Era solo lei l'imputata e doveva continuare ad essere così. Cercò di ricordarsi come si era mossa per inventarsi una storia.

-Ho messo il pilota automatico. Non riuscivo a camminare e a rimanere in piedi e mi sono messa in macchina. Non ricordo cosa sia successo dopo, sono svenuta.

-Ma l'auto si è fermata. Dove?

-In mezzo a un campo. Non aveva più carburante e si è fermata. E poi è apparso Loki.

-E cosa vi siete detti?

-Non ricordo.

Fury sospirò profondamente. Si appoggiò alla poltrona.

-Sullivan, questo non è un gioco. Non ti rendi conto di quante cose stai perdendo con le tue azioni sconsiderate? Disubbidisci, menti, scappi, ti allei col nemico, torni indietro, quasi uccidi un membro della squadra e tutto questo non ti smuove. Perché? Che cosa cerchi di ottenere?

Astrid fissò l'occhio buono di Fury. Un abisso nero e vorace. Le dispiaceva mentirgli, così gli disse una verità.

-Risposte.

-Su cosa?

-Su chi sono. Sulla mia infanzia. Sui miei incubi. Sul perché mi avete tenuto all'oscuro di tutto.

-Perché è importante solo adesso?

-È sempre stato importante.

-Cos'è cambiato?

-I miei incubi, l'antidoto, il gigante di fuoco, stanotte, Loki... Ogni evento mi sta spingendo verso cosa lo SHIELD... - si fermò un attimo: Fury era lo SHIELD. Stava per accusarlo gravemente, ma alla fine era la verità - mi sta nascondendo su di me.

Fury voltò la testa come per guardare un ricordo passare.

-Quando ti ho inserita nel progetto sapevo che c'era qualcosa che ti avrebbe distinta dagli altri, ma non pensavo di scoprirti così ostinata. Dopo tutti questi anni riesco ancora a stupirmi per il fatto che la percezione del rischio sia una prerogativa unica dell'essere umano, in quanto mortale. Per quanto possiamo fingere che non sia così, viviamo su due livelli diversi. E mi dispiace molto.

Astrid si mosse nella gabbia per afferrare l'attenzione del Comandante che si allontava dalla sua gabbia.

-Cosa vuol dire questo discorso? Dove sta andando? Mi lascia qui?

-Dottor Hoffmann, prego.

Le porte della stanza si aprirono in un soffio e apparve un completo nocciola che sapeva di antico sotto un camice lungo e bianco.

-Fury! - urlò Astrid con tutto il fiato che aveva in corpo mentre il Comandante le voltava le spalle. Una terribile sensazione di abbandono e smarrimento la agguantarono. Qualcosa le disse che il vero interrogatorio stava per iniziare. Le porte si chiusero emettendo il “clack” della serratura.

-Queste non ci servono.

Lo scienziato aveva un orribile accento tedesco. La luce illuminò il volto di un uomo piuttosto giovane rispetto al bianco della sua chioma. Aveva il volto scavato e rugoso di un cinquantenne, gli occhi stretti e brillanti. Anche l'andatura e la corporatura non erano affatto quelle di un anziano.

Il dottor Hoffmann si appoggiò al bracciolo della sedia, con fare familiare.

-Ciao, Astrid. Ti ricordi di me?

Continue Reading

You'll Also Like

82.1K 2.9K 50
Nella scuola di Amici 23 รจ sempre primavera, questo si sa, ma non per Ginevra che non ha di certo intenzione di distrarsi dal suo obiettivo. Il prob...
42.4K 2.1K 33
Dove Camilla Leclerc e Lando Norris scoprono cosa c'รจ oltre la linea sottile che divide il punzecchiarsi e l'amore. Non possono o meglio non vogliono...
53.5K 2.2K 30
Avete mai fatto dei film mentali su Robert Downey Jr.? O su Tony Stark? Beh io si e molti anche ebbene ringraziamo od odiamo,vedete voi,questi film m...
26.3K 1.5K 33
[in fase di revisione] [โœ”๏ธ capitoli revisionati] Il Soldato d'inverno si era finalmente liberato del suo passato, lasciandosi alle spalle quei vecch...