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pov's Jessica
Sono passate due settimane da quando ho dormito insieme a Cristian, da allora non mi ha più rivolto parola, non mi ha dato più ordini e non mi ha più insultata. Non so se essere felice, o essere triste, nonostante questo, continuo a pensarlo. So che dovrei smettere, ma non ci riesco. Ho provato ad uscire con altri ragazzi, ma quando arrivavo al bacio, non sentivo quelle sensazioni che provo con Cristian. Forse dovrei lasciar perdere all'amore, e concentrarmi più su me stessa, forse solo così potrò dimenticarlo, infondo non c'è cosa più brutta di un'amore non corrisposto.
Suona la sveglia, anche se sveglia già lo ero. Ormai sono notti che non dormo. Non so il perché, ma appena mi siedo sul letto, comincio a pensarlo. Spero che questa "fase" passi presto.
Come le solite mattina, mi preparo e vado a fare colazione. In questo ultimo periodo, ormai Melissa e Robert non li vedo più, ma non mi importa più di tanto. Certo, gli sono grata per avermi adottato, ma sto meglio da sola. Scendo di sotto e trovo Cristian che posa i piatti in tavolo. Mi siedo in tavola e inizio a mangiare, sparecchio e torno di sopra. Come ho detto prima, non mi ha più rivolto parola, e di conseguenza neanche io a lui. Dopo essermi preparata, aspetto un messaggio da Aly, ma non mi arriva. Dopo un po', guardo l'orario e sono le 7:45, strano, Aly non aveva mai fatto così tardi. Decido di chiamarla, ma risponde la segreteria. C'è un'unica soluzione per andare a scuola, e senza pensarci troppo per poi cambiare idea, mi trovo a bussare sulla porta della stanza di Cristian. Apre la porta e mi guarda storto.

«che c'è?» parla in tono freddo, distaccato. Alzo gli occhi al cielo per la sua arroganza.

«Alyssa non è passata a prendermi, mi dai un passaggio?» parlo anch'io con un tono distaccato. Sbuffa e mi oltrepassa con lo zaino sulle spalle.

«muoviti, non vorrei arrivare in ritardo per colpa tua» urla scendendo le scale.
Come avevo detto, è rimasto il solito stronzo.

Usciamo fuori di casa e salgo sopra la moto. Accende il motore e parte. Arriviamo a scuola pochi minuti dopo, quella moto andava proprio veloce. Ad un certo punto pensavo che sarei caduta, ma preferivo cadere che appoggiarmi a lui. Scendo dalla moto e noto che in cortile non c'è nessuno.

«ma oggi si andava a scuola?» domando voltandomi verso Cristian, il quale alza gli occhi al cielo e si avvia verso il cancello, seguito da me.

«no, mi hai solo fatto fare tardi!» urla per farsi sentire. Guardo l'orario sul mio iPhone, e in effetti, erano le 8:15. Com'è possibile che abbiamo fatto così tardi?
Entriamo nell'edificio e veniamo fermati dal bidello che si piazza davanti a noi.

«in ritardo eh? In punizione!» esclama per poi ridere.

«In punizione per un ritardo? Stiamo scherzando?» urla Cristian. In effetti, aveva ragione. Era esagerato darci una punizione solo perché eravamo entrati in ritardo.

«per caso ne vuoi due di punizioni, Smith? Trovatevi tutte e due nell'aula di informatica, dopo la fine delle lezioni» sorride vittorioso il bidello. Che faccia da schiaffi. Cristian sbuffa e si avvia verso la sua classe ed io verso la mia.
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Le ore passano in fretta, e non ho smesso di pensare che io e Cristian saremo nella stessa stanza per un paio d'ore. Sono in ansia, non so il perché, tanto sono certa che ci eviteremo soltanto. La campanella dell'ultima lezione suona ed io invece di radunarmi fuori insieme agli altri, vado in sala informatica. Dopo circa due minuti dal mio arrivo, si presentano un'altra ragazza bionda con gli occhi castani, ed un ragazzo palestrato con occhi verdi e capelli marroni. Mi siedo al penultimo banco e il ragazzo si accomoda affianco a me. La cosa non mi infastidisce, io non penserò a lui e lui non penserà me, almeno credo. Pochi secondi dopo, entra anche Cristian e si posiziona dietro di me, senza degnarmi di uno sguardo.
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Fine 19 capitolo.

Un amore impossibile Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora