Hogwarts

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Vi dirò la verità: da tempo ormai temevo di pubblicare questo capitolo più di ogni altro, perché avevo paura di non rendere giustizia alla cara vecchia Hogwarts, deludendo le vostre aspettative. Del resto, siamo abituati alla narrazione di J.K. Rowling... pur sapendo di non poter mai nemmeno lontanamente pensare di avere un quarto del suo talento, nel mio piccolo ho fatto del mio meglio, e spero di essere riuscita a scrivere un capitolo passabile e a farvi risentire a casa almeno per un po'...

Avevano sbagliato, avrebbero dovuto applicare di nuovo l'incantesimo di disillusione quando si era dissolto, ma ormai non potevano più tornare indietro. Comunque entrambi stavano bene se ve lo state chiedendo, anche se erano sempre più stanchi. Erano stati fortunati. No, non era stata fortuna: se erano vivi lo dovevano solo a Queenie, ma questo Newt ancora non lo sapeva. Al momento la loro priorità era quella di mettere più distanza possibile tra loro e quella donna, perché di certo non si sarebbe fermata al primo ostacolo, e Tina non sapeva quanto sarebbe durato l'effetto della pozione. Certo, quando si sarebbe svegliata non avrebbe ricordato di averli trovati, ma avrebbe comunque ricordato di essere sulle loro tracce: Tina sapeva che la fretta ha una cattiva influenza sulla riuscita degli incantesimi, e, visto che in quel momento ne aveva molta, cercando di strafare avrebbe rischiato di sbagliare l'incantesimo, e allora sarebbe stata una catastrofe, così aveva deciso di cancellare solo gli ultimi minuti. Per questo, stavolta disillusi, Tina e Newt sfrecciavano sulle loro scope sempre tenendosi per mano, per confortarsi a vicenda più ancora che per non perdersi, e, diciamoci la verità, per tenersi svegli, perché erano veramente stanchi. Ormai ad Hogwarts non mancava molto, avrebbero fatto tutta la strada in una volta sola e, secondo i calcoli di Newt, sarebbero arrivati il mattino seguente. Un'altra notte insonne, pensarono angosciati.
-Coraggio, potremo riposarci quando saremo morti!- scherzò Tina
-E a giudicare da come si mettono le cose, potrebbe non mancare molto!- rise Newt, sbadigliando.
La prospettiva della morte era così reale, così tangibile, che scherzarci su era l'unico modo per non temerla.

