Il simbolo di sangue

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Tina appoggiò la testa sulla spalla di Newt, che continuò ad accarezzarle i capelli. Ed erano felici così, non desideravano altro al mondo. Non si mossero per un bel po' di tempo, perché nessuno dei due voleva rovinare quel momento. La mano di Newt indugiava ancora sui capelli di Tina quando Queenie e Jacob andarono a cercarli. Li trovarono, e li videro lì, dall'altra parte del lago, stretti in quel tenero abbraccio, e sentirono come una specie di nodo allo stomaco: la semplicità e la dolcezza di quei gesti riuscirono a commuovere entrambi. Decisero di lasciarli soli ancora un po', nemmeno loro volevano che quel momento finisse, tanto erano felici per loro. Cercarono di sgattaiolare via non visti, ma fu un velo del vestito di Queenie a tradirli: entrò nel campo visivo dei due, riportandoli alla realtà. Si guardarono timidamente, e poi iniziarono a ridere.
-sono venuti a cercarci...- dissero insieme.
Tina si alzò con un balzo. Non si sarebbe detto, ma aveva una certa agilità.
-D'accordo.- disse -allora l'ultimo che arriva dall'altra parte del lago è Abernathy!- gridò, mentre iniziava a correre.
-No, Tinaa!- tentò di chiamarla Newt -fermati, non è giusto! Sei partita prima!- ansimò, mentre cercava di raggiungerla. Tina, che come Auror era piuttosto allenata, riuscì a vincere la gara, terminando con una mega caduta. Newt, preoccupato, corse ancora più veloce e la raggiunse. La aiutò ad alzarsi.
-Va... va tutto bene?-
Lei rassicurò Newt tra le risate:
-sono solo inciampata su quella roccia, va tutto bene!- disse, alzandosi. -Ricordi? Sono un Auror! Il pericolo è il mio mestiere.-
-L'Auror Goldstein si fa mettere al tappeto da una roccia...- la voce di Queenie arrivò da dietro. -Buon Lewis, Teenie! Questa te la rinfaccerò a vita!- la canzonò, scherzosamente.
Tutti risero, tranne Jacob, che fissava con curiosità la roccia.
-Ragazzi...- chiamò gli altri -questa la dovete vedere.-
Tutti si avvicinarono, e sbiancarono quando lo videro: dipinto sulla pietra con qualcosa di rosso e viscido, c'era un triangolo con all'interno una linea e un cerchio. E quella specie di pittura era ancora fresca.
-Dobbiamo andare.- disse Newt, serio.
Jacob era confuso, si chiedeva cosa significasse quel simbolo. Quel ragazzo aveva una personalità talmente magica che gli altri avevano dimenticato che non era un mago.
-Ehm... ragazzi...?- cercò di richiamare la loro attenzione.
Fu Tina a parlare: -Quello è il simbolo di Grindelwald. Nessuno sa cosa significhi davvero, ma è stato trovato dopo tutti i suoi attacchi in Europa. Io credo che voglia avvisarci di qualcosa.-
-Ma quella roba rossa non sarà...- Queenie dovette trattenere un conato di vomito: era terrorizzata dall'idea che quello potesse davvero essere... sangue!

Il giorno prima...
Quel babbeo non sarebbe mai riuscito nel suo intento, Grindelwald ne era sicuro. Per questo decise di inviare una tra i suoi assistenti più fidati.
E lei si era fatta viva, puntualissima, nel vicolo parigino indicatole da Grindelwald.
-Volevate parlarmi, Signore?-
-Sì, Lestrange. Ho bisogno che tu mi porti qui un mago di tua conoscenza...-
-Chi, Signore?-
-Un certo Newton Scamander, con le sue due amichette. Ti ho parlato della signorina Goldstein e della misteriosa Legilimens, vero?-
Leta si sentì sprofondare quando sentì pronunciare quel nome. Era proprio lui, il suo compagno di studi. Aveva capito di non provare niente per Newt da tempo, eppure non riuscì a fare a meno di esitare. Era pur sempre stato l'unico amico che avesse mai avuto... Doveva farlo, però. Se avesse rifiutato, Grindelwald non si sarebbe più fidato di lei, e non avrebbe mai ottenuto quello che le aveva promesso.
-Sarà fatto.- Disse fermamente.
-Prendi questo.- Grindelwald le porse un pezzo di carta -fai in modo che uno di loro lo abbia.- Lei lo prese e lo mise in tasca. Aspettò di essere congedata, poi partì verso l'America. Arrivò di notte. Grazie alle spie nascoste a New York, Leta sapeva di un vicoletto sporco e dimenticato da tutti. Tranne da quella Goldstein. Era stata vista entrarci un paio di volte. Leta era sicura che se avesse avuto bisogno di un nascondiglio, cosa piuttosto probabile, visto che Dolohov doveva essere a casa sua a quel punto, sarebbe andata lì, e avrebbe portato Newt e la Legilimens con sé. Si appostò dietro a un cassonetto nel famoso vicolo, e aspettò. Proprio come si aspettava, Goldstein fece la sua comparsa nel vicolo, ma non portava gli altri due ragazzi con sé: quello che si trascinava dietro era Dolohov, più morto che vivo. Lei scosse la testa, infastidita dall'inettitudine del mago. Quando vide che la ragazza stava per smaterializzarsi, capì che era il momento di giocare il suo asso nella manica (o meglio, nella tasca).
Andò verso di lei, le afferrò il braccio per impedirle di smaterializzarsi, e le fece scivolare il biglietto in tasca. Poi tornò da dove era venuta, e quando Goldstein si girò l'ombra l'aveva già inghiottita.
Quando Leta fu sicura di essere sola, si avvicinò a Dolohov, che aveva perso i sensi, e con la bacchetta gli fece un profondo taglio sul polso, raccogliendo il suo sangue.
La mattina dopo, si nascose sotto l'appartamento della ragazza. La vide, e c'erano anche Newt -da quanto tempo non lo vedeva!-, una ragazza dai riccioli dorati che doveva essere la Legilimens e un uomo corpulento di cui non aveva mai sentito parlare. Spiò la loro conversazione: erano diretti a Central Park.
Si materializzò lì senza perdere tempo, così da arrivare prima di loro. Scelse un masso abbastanza grande e, attenta a non dare nell' occhio, prese la fiala piena di sangue e iniziò a disegnare il simbolo dei Doni della Morte sulla pietra. "Temete, Gellert Grindelwald è tornato, e vi sta cercando! Andate da lui, prima che venga a prendervi con la forza." Lasciava intendere.
Leta si nascose dietro un albero. Quando vide Newt e la ragazza Goldstein sistemarsi sotto un albero vicino e parlare, ridere e scherzare, sentì qualcosa che poteva somigliare a una punta di gelosia. Forse non lo aveva mai amato davvero, ma erano stati insieme per anni... Quando poi li vide abbracciati, una lacrima solitaria colò sulla sua guancia: non c'era più posto per lei nel cuore di quel ragazzo.
A un certo punto, la ragazza si alzò e iniziò a correre.
Confundus mormorò Leta, e quella inciampò proprio sulla roccia che aveva marcato. I quattro, come aveva previsto, notarono il simbolo. Il suo lavoro era finito.
Fece per andarsene, ma non riuscì a trattenersi dal dare un'ultima occhiata a Newt. Fu questo a rovinarla: lo sguardo di Newt incontrò il suo, e lui spalancò gli occhi: l'aveva riconosciuta.

Ce n'è solo uno come te (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora