Un viaggio in nave

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I quattro ragazzi camminarono per la nave, finché non raggiunsero una panchina all'esterno e si sedettero. Queenie non stava più nella pelle, si alzò e corse verso la balaustra, sporgendosi in avanti. Jacob, preoccupato, le prese subito il braccio.
-È molto carino da parte tua, caro, ma so badare a me stessa!- disse Queenie con una nota di fierezza nella voce. In questo era uguale a Tina, non sentiva il bisogno di qualcuno che la proteggesse.

Tina, dal canto suo, era più immobile di una statua, gli occhi fissi su un punto lontano, completamente assente, tanto che Newt per un attimo pensò che la maledizione di Grindelwald fosse tornata. Aveva il volto di un pallore mortale, che andava tramutandosi in un orribile verdognolo. D'accordo, forse il mare non le faceva proprio bene, ma lei non lo avrebbe ammesso per niente al mondo.
-Sto... sto ben...- tentò di dire, ma a stento trattenne un conato di vomito. Queenie, pronta, aprì la borsetta in cerca di qualcosa che potesse aiutarla, ma a causa della recente materializzazione c'era un tale disordine lì dentro che non riusciva a trovare la pasticca che cercava.
Prese la bacchetta e fece per usare un incantesimo di appello, ma Tina scosse la testa, incapace di parlare, mentre il suo mal di mare peggiorava visibilmente. Queenie si appoggiò sul pavimento e svuotò la borsetta, finché non riuscì a recuperare quella pillola. La diede a Tina, e poi la fece stendere. Sembrava un medico vero e proprio. Ordinò a Newt di tenerle la testa sollevata, così lui le prese il capo con delicatezza e lo mise sulle sue gambe.

Mentre Queenie raccoglieva le sue cose un uomo si avvicinò a lei.
-Posso aiutarti?- chiese
-No, grazie- rispose Queenie
-Sai, stasera non ho niente da fare...- provò, ostentando un fascino che in realtà non aveva, ma Queenie non lo lasciò nemmeno finire:
-Sì, e io sono fidanzata- tagliò corto, senza nemmeno sollevare lo sguardo. Era abituata a richieste del genere, e col tempo aveva imparato a stroncare la cosa sul nascere. Jacob alzò la mano in segno di saluto.
-Bene, allora buona giornata!- disse l'uomo andandosene.
Queenie continuò a sistemare le sue cose indisturbata, come se non fosse successo niente, e quando anche l'ultima bottiglietta fu riposta nella borsetta rosa Tina stava già molto meglio, il suo volto stava iniziando a riprendere colore.
Queenie si alzò, e appoggiò entrambe le braccia alla balaustra, guardando il mare. Il vento le scompigliava i vaporosi boccoli, e agli occhi di Jacob parve bellissima, la creatura vivente più bella che avesse mai visto. Quando ricordò che Queenie poteva leggergli la mente, era troppo tardi. Lei si girò verso di lui con una risatina
-Oh, che dolce!- esclamò
Anche Jacob rise.
-Vorrei poter leggere la tua mente come tu leggi la mia...- le confessò
-No, non vuoi- rispose lei, ancora sorridente -vedi, non è sempre divertente leggere i pensieri degli altri. Non tutti sono buoni come te...-
Jacob rimase a bocca aperta, felice che Queenie pensasse questo di lui. Lei alzò la mano per accarezzargli teneramente la guancia. Lo baciò con dolcezza, mentre le braccia di Jacob le cingevano i fianchi.

Intanto Tina era decisamente migliorata, era riuscita anche a mettersi seduta. Il suo occhio cadde su Queenie e Jacob, ma quella vista emanava un'aura così potente che fu come provare a guardare il sole. Abbassò lo sguardo imbarazzata, e Newt accanto a lei fece lo stesso.

Quando Jacob e Queenie si staccarono, si sorrisero a vicenda. Intanto Newt e Tina, rimasti sulla panchina, cercavano di fare conversazione.
-Newt, non ti ho mai chiesto... cosa è successo tra te e Leta Lestrange?- Era talmente curiosa che si rese conto di aver scelto l'argomento peggiore solo quando vide l'espressione di Newt che si faceva addolorata. Un respiro profondo, e iniziò a raccontarle tutto. Per lui fu come svuotarsi da un peso enorme. Le disse tutto, dall'odio di Leta per le pozioni, al corno di Erumpent, come si era preso la colpa e il professor Silente si era opposto alla sua espulsione. Sì, le raccontò anche del bacio che si erano scambiati il giorno prima dell'accaduto. Non riuscì a guardarla negli occhi mentre ne parlava, ma sentiva di doverle dire anche quello.
-La... be', insomma... la amavi?- Tina trovò il coraggio di porre quella domanda che la opprimeva da quando l'aveva sentito parlare di lei con Queenie. Quelle parole misero in imbarazzo entrambi. Newt dovette rifletterci un po' su: non ci aveva mai pensato.
-Io... lo pensavo. Ma ora penso di no.-
-Potevi tornare con lei... ieri avresti potuto provare ad amarla ancora. Perché non l'hai fatto?-
-Perché... perché io ho scelto te, Tina.- si lasciò sfuggire Newt, e abbassò lo sguardo. Cosa stava facendo?
Tina non si aspettava quella risposta, e rimase pietrificata. Poi anche lei abbassò lo sguardo, e arrossì. Per qualche secondo tra loro due ci fu un silenzio molto imbarazzante, che fu interrotto, con sollievo di entrambi, dalla sirena della nave, e dalla successiva apparizione di Londra in tutto il suo splendore: erano arrivati. Tina e Newt si alzarono e raggiunsero Queenie e Jacob. Le due sorelle si affacciarono emozionate, e la più piccola rivolse un unico sguardo malizioso alla più grande, che distolse lo sguardo arrossendo, poi tornarono a guardare la loro meta che si avvicinava.
La nave si fermò, e i nostri quattro protagonisti scesero, pronti per una nuova avventura.

Ce n'è solo uno come te (completa)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora