Operazione Asticello

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Amélie portò la squadra a fare un tour del suo appartamento, che non durò molto viste le modeste dimensioni dell'abitazione. Queenie sembrò apprezzare particolarmente l'arredamento, e non smetteva di elogiare ogni singolo mobile.
Quella casa era tanto piena di ricordi che Queenie si chiese come Amélie potesse viverci: le pareti erano coperte di foto, alcune si muovevano anche, e in quasi tutte facevano capolino i volti sorridenti dei suoi genitori. Nel salone c'era ancora la poltrona su cui usava sedere Claire, che, come spiegò Amélie, era rimasta praticamente intoccata, come una specie di altare: aveva persino lasciato la rivista che l'amica stava leggendo aperta alla stessa pagina. Forse non voleva davvero dimenticare. Non se la sentiva ancora di lasciarli andare, di liberarli. E come biasimarla? Queenie, però, riusciva a sentire tutto il dolore dell'amica ogni volta che la sua mente indugiava su di loro, e la causa di tutto era Grindelwald. Sentì un odio sconfinato nei suoi confronti, lo odiò come non aveva mai odiato nessuno prima, e giurò che lo avrebbe distrutto con le sue stesse mani.
-Hai una casa davvero bellissima... magari, quando tutto questo sarà finito, potremmo farti vedere la nostra a New York!- si complimentò quando il giro fu terminato.
-Grazie... mi farebbe piacere!- rispose Amélie.
Fece accomodare tutti sul divano.
-Sarà meglio parlare della missione, adesso...- osservò Tina
-Ci serve un nome in codice!- disse Queenie emozionata
-Un... cosa?- chiese Newt
-Ma sì, un nome in codice per la missione!-
-È proprio necessario?- provò a dissuaderla Tina -abbiamo cose più importanti a cui...-
-È INDISPENSABILE!- esclamò Queenie -Non possiamo continuare a chiamarla "missione-per-salvare-Credence-e-far-fuori-Grindelwald"! È troppo lungo! E noioso! Ci serve un bel nome!- Tina alzò gli occhi al cielo. Tipico di Queenie. Se si era con lei non si poteva mai sperare in qualcosa di semplice e senza fronzoli.
-D'accordo, allora quale...- un verso acuto la interruppe. Proveniva dal taschino di Newt, dal quale era spuntato Pickett.
-Pickett, fai il bravo...- lo ammonì Newt, ma lui iniziò a squittire ancora più animatamente.
-No, non credo che andrebbe bene...- ma l'Asticello nemmeno lo ascoltava, continuava a discutere con la sua vocina, che Newt sembrava comprendere senza problemi. -No, Pickett. Ehi! Non parlare così alla mamma. No, no... ah, d'accordo! Glielo dico, glielo dico!- Newt si rivolse agli altri -Pickett propone "Operazione Asticello"...- Pickett emise un verso soddisfatto. -contento, adesso?-
-Operazione Asticello... mi piace! Ottima idea, Pickett!- disse Queenie sorridendo.
-Ora che abbiamo anche il nome, possiamo andare avanti?- Chiese Tina
-D'accordo...- concesse Queenie.
-Grazie. Se siete d'accordo, direi di iniziare con un giro di ricognizione. Se Grindelwald ci sta cercando, non tarderà a farsi vivo, quindi non dobbiamo preoccuparci di lui. Sarebbe solo meglio restare uniti, perché potrebbe attaccare in qualsiasi momento e dobbiamo essere pronti. Se dovesse farsi vivo non voglio vedere atti eroici, cercate solo di salvare la pelle. Se dovesse prendervi, non provate a morire. Se per te va bene, Newt, potremmo tenere i tuoi Asticelli in tasca per liberarci se ci catturano. Intanto proporrei di concentrarci su Credence prima che possa succedergli qualcosa.- Tina era così abituata a prendere le redini della situazione che aveva completamente dimenticato di non essere la persona con più esperienza nella stanza, stavolta. Silente, però, aveva riconosciuto il grande potenziale di Tina, e annuiva con un mezzo sorriso di approvazione.
-Sì, la signorina Goldstein ha ragione.- disse semplicemente.

Si ritrovarono così a girare per le vie di Parigi, guardandosi intorno in cerca di tracce di qualsiasi tipo (e, diciamocelo, anche per godersi la bellissima città). Accanto a una panetteria molto frequentata, attaccata a un muro, Newt notò una piccola locandina, sgualcita e strappata in più punti.  Sembrava che a nessuno interessasse davvero quello che c'era scritto, perché i passanti non la degnavano nemmeno di uno sguardo.
-Guardate!- Newt richiamò l'attenzione degli altri.
Amélie tradusse immediatamente quello che c'era scritto: sembrava che in quei giorni ci fosse un circo magico a Parigi. Jacob vedeva solo un tabellone pubblicitario rappresentante una crema di bellezza, che sembrava tutto tranne la locandina di un circo, ma prima che potesse dirlo agli altri capì che quella doveva essere un'altra trovata per nascondere i maghi. Tentò di immaginare di poter vedere la locandina stregata, e quasi ci riuscì: ormai era abituato alla magia.
-Mi sembra di averlo già visto da qualche parte...- disse Queenie, sforzandosi di ricordare qualcosa di più a riguardo.
-Non è molto simile alla locandina di quel circo magico che è venuto a New York l'anno scorso?- chiese Tina. Ma certo, ecco cosa le ricordava! Di solito quando il circo passava per New York se ne sentiva parlare ovunque, e si vedevano molti più bambini in giro, ma in quell'occasione le due sorelle non avevano sentito nemmeno una parola a riguardo, come se nessuno ci avesse realmente fatto caso. Come se quello fosse un circo fantasma.
Tutti (tranne Jacob, che si accontentò della versione inventata dal suo cervello) osservarono il manifesto incuriositi: era molto colorato, ma aveva ugualmente un che di inquietante, come se nascondesse qualcosa, come se quello fosse più di un semplice circo. Erano rappresentati animali di cui nemmeno Newt conosceva l'esistenza (cosa pressoché impossibile), e maghi e streghe in pose strambe, ognuno con una peculiarità: una donna circondata da serpenti, un ragazzo che al posto degli occhi sembrava avere due torce accese e una ragazza con due teste, tanto per fare degli esempi. All'angolo, c'era una macchia scura che passava quasi inosservata tra tutte le stranezze stampate su quella carta. Poteva quasi sembrare un errore di stampa, o magari un po' di sporco, oppure il risultato delle bravate di qualche ragazzino che si era divertito ad imbrattare la locandina... eppure fu proprio su quel particolare che Silente si soffermò. Lo guardò da sopra gli occhiali a mezzaluna stringendo gli occhi, come in meditazione.
-Ragazzi, credo che stasera andremo al circo!- annunciò Silente.

Ce n'è solo uno come te (completa)Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon