Corsa contro il tempo (o ansia allo stato puro)

366 33 9
                                    

Il ritorno fu proprio quella che si definirebbe una corsa contro il tempo in piena regola. L'ansia, infame compagna di viaggio che si era unita a loro senza pietà, non li abbandonò neanche per un secondo: non osavano nemmeno immaginare cosa sarebbe successo se non fossero riusciti a tornare in tempo.
Anzitutto si materializzarono all'appartamento Goldstein per recuperare le scope. Dieci minuti. Niente male. Ne avevano altri duecentotrenta. Decisero di tornare con una nave magica, visto che quelle Babbane/No-Mag erano molto lente e avrebbero impiegato almeno due giorni per arrivare a Londra, lusso che proprio non potevano permettersi. Per raggiungere il porto impiegarono appena un minuto. Tutto secondo i piani. I problemi iniziarono una volta arrivati al porto: non c'era alcuna nave in partenza per Londra. Chiedendo ai passanti (tre minuti) scoprirono che la nave successiva sarebbe arrivata mezz'ora dopo. Panico. Non restava che aspettare. Tina era diventata irritabile e non riusciva a stare ferma: misurava il porto a grandi passi, tentando di convincersi che ce l'avrebbero fatta comunque. Newt, dal canto suo, riusciva a domare meglio l'ansia, o meglio, così sembrava. Solo un tremito convulso delle mani tradiva la sua agitazione. Sentirono i minuti scorrere uno ad uno, mentre il rischio si faceva sempre maggiore: duecentoventicinque, duecentoventiquattro, duecentoventitré... Trenta minuti dopo, Newt e Tina guardarono speranzosi al punto in cui avrebbe dovuto essere la nave, ma videro solo acqua. E intanto il tempo passava: centonovantacinque, centonovantaquattro... in quel momento la nave fu davanti a loro. Newt e Tina si materializzarono direttamente a bordo. A centonovanta minuti dallo scadere del tempo furono in viaggio. Solo allora si permisero di respirare.

Mancavano sessanta minuti, e non erano ancora arrivati. Non andava bene, per niente. All'orizzonte si intravedeva una striscia di terra, che Newt riconobbe immediatamente come l'Irlanda. Da bambino ci andava spesso in vacanza con i suoi genitori, quindi conosceva bene il posto. A occhio e croce distava circa mezz'ora. In alternativa, potevano materializzarsi direttamente lì e fare la strada rimanente sulle scope. Sì, poteva funzionare. Newt propose l'idea  a Tina, che si mostrò un po' riluttante ma accettò. Sperava solo che nessuno dei due si spaccasse, perché se fosse successo allora potevano star certi che non ce l'avrebbero fatta. Così, pensando al posto più vicino all' Inghilterra che gli venne in mente, Newt prese la mano di Tina e con una piroetta si smaterializzarono.
La materializzazione andò a buon fine, e si ritrovarono in una graziosa campagna. Ma non c'era tempo per pensare a quanto erano stati fortunati, anzi, quello era solo l'inizio. Montarono sulle scope contemporaneamente, e provarono a fare più strada possibile. Mentre volavano, però, successe l'impensabile: il Billywig iniziò ad agitarsi all'interno del barattolo, e Newt non fu capace di calmarlo. Come al rallentatore, Tina vide il barattolo cadere dalle mani di Newt. Istintivamente puntò il manico della scopa verso il basso, gettandosi in una picchiata vertiginosa. Il vento le fischiava nelle orecchie, scombinandole i capelli. Afferrò il barattolo un attimo prima che toccasse terra, poi raddrizzò con decisione la scopa e appoggiò i piedi a terra. Newt la raggiunse poco dopo, nel suo sguardo c'era ammirazione allo stato puro.
-Per la barba di Merlino!- esclamò, incapace di dire altro
-Sono un Cercatore, ci sono abituata...- rispose Tina stringendosi nelle spalle.
Ormai rimanevano solo trenta minuti, e anche se avessero sfruttato la velocità massima delle scope, considerando anche il loro peso, ne avrebbero impiegati almeno cinquanta. Era finita. Era inutile provarci, ormai era troppo tardi. Scoraggiata, Tina si lasciò cadere nell'erba.
-Mi arrendo.- annunciò
-No.- disse Newt sedendosi accanto a lei -Tina Goldstein non si arrende mai.-
-Ma non possiamo farcela! È inutile continuare ad illuderci, ormai...-
-Tina, ce la faremo! Ci serve solo un buon piano...-
Tina guardò a terra, e nascosta tra i fili d'erba notò una vecchia scarpa. Improvvisamente le venne in mente un'idea. -Un modo ci sarebbe, ma non sono sicura che funzionerà...- lo sguardo di Newt si accese di curiosità