Il racconto del magizoologo

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Era una calda estate del 1927, e c'era un bel po' di movimento a Diagon Alley. Ovunque si sentivano voci come: "Sì, proprio lui! Sta firmando le copie del suo nuovo libro!" "Al Ghirigoro! Lui è al Ghirigoro!" "Ho sentito dire che ci sono più di settantacinque specie diverse!"
Eh sì, erano tutti emozionantissimi per la pubblicazione di Animali Fantastici e dove trovarli.
Fuori al Ghirigoro c'era una gran folla schiamazzante, maghi e streghe di tutte le età che non vedevano l'ora di avere la loro copia autografata.
All'interno, uno Newt Scamander dall'aria agitata firmava una copia dopo l'altra, chiaramente pensando ad altro. Il suo sogno era diventato realtà, e Newt non poteva esserne più felice, ma non aveva idea di come comportarsi con tutta quella gente. Se quella era la fama, allora non era sicuro che gli piacesse. Non poteva credere che fossero tutti lì per lui. Magari la Comunità Magica stava davvero iniziando a cambiare idea sulle Creature Fantastiche...
Così, perso tra i suoi pensieri, Newt trascorse la sua giornata.
Si riscosse solo quando nel pomeriggio, saranno state le 17:30, si presentò nel negozio un giornalista della Gazzetta del Profeta. Era molto giovane, e sembrava davvero felice di essere lì. Era chiaro come il sole che adorava il suo lavoro. Per certi versi gli ricorò Tina, l'Auror (be', più o meno) che a New York aveva tentato di arrestarlo, e che era finita per diventare, strano ma vero, la migliore amica che avesse mai avuto.
Il giornalista pose a Newt qualche domanda, prendendo freneticamente appunti. Newt apprezzò il fatto che lo facesse manualmente, senza usare una penna prendiappunti.
-Dunque, signor Scamander... come mai ha deciso di scrivere un libro sulle Creature Magiche?- chiese il giornalista gentilmente.
-Ah, mi chiami Newt!- rispose lui, amichevole. -Be', voglio far capire al mondo che le Creature Magiche non sono pericolose, non più di quanto possano esserlo gli umani, e che vanno protette, non sterminate!
-Mi sembra un bellissimo messaggio. Ah, e... Newt, girano voci su come tu sia riuscito a studiare tutte queste Creature da vicino... dicono che le tieni nella tua valigia! Puoi confermarlo?
Newt fece per rispondere, poi si rese conto di quanto quella domanda potesse risultare invadente: tutto quello che diceva sarebbe stato di lì a poco in prima pagina sul giornale più noto di tutta l'Inghilterra magica, e un' informazione del genere avrebbe potuto mettere in grave pericolo le sue Creature.
Alla fine si decise a rimanere sul vago: -Mi dispiace davvero, ma non è mia abitudine svelare i trucchi del mestiere-.
L'intervistatore sembrò un po' deluso, e a Newt dispiacque, ma è pur sempre meglio prevenire che curare. Seguirono altre domande, poi il giornalista liberò Newt -non prima di avergli chiesto  di firmare anche la sua copia, ovviamente!-, che tornò al suo firmacopie.
La folla era decisamente diminuita, restava solo qualche ritardatario. Era strano vedere la libreria così vuota, di solito brulicava di maghi e streghe. Sembrava così vuota...
Arrivò il turno di un bambino che aspettava trepidante, la sua copia in mano e un sorriso stampato sul volto. Aprì il libro e lesse:
-A Tina Goldstein... signor Scamander, chi è Tina Goldstein?-
Quando Newt sentì pronunciare quel nome, il suo cuore perse un battito, attanagliato da una nuova fitta di nostalgia.
-Lei è... la strega più straordinaria che abbia mai conosciuto- rispose, arrossendo impercettibilmente (o almeno così sperava). -E anche l'Auror più dotata di tutta New York, se non del mondo!- aggiunse.
Un attimo dopo, Newt era al centro della libreria, e raccontava delle sue avventure circondato da quel discreto gruppetto di persone che lo guardavano a bocca aperta. Pendevano letteralmente dalle sue labbra:
-E poi il mio Snaso è scappato, e ho dovuto inseguirlo per tutta la banca!- tutti scoppiarono a ridere, immaginando la scena. Evitò accuratamente di parlare della sua valigia, non aveva voglia di mettersi nei guai un'altra volta, ma in qualche modo riuscì a proseguire comunque il suo racconto.
Quando terminò erano tutti commossi, a Newt parve addirittura di scorgere una lacrimuccia solitaria sul volto di una donna. Dalla piccola folla si levò un forte applauso. Newt sorrise timidamente e poi si dileguò con una scusa. Stava iniziando a sentirsi in imbarazzo.
Intanto era arrivato l'orario di chiusura. Newt andò a recuperare la sua valigia, mentre tutti continuavano a fissarlo ammirati. Questo non gli piaceva affatto. Non gli era mai piaciuto essere al centro dell'attenzione. E poi ora nella sua mente c'era posto
per un solo pensiero. Aprì la valigia per controllare che fosse ancora lì: la prima copia del suo libro, che aveva conservato apposta per lei, era proprio dove l'aveva lasciata. Era dunque giunto il momento di tornare a New York.

Ce n'è solo uno come te (completa)Where stories live. Discover now