Come stimato da Newt, arrivarono a destinazione con il sorgere del sole, stanchi morti. A Tina si chiudevano gli occhi, ma quando vide l'enorme castello quasi se ne dimenticò: così era quella la famosa Hogwarts, la scuola che aveva tanto stimolato la fantasia della buona strega Morrigan e senza la quale Ilvermorny non sarebbe mai esistita... Tina rimase senza parole:
Il Castello, ornato da un'enorme quantità di alte torri, sorgeva su un' altura dietro a un grande lago nero, completamente piatto. L'architettura era di stampo medioevale, e sembrava lasciar trasparire tutti gli anni vissuti, suggerendo l'antichità della costruzione, che aveva attraversato i secoli ed era rimasta perfettamente intatta, solida sulla sua rupe. Atterrarono ai piedi del castello e si arrampicarono su una lunga scalinata di pietra. Tina non poteva smettere di guardarsi intorno: anche Ilvermorny era un castello che sorgeva su un alto monte, ma c'era qualcosa nell'altera bellezza di Hogwarts che la catturò da subito. Dapprima si sentì intimidita da quelle massicce mura, ma si ambientò quasi subito. Certo, non si sentiva a casa come ad Ilvermorny, per di più il suo orgoglio e la sua lealtà non le permettevano di ammettere che Hogwarts le piaceva proprio, ma alla fine, per quanto le costasse, ammise di essere rimasta piuttosto colpita. Non si spinse oltre, però, perché considerava ogni lode alla scuola britannica come un tradimento nei confronti della sua scuola, della sua casa. Nei suoi occhi, tuttavia, si leggeva una certa meraviglia che cercava maldestramente di nascondere.
-E così, è qui che hai studiato...- Tina cercò di apparire noncurante, ma risultò ancora più esterrefatta di quanto pensava di essere. Alla fine decise di lasciar perdere: non aveva senso nascondere quello che pensava davvero, sapeva che Ilvermorny sarebbe rimasta la sua casa fino alla fine e non aveva bisogno di dimostrarlo, quindi decise di mettere da parte l'orgoglio. Pensò a Queenie: cosa avrebbe detto? Non c'era persona al mondo più legata di lei ad Ilvermorny, e sosteneva che non c'era di meglio. Ma quali pensieri avrebbero attraversato la sua mente a quella vista? Ancora una volta, avrebbe voluto che fosse lì con lei, anche se le aveva più volte dimostrato di non averla mai abbandonata del tutto.
Newt intanto si guardava intorno respirando quell'aria che sapeva di casa e di antichi ricordi, che bussavano alla porta della sua mente a ogni passo. Quanto gli era mancato quel posto! Pensò a quando aveva ricevuto la lettera, al suo primo giorno ad Hogwarts, e tornarci dopo tutto quello che era accaduto, con una persona a cui teneva tanto fu per lui come la chiusura di un cerchio.
Persi in questi pensieri, non si erano nemmeno accorti di non essersi lasciati le mani nemmeno quando il viaggio era ormai terminato, così arrivarono insieme in cima alla scalinata. Appoggiarono le scope a terra. Newt bussò all'immenso portone di quercia e volse lo sguardo a Tina, che ricambiò l'occhiata.
Il portone si aprì dopo un po' di tempo, rivelando un uomo che doveva avere poco più di 40 anni.
Era piuttosto alto e magro, aveva i capelli rossicci e gli occhi azzurri, che brillavano da dietro un paio di occhiali a mezzaluna. Aveva uno sguardo velatamente grave, come se il suo animo fosse disseminato di antiche ferite che non si erano ancora chiuse del tutto.
-Ah, signor Scamander... sapevo che ci saremmo rivisti un giorno!- disse
-Professor Silente, è un piacere rivederla!- Newt gli strinse la mano destra. Fu a quel punto che si accorse che la mano sinistra stringeva ancora quella di Tina. Il professor Silente la notò con un sorriso, i due ragazzi si guardarono imbarazzati e si affrettarono a mollare la presa, rossi in volto.
-E questa splendida fanciulla deve essere la signorina Goldstein...- si rivolse a Tina -Il signor Scamander mi ha parlato molto di lei. Un Auror così giovane non si vede tutti i giorni, i miei complimenti!-
-Grazie, signore.- disse Tina con una nota di orgoglio nella voce. Sappiamo tutti quanto andava fiera del suo lavoro. Non sapeva bene cosa fare, così imitò Newt e strinse la mano al professore.
Il professor Silente li guidò nell'enorme sala d'ingresso. La scuola era deserta, solo qualche insegnante era rimasto lì per le vacanze estive, e tutto taceva. Era un luogo piuttosto buio, le mura di pietra erano spesse e le feritoie strette, per questo non passava molta luce e l'ambiente era illuminato da numerose torce. Il soffitto era altissimo, e una grossa scalinata di marmo conduceva ai piani superiori.
-Sarete stanchi, dopo questo lungo viaggio... il castello è a vostra disposizione. Riposate, converrete con me che sarà meglio parlare di queste faccende... delicate a mente fresca!- il professore si allontanò, lasciandoli soli.
-Così... quello è il famoso professor Silente.- disse Tina, senza giudicare
-eh già. Grand'uomo, Silente!- commentò Newt. -vieni, ti mostro il dormitorio della mia Casa!-
Condusse Tina nel seminterrato, e attraversarono un lungo corridoio. Passarono davanti a una grande natura morta. Newt la indicò:
-Quello è l'ingresso delle cucine- spiegò
-E come si fa ad accedere? Voglio dire... è un quadro!- chiese Tina, curiosa
-Bisogna fare il solletico alla pera.-
-Il solletico.-
-Alla pera, sì-
-Oh!- a Tina venne quasi da ridere, anche perché Newt ne parlava come se fosse la cosa più normale del mondo. Oltrepassarono il dipinto e continuarono a camminare. A un certo punto, Newt si fermò davanti a una pila di grosse botti in una nicchia di pietra sul lato destro del corridoio. Tina fece per appoggiarsi a uno dei barili, ma Newt la trattenne per il polso:
-Da qui si entra al dormitorio di Tassorosso. Se si tocca il barile sbagliato il coperchio esplode inondando di aceto il malcapitato.- spiegò Newt
-Qui le entrate sono tutte così originali?-
-Bisogna pur tener lontani gli intrusi in qualche modo, no?- così dicendo Newt tirò fuori la bacchetta e colpì la seconda botte dal basso, nel mezzo della seconda fila, seguendo un ritmo ben preciso. Il passaggio si aprì, e dietro la botte comparve un cunicolo terroso in salita, proprio come se fosse l'ingresso alla tana di qualche animale. Lo attraversarono, e si ritrovarono in un'accogliente sala circolare. Il soffitto era basso, e l'arredamento era sui toni del giallo e del nero. C'erano dei tavoli di legno color miele e delle comode poltrone. Le mensole circolari pullulavano di piante dai colori vivaci, e sopra al caminetto c'era un enorme ritratto di una donna dall'aria benevola che teneva tra le mani una coppa d'oro a due manici. Tina notò che quella sala era molto più luminosa del resto del castello, tanto che non serviva nemmeno una torcia per rischiarare l'ambiente, già inondato dal sole. Le porte dalle forme gentili erano dello stesso legno dei tavoli. Newt si muoveva in quella stanza perfettamente a suo agio, come fosse a casa sua. Ed effettivamente quella doveva essere stata la sua casa per molto tempo. Raggiunse la porta del dormitorio dei ragazzi, ed entrò con Tina: erano soli, non ci sarebbero stati problemi se Tina avesse dormito lì con lui. Newt si sedette sul suo vecchio letto, e Tina invece prese il letto accanto. Caddero subito addormantati, stanchi com'erano.

È andata *sospiro di sollievo* io ci ho provato.

Ce n'è solo uno come te (completa)Where stories live. Discover now