Non venite

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Sebastian misurava a grandi passi il locale, preoccupato per Amélie. Quando non era tornata si era allarmato incredibilmente, e la sua ansia continuava a crescere. Le sue ricerche erano state inutili, e sperava davvero che a Newt e ai suoi amici sarebbe andata meglio. Non poteva pensare a cosa avrebbe fatto se le fosse successo qualcosa. Si accasciò sulla sedia dietro al bancone, quando un pezzo di carta piegato attirò la sua attenzione. Lo aprì: era stato scritto di fretta, le lettere erano appena leggibili: "Ne venez pas". Erano tra le parole che Amélie gli aveva insegnato. Tutto quello che gli aveva detto non era stato casuale, ora che ci pensava: era furba, eccome se lo era... Ci mise un attimo a tradurre: non venite. Non venite... questo poteva significare solo una cosa: non era stata lei a segnare quel punto sulla cartina. Era una trappola, ma ormai era troppo tardi: erano già andati. Doveva trovarli alla svelta.

Queenie stringeva ancora la corda tra le mani quando sentì la voce. Seppe chi era prima ancora di girarsi: riconobbe il modo quasi violento in cui chiudeva la mente, costringendo tutte le emozioni all'esterno. Aveva quel ghigno crudele sulle labbra, e il polso era attraversato da una terribile cicatrice, di una perfezione disarmante: di certo era stato tagliato volutamente con la magia. Tra di voi ci sarà qualcuno che ha già capito di chi si trattava: ebbene, stiamo parlando del mago che conoscete come Dolohov.
Dopo l'inconveniente che l'aveva portato in un vicoletto sperduto di New York, più morto che vivo, con un taglio infertogli dalla seguace favorita di Grindelwald, era riuscito, in qualche modo, a salvarsi. Aveva vagato in incognito, finché non si era imbattuto in una strega che gli aveva dato alcune preziose informazioni che gli avevano permesso di arrivare a loro. O meglio, che avevano permesso a loro di correre dritti da lui. Era stato semplice: avevano fatto tutto da soli, lui aveva solo indicato loro la strada... e così eccoli lì. Non doveva fare altro che consegnarli a Grindelwald. Prima che potessero fare il minimo movimento i polsi dei quattro erano circondati da pesanti manette. Trascinarli sarebbe stato praticamente impossibile, ma niente convince la gente come un po' di paura. E cosa li avrebbe spaventati più di ogni altra cosa? Conosceva i ragionamenti di quelle persone pateticamente altruiste,  al punto da sfiorare il ridicolo. Gli sarebbe bastato minacciare uno di loro, ed eccoli tutti a strisciare ai suoi piedi. I Babbani, si sa, sono più vulnerabili, e Dolohov sapeva che uno di loro lo era. Per esclusione, doveva essere quello grosso, quindi fu lui che prese. Lo spintonò al centro della piccola sala, in modo che tutti potessero vederlo, e sollevò la bacchetta.
-Venite con me e non gli torcerò un capello.- ma loro non si mossero.
-Vediamo un po', quale maledizione dovrei usare...?- disse con cattiveria, con una finta aria pensante, ma loro rimasero dov'erano. Queenie si mordeva l'interno della guancia, in pena per Jacob, ma non poteva muoversi.
-D'accordo...- continuò lui, sollevando un dito -andiamo sul classico.-
La maledizione Cruciatus colpì Jacob, investendolo di un dolore come non ne aveva mai provati prima, dolore che arrivò direttamente a Queenie, come se lei stessa ne fosse stata colpita. Era terribile, straziante, come essere pugnalati migliaia di volte, senza sosta. Queenie urlò, chiamando disperatamente Jacob, la voce strozzata.  Sentire le sue urla sofferenti fu per lui una tortura peggiore di quella che stava subendo, avrebbe voluto correre lì e confortarla. Se solo avesse potuto...
A un certo punto tutto intorno a lui iniziò a diventare ovattato, i contorni delle cose apparivano sfumati. Dunque era questo morire? In quel momento accettare l'abbraccio del sonno eterno gli avrebbe fatto comodo, ma si rifiutò di lasciarsi andare: non poteva lasciare Queenie. Tentò di rimanere vigile e pensare lucidamente, ma questo gli provocava solo più dolore. Era incredibile come una cosa capace di creare tante meraviglie potesse infliggere anche tanto dolore. Forse l'idea di magia che si era fatto, pensò Jacob tra una fitta e l'altra, era completamente sbagliata. Uno spasimo più acuto degli altri interruppe il filo dei suoi pensieri, e si lasciò sfuggire un gemito.
-FERMATI!- implorò Queenie con le lacrime agli occhi -ti prego, lui non ha fatto niente di male...-
-Verrete con me?- Queenie abbassò il capo e non rispose. Avrebbe voluto accettare. Improvvisamente capì come si era sentita Tina quando ben due volte avevano tentato di convincerla a consegnare tutti loro a Grindelwald.
Non udendo alcuna risposta, Dolohov tornò a Jacob, ed ecco di nuovo il dolore atroce. Ma Jacob non mollò. Sopportò il dolore fino allo stremo, poi perse i sensi.

Quando Jacob riaprì gli occhi, si ritrovò ammanettato in un'angusta cella, senza alcuna apertura per lasciar passare l'aria. Newt, Tina, Queenie e Amélie erano nella stessa cella, anche i loro polsi bloccati dalle manette. Améile, che le portava da più tempo, aveva i polsi segnati, si intravedevano orribili graffi e ferite aperte. Queenie sentiva il bisogno di eseguire un qualsiasi incantesimo di guarigione, ma non poteva. Quando Jacob riaprì gli occhi, Queenie corse verso di lui, nonostante fosse ancora debole e le gambe la reggessero appena. Avrebbe voluto abbracciarlo e non lasciarlo mai più, ma aveva le mani legate, così gli diede un bacio e gli promise con voce rassicurante che non avrebbe mai più lasciato che gli facessero del male. Tina lanciò un'occhiata a Newt, che sembrava non prestare minimamente attenzione a ciò che lo circondava, ma mormorava delle parole in direzione del suo taschino.
-Sì, Pickett, lo so che potresti liberarci in un attimo, ma non servirebbe a niente. Come faremmo a trovare la strada per uscire da questo cunicolo? Ricordi? Il buco si è chiuso...- l'asticello emise un verso debole, atterrito -Sì, forse hai ragione...- rispose Newt.
Notando che tutti lo stavano guardando, Newt sollevò il capo e annunciò: -forse dovremmo... consegnarci.-
-No.- rispose Tina decisa -non possiamo lasciare che vinca.-
-Teen, ma come facciamo ad uscire? Siamo in trappola, non abbiamo speranza di orientarci!-
-Infatti noi non abbiamo bisogno di sperare di orientarci- disse Tina -noi possiamo trovare l'uscita, perché quel babbeo non è stato nemmeno abbastanza furbo da toglierci le bacchette!-

Ce n'è solo uno come te (completa)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora