Il fabbricante di bacchette

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Perdonatemi, ho fatto del mio meglio ma ieri non sono riuscita a pubblicare. Mi dispiace davvero, ci ho provato, ma inutilmente. Forse questo capitolo nemmeno varrà l'attesa, perché mi sto ancora riprendendo dal recente blocco dello scrittore, ma cercherò di recuperare.
Ora vi lascio alla storia, altrimenti mi uccidete...

-Grindelwald... crede a questa fiaba?- Newt non riusciva a farsene una ragione: chi l'avrebbe mai detto?
-Quando ho detto che non sono mai solo storie non pensavo fino a questo punto... e se Grindelwald stesse sul serio cercando i Doni della Morte? E se... se li avesse già trovati? Se ha la bacchetta di Sambuco non abbiamo speranze contro di lui...- Tina era nel panico, ma si sarebbe detta anche quasi impaziente dal mondo in cui fremeva: come se il suo corpo rispondesse al richiamo dell'avventura.
-Dobbiamo scoprirlo. Domani è l'ultimo giorno che abbiamo a disposizione per le nostre ricerche, dobbiamo raccogliere più informazioni possibili sui Doni della Morte.-
-Cominciamo leggendo l'altra parte della fiaba- propose Tina, recuperando la pagina. Stavolta fu Newt a leggere: -La Morte si scansò e consentì ai tre fratelli di continuare il loro cammino, e così essi fecero, discutendo con meraviglia dell'avventura che avevano vissuto e ammirando i premi che la Morte aveva loro elargito.
A tempo debito i fratelli si separarono e ognuno andò per la sua strada.
Il primo fratello viaggiò per un'altra settimana o più, e quando ebbe raggiunto un lontano villaggio andò a cercare un altro mago con cui aveva da tempo una disputa. Armato della Bacchetta di Sambuco, non potè mancare di vincere il duello che seguì. Lasciò il nemico a terra, morto, ed entrò in una locanda, dove si vantò a gran voce della potente bacchetta che aveva sottratto alla Morte in persona e di come essa l'aveva reso invincibile. Quella stessa notte, un altro mago si avvicinò furtivo al giaciglio dove dormiva il primo fratello, ubriaco fradicio. Il ladrò rubò la bacchetta e per buona misura tagliò la gola al fratello più anziano. E fu così che la Morte chiamo a sè il primo fratello.
Nel frattempo, il secondo fratello era tornato a casa propria, dove viveva solo. Estrasse la pietra che aveva il potere di richiamare in vita i defunti e la girò tra volte nella mano. Con sua gioia e stupore, la figura della fanciulla che aveva sperato di sposare prima della di lei prematura morte gli apparve subito davanti.
Ma era triste e fredda, separata da lui come un velo. Anche se era tornata nel mondo dei mortali, non ne faceva veramente parte e soffriva. Alla fine il secondo fratello, reso folle dal suo disperato desiderio, si tolse la vita per potersi davvero riunire a lei.
E fu così che la Morte chiamò a sè il secondo fratello.
Ma sebbene la Morte avesse cercato il terzo fratello per molti anni, non riuscì mai a trovarlo. Fu solo quando ebbe raggiunto una veneranda età che il fratello più giovane si tolse infine il Mantello dell'Invisibilità e lo regalò a suo figlio. Dopodichè salutò la Morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, da pari a pari, congedandosi da questa vita.-
Le ultime parole rimasero sospese nell'aria e aleggiarono nella stanza per un po' prima di spegnersi. I due rimasero in silenzio a riflettere.
-Hai mai pensato a quale dei Doni vorresti?- chiese Newt, rompendo all'improvviso il silenzio -Quando ero a scuola mi sono ritrovato spesso a desiderare il mantello dell'invisibilità... la mia esperienza a Hogwarts è stata come un'enorme partita a nascondino, adesso che ci penso...-
-So che non sarebbe la scelta più saggia- disse Tina, lo sguardo perso nel vuoto -ma a volte vorrei solo quella pietra per poter riportare in vita i miei genitori...- Newt non sapeva cosa dire, si limitò a guardarla.
-...Ma mi rendo conto che non posso cambiare il passato- continuò Tina -e poi è stato molto tempo fa. La ferita non si chiuderà mai, ma col tempo ho imparato a farmene una ragione.- Newt avrebbe voluto confortarla, ma dalla sua bocca non uscì nemmeno un suono. La strinse in un abbraccio che riuscì a comunicarle più di quanto avrebbero fatto mille parole: "sono con te", diceva "qualunque cosa accada". Tina ricambiò l'abbraccio, come ad accettare il suo sostegno.
-Come siamo finiti così?- chiese Tina sorridendo quando si staccarono -io stavo solo cercando di arrestare un criminale, e all'improvviso quel criminale è diventato... insomma, non sono sicura di cosa sia diventato, comunque in qualche modo siamo diventati un "noi", se capisci cosa intendo...-
-Evidentemente era destino...- Newt ricambiò il sorriso. Tra loro scese un altro silenzio carico di imbarazzo.
-Forse dovremmo riposare...- suggerì Newt
-Sì, dovremmo...- acconsentì Tina, così tornarono insieme in stanza.
Queenie e Jacob erano seduti sul letto, e ridevano. Nemmeno il tempo di uscire dalla valigia, Queenie era già entrata nella mente di Tina, che per una volta non provò nemmeno ad opporre resistenza, anzi, la lasciò entrare: era molto più semplice che spiegare tutto a parole.
-I Doni della Morte? Sul serio? Capisco che siamo disperati, ma...- Queenie sembrava piuttosto scettica. Tina si limitò ad annuire.
-I... cosa?- chiese Jacob confuso. Queenie gli parlò in breve dei Doni della Morte, e lui ascoltava incuriosito.
-ma sono solo leggende, vero?- commentò alla fine, ma ormai non era più sicuro di nulla: un anno prima credeva che anche la magia fosse solo una leggenda. Lo sguardo negli occhi dei suoi compagni diceva tutto: no, non era una semplice leggenda.

Il mattino dopo si svegliarono di buon'ora. Inaugurarono l'ultimo giorno di ricerche con una ricca colazione in compagnia di Amélie e Sebastian, poi uscirono. Newt sapeva perfettamente dove andare: se c'era una persona che poteva parlare loro della bacchetta di Sambuco, quella era Ollivander. Guidò Tina, Queenie e Jacob lungo Diagon Alley, fino a raggiungere un negozietto un po' malmesso, con qualche bacchetta esposta nella vetrina trascurata. Sulla porta c'era un'insegna che diceva: "Ollivander: fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C."
-"Qualità superiore?"- sbottò Queenie -dimmi un po', quale bacchetta di questo Ollivander può competere con quelle di Ilvermorny? Lì ci sono solo bacchette di fabbricanti americani, che sono i migliori del mondo!-
-Io non lo sottovaluterei...- disse Newt, poi senza aggiungere altro aprì la porta ed entrò. Il campanello tintinnò, e i quattro si ritrovarono in una piccola sala circondata da scaffali pieni di scatole strette e lunghe che arrivavano fino al soffitto. Lì dentro persino l'aria sembrava vibrare di magia, così tanto che Jacob, meno abituato degli altri, fu costretto a sedersi sullo sgabellino vicino alla porta. Da dietro uno scaffale comparve un uomo dagli occhi grandi e grigi. Dunque doveva essere lui il famoso Ollivander.
-Ah, signor Scamander!- disse il mago avvicinandosi -mi chiedevo quando l'avrei rivista...-
-Ah, gran bella bacchetta la sua... come dimenticarla? Legno di carpino, nucleo di crine di unicorno, dieci pollici e tre quarti, leggermente flessibile...adatta a chi è costantemente in viaggio, difficile da voltare alle arti oscure...- solo quando ebbe finito di esaminare la bacchetta di Newt sembrò accorgersi degli altri tre:
-E voi? Non ho venduto io quelle bacchette, ne sono più che sicuro... di dove siete?-
-Siamo americane- rispose Queenie, leggermente seccata perché quel tizio cercava di sfidare le bacchette americane
-Molto bene! Dunque le avete prese ad Ilvermorny... Mi chiedo ancora come sia possibile che in alcuni casi lì sia il mago a scegliere la bacchetta... comunque gli americani sono grandi esperti di bacchette, li ammiro molto. Posso dare un'occhiata?-
Un po' riluttanti, Tina e Queenie diedero le loro bacchette a Ollivander, che iniziò a rigirarsele tra le mani una dopo l'altra, guardandole accigliato.
-Shikoba Wolfe... veramente una bella bacchetta, legno di cedro, nucleo di piuma di Tuono Alato, dodici pollici, flessibile... abbinamento originale; mai mettersi contro qualcuno che porta una bacchetta di cedro, se poi il nucleo è una piuma di Tuono Alato... abbiamo una strega molto determinata qui, vero?-
Restituì la bacchetta a Tina e prese quella di Queenie -questa, invece... ah, Johannes Jonker! Sì, senza dubbio... betulla, dodici pollici e mezzo, sorprendentemente elastica... una guaritrice, eh? Mi permetta di chiedere: ha mai provato a praticare un po' di Legilimanzia? Con la bacchetta che si ritrova dovrebbe...-
-Signor Ollivander, non deve preoccuparsi tanto per la bacchetta che ha venduto ieri a quella ragazza. Magari a lei può sembrare un caso strano, ma se è stata la bacchetta a sceglierla è sicuramente quella giusta... - lo interruppe Queenie, mentre Tina le lanciava occhiate di fuoco: "maleducata, stiamo facendo una figuraccia..."
-Sì, avrei dovuto immaginarlo- commentò semplicemente il fabbricante di bacchette.
-Signor Ollivander, mi chiedevo...- si intromise Newt -sa dirci qualcosa sulla bacchetta di Sambuco? È molto importante...-
-Io... so che in quella fiaba è stata donata dalla Morte al fratello maggiore, ed è la bacchetta più potente del mondo...-
-E secondo lei esiste davvero?- lo interrogò Tina
-Non lo so.- rispose lui, tormentandosi le mani bianche e ossute.
-Oh, lo sa eccome, invece!- disse Queenie leggendogli il pensiero. Certo, avrebbe potuto essere più delicata, ma Ollivander non le stava troppo simpatico.
-D'accordo.- mormorò lui -La bacchetta di Sambuco è effettivamente reale, ma non è in mio possesso. Per secoli la bacchetta di Sambuco è passata di proprietario in proprietario, spesso portando con sé una scia di sangue...-
-Cosa intende?- chiese Tina
-Be', di solito è difficile che una bacchetta cambi lealtà, questo accade solo quando il possessore effettivo della bacchetta viene disarmato o ucciso-
-Questo vuol dire che...- Queenie capì all'istante: Tina aveva disarmato Grindelwald, quindi ora la sua bacchetta apparteneva a lei... per questo sembrava non funzionare a dovere il giorno della sua fuga!
-E chi possiede attualmente la bacchetta di Sambuco?- chiese Newt
-Non ne sono sicuro, ma... ho sentito che è stata rubata di recente a Mykew Gregorovich. Dunque era finita: Grindelwald ce l'aveva fatta.

E comunque vi chiedo scusa di nuovo, giusto perché mi sento ancora in colpa

Ce n'è solo uno come te (completa)Where stories live. Discover now