La metropolitana

557 45 20
                                    

Fu Newt a guidare il gruppo per le strade di Londra, procedendo con sicurezza come seguendo una cartina invisibile. Gli altri si guardavano attorno con gli occhi spalancati, attenti a non sbattere le palpebre per non perdersi nemmeno un secondo di quella meraviglia. Londra apparve loro molto diversa da New York: sembrava più seria, ordinata, ma era come se avesse una vitalità nascosta, quasi repressa, che si percepiva nelle armoniose architetture e nei taxi che passavano di continuo.
Usarono la metropolitana, e dopo aver sceso le scale Tina si fermò ad ammirare una cartina: i percorsi dei treni erano segnati con colori diversi, in una complessa rete di linee sulle quali erano evidenziati dei punti.
-Quale prendiamo?- era leggermente disorientata, perché, nonostante ci fosse una metropolitana anche più grande a New York, non ne era mai stata una grande fan. L'aveva presa solo una volta, ed era molto piccola. Queenie era appena nata, e i suoi genitori erano ancora vivi. Ricordava di essersi spaventata a morte perché un vecchio sdentato e con gli occhi iniettati di sangue aveva cercato di attirarla con delle caramelle, e se suo padre non fosse intervenuto non sapeva cosa avrebbe fatto. Da allora aveva sempre evitato quel mezzo di trasporto.
-Dobbiamo arrivare qui- Newt indicò sulla mappa Charing Cross Road -Quindi questa è la linea che ci conviene prendere- continuò, posando il dito sulla linea blu.
Tina si voltò di scatto quando sentì un forte rumore alle sue spalle, ed ecco che il treno più lungo che avesse mai visto le si materializzò davanti.
Tina e Queenie furono le prime a salire, perché si sa, prima le signore! La prima entrò senza problemi, ma un lembo del vestito di Queenie si incastrò nella porta. Cercò di liberarsi, ma finì solo per inciampare, e il suo piede rimase bloccato nello spazio tra il treno e il binario.
-Buon Lewis...- disse a denti stretti.
Tina tentò di tirarla fuori, ma non ci fu verso. Anche i ragazzi provarono ad aiutarla, ma, proprio mentre il tacco della scarpa di Queenie stava per sbloccarsi, un rumore intermittente avvisò i passeggeri che le porte stavano per chiudersi.
-NIENTE PANICO!- urlò Newt, cercando di mantenere la calma. Tirarono e tirarono, mentre lo spazio tra le due porte diminuiva sempre di più. Con un ultimo strattone, il piede di Queenie fu libero, e lei cadde, così il suo vestito si strappò e si ritrovò a terra, le porte che si richiudevano alle sue spalle. Per Jacob e Newt non c'era più speranza di salire a bordo.

Il treno partì, lasciando Jacob disperato. Tentò di correre per raggiungerlo, ma era impossibile. Avrebbero dovuto raggiungerle alla stazione di Leicester Square, ma come? La soluzione era semplice: Newt era un mago. Aveva esitato perché Londra era affollata, sì, ma non quanto New York, e se i Babbani avessero visto due persone sparire davanti ai loro occhi si sarebbero fatti un paio di domande, non credete? Il fatto che erano in una metropolitana non faceva che peggiorare la situazione. Ma non c'era tempo per le regole, dovevano raggiungere la stazione. Newt raggiunse Jacob, che guardava con angoscia crescente l'ultimo vagone che si allontanava, e con esso la sua ultima speranza di ricongiungersi a Queenie. Gli prese il braccio senza dire niente, cogliendolo quasi di sorpresa, e insieme si smaterializzarono.

Erano quasi sole nella carrozza, escludendo una signora che sonnecchiava in un angolo e un uomo che leggeva il giornale e sembrava non fare affatto caso a loro. Queenie aveva battuto la testa cadendo, e aveva perso i sensi. Tina la distese con cura sui sedili fatiscenti, e prese la borsetta rosa che aveva ancora tra le mani, sperando di trovare qualcosa di utile. Non era una buona guaritrice, ma a scuola aveva il massimo dei voti in tutte le materie e, sebbene pozioni non fosse proprio la sua preferita, se la cavava. Ripassò mentalmente le proprietà di tutti gli ingredienti per pozioni che conosceva, selezionando quelli che le sarebbero potuti tornare utili, ma nella borsa non trovò niente di quello che le venne in mente. Poteva solo sperare che si riavesse presto. Oppure... si guadò intorno: sia l'uomo che la donna se ne stavano al loro posto senza badare a nessuno, come se le altre tre persone non esistessero affatto. Forse avrebbe potuto... no, era una follia! Poi però vide Queenie inerte sui sedili e prese la sua decisione: tirò lentamente fuori la bacchetta, e la puntò verso la sorella. Proprio in quel momento, la donna spalancò gli occhi,e Tina si bloccò di colpo, nel panico come se avesse appena firmato la sua condanna a morte. La signora, però, richiuse gli occhi: magari non aveva notato la bacchetta, o forse non le interessava, o magari crdeva di star sognando. Fatto sta che tornò al suo pisolino senza proferir parola, e Tina si affrettò a lanciare il primo incantesimo di guarigione che le venne in mente. Certo, Queenie si svegliò, ma era pallida e il naso continuava a sanguinarle. Non ebbe la forza di alzarsi, ma quando le porte si aprirono decisero che sarebbe stato meglio scendere, o non avrebbero più trovato Newt e Jacob, così Tina la prese in braccio, e prestando molta attenzione la portò fuori. La appoggiò su una panchina, e quando si girò vide Newt e Jacob che correvano verso di lei. Jacob si precipitò verso Queenie, chiamandola, e lei ebbe appena la forza di rispondere e fare un debole sorriso per tranquillizzare gli altri. Newt, invece, era concentrato sulla figura della donna, che stava uscendo dalla metropolitana.
-Tina, chi è quella?- chiese, sperando che avesse una risposta. Risposta che, purtroppo, non arrivò mai.
-Mi dispiace, Newt. Non lo so, ha aperto gli occhi una sola volta durante il viaggio...-
-Che strano, mi sembra di conoscerla... ma forse mi sbaglio.- Decise di credere di essersi impressionato, ma non cancellò dalla sua mente la domanda: Chi era quella donna?

Ce n'è solo uno come te (completa)Where stories live. Discover now