Il vero nemico

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Per pubblicare questo capitolo mi ci è voluto un bel po', ma ci siamo!

Nel frattempo, Tina si dedicò all'esplorazione di quel luogo sconosciuto. Non aveva dato il tempo al mercante di dire dove fossero, e cominciava a pentirsene. Tutte le stanze erano identiche, completamente bianche e arredate con il minimo indispensabile. In quasi tutte c'era almeno un letto. Doveva trattarsi di una specie di ospedale. C'era una persona, in realtà, che aveva bisogno di incontrare: Martha. Doveva essere lì, da qualche parte. Vagò senza meta per un tempo indeterminato, perdendosi in continuazione in quel dedalo di corridoi. Stava per rassegnarsi quando la ragazza apparve proprio davanti a lei. Camminava a testa bassa, e quasi non fece caso a lei. Per certi versi le ricordò Credence, e provò una specie di moto di compassione nei suoi confronti. Quello che aveva fatto non era importante, era stata costretta a farlo, o avrebbe perso la sua unica famiglia. Del resto, lei non avrebbe fatto lo stesso? Non era Martha il vero nemico.

-Ciao, Martha... come va?- lei sollevò il capo, e la guardò con gli occhi lucidi. Sembrava quasi intimorita, come se Tina le stesse puntando una bacchetta contro. –Cos'hai? Forse posso aiutarti...- nessuna risposta. Sembrava quasi non sentirla. –Martha, ne vuoi parlare?- le chiese Tina, ma la ragazza indietreggiò e non rispose. Poi, però, sembrò ripensarci. Alzò la mano. Il palmo era scuro. Se Tina non fosse stata a conoscenza del significato di quel marchio avrebbe potuto benissimo scambiarlo per sporco. Questo poteva significare solo una cosa: Era lei Martha Steward. Proprio come sospettava.


Newt si lasciò scivolare silenzioso nella valigia, attento come se il minimo rumore potesse risvegliare i suoi demoni. Aveva bisogno di stare da solo per un po'. Si sedette su una pericolante sedia di legno nel capanno e appoggiò i gomiti alla scrivania disordinata. Prontamente, Dougal gli balzò al collo. Newt sorrise amaramente e prese in braccio il Demiguise. Se lo appoggiò sulle gambe e prese ad accarezzargli il morbido pelo argenteo. Presto si addormentò, e Newt rimase solo con i suoi pensieri, lo sguardo perso nel vuoto.
La morte di Leta gli sembrava profondamente ingiusta; lei non era cattiva, lo sapeva, cercava solo di combattere per ciò in cui credeva. Per ciò in cui Grindelwald l'aveva convinta a credere, si corresse. Non era arrabbiato con lei, non ci riusciva. Non era lei il vero nemico, pensò, proprio nell'istante in cui Tina pensava la stessa cosa di Martha. Forse non avrebbe mai più amato Leta, ma si sentiva profondamente in colpa. Era stato lui ad ucciderla. Forse se non avesse perso ogni contatto con lei non sarebbe diventata quello che era diventata, e a quell'ora sarebbe stata ancora viva... rimase a rimuginare su quell'unico punto forse per ore, a un certo punto si arrese anche alle lacrime, ma alla fine decise di alzarsi. Del resto, che senso aveva disperarsi per qualcosa che non poteva cambiare? Dougal intanto si era svegliato, e fissava Newt con i suoi occhioni tristi, come se potesse capirlo.
-Come stanno i ragazzi?- gli chiese il Magizoologo. Il Demiguise continuò a fissarlo, poi saltò giù dalle sue gambe e saltellando uscì dal capanno. Guidò Newt fino al nido degli Occamy, e lo indicò tutto fiero.
-Pare che il mio baby sitter preferito abbia fatto di nuovo un ottimo lavoro...- lo gratificò Newt, accarezzandogli il pelo sulla testa. Poi si diresse verso gli Occamy
-Mamma è qui...- annunciò, mentre offriva qualche scarafaggio alle Creature. Visitò anche tutti gli altri animali, concludendo il giro nell'habitat che un tempo aveva ospitato Frank. Rimase a fissare malinconico la pietra ormai deserta. Chissà se stava bene... aveva pensato molto a lui; da quando l'aveva lasciato andare la Valigia non era più stata la stessa, e mai lo sarebbe stata. Eppure a New York aveva perso un Tuono Alato per trovarne un'altra, e c'era qualcosa di profondamente simbolico, e in un certo senso poetico in questo. Gli risuonò nella mente quello che Queenie gli disse quelli che sembravano secoli fa: "lei sapeva solo prendere. Per te ci vuole una che sa dare..." Solo adesso capiva realmente le sue parole. Forse Queenie aveva ragione: non era di Leta che aveva bisogno. Non aveva bisogno di colei che gli aveva tolto tutto, compresa la sua felicità, e che continuava a farlo. Aveva bisogno di colei che mai, mai si sarebbe tirata indietro davanti a nulla, e avrebbe continuato a lottare per ciò in cui credeva. Aveva bisogno di colei che innumerevoli volte si era dimostrata pronta a difenderlo e a dare anche la sua vita per lui. Aveva bisogno di una che sapeva dare. Aveva bisogno di quel Tuono Alato. Aveva bisogno di Tina Goldstein.
Era perso in questi pensieri quando sentì bussare. Sobbalzò.

Sollevò lo sguardo: la valigia era aperta, e si intravedeva parte della stanza in cui si trovava. Il volto di Queenie fece capolino.

-Newt... posso entrare?- chiese esitante. Newt annuì e lei entrò. –la tua mente stava facendo così tanto chiasso che quasi non riuscivo a pensare...- spiegò appena messo piede a terra

-Perdonami, non era mia intenzione...-

-Va tutto bene. E smettila di scusarti per qualunque cosa!-

-Ok, scusa...- Queenie gli rivolse uno sguardo stizzito, che subito si addolcì

-Teen ha ragione, sei troppo prezioso per questo mondo...- commentò Queenie a bassa voce. Newt la sentì e rimase sbigottito: davvero Tina pensava questo di lui? Queenie sembrò non far caso al suo stupore,si sedette e si guardò intorno. Il suo occhio si soffermò sulla piccola cornice sulla scrivania di Newt che aveva ospitato la foto di Leta, e dalla quale ora si affacciavano i due volti sorridenti di Newt e Tina.

-Hai saputo di lei, vero?- chiese Queenie riferendosi a Leta. Newt si rabbuiò. –non dovresti preoccuparti così, comunque...- gli consigliò la Legilimens – non era più la Leta che conoscevi, lo sai benissimo. Newt, ti prego, ascoltami: non è colpa tua, ok? Questa è stata una sua scelta, nessuno l'ha costretta a diventare il braccio destro di Grindelwald, e non avrebbe mai cambiato idea. Ho letto i suoi pensieri, e devi credermi se ti dico che ormai era giunta a un punto di non ritorno. Su una cosa hai ragione, però: lei non era cattiva, e forse in altre circostanze sarebbe stata diversa... non avrei voluto dirtelo per non farti soffrire, ma... hai il diritto di sapere...- sospirò –Il suo ultimo pensiero prima di... insomma... be', tu sei stato il suo ultimo pensiero. In qualche modo sapeva che le stavo leggendo la mente, e quando ha capito che non sarebbe sopravvissuta... mi ha implorato di chiederti scusa. Per tutto.- Queenie aveva paura che sapendolo il dolore di Newt sarebbe aumentato, ma fu sorpresa di sentire la sua mente immediatamente più leggera, come se le sue parole l'avessero aiutato a lasciar andare il suo ricordo. Pieno di gratitudine, Newt strinse Queenie in un abbraccio fraterno, e lei gli diede una pacca incoraggiante sulla schiena,come per fargli forza. Come Newt si era già ritrovato più volte a pensare, Tina era proprio fortunata ad avere una sorella come lei.

Ce n'è solo uno come te (completa)Where stories live. Discover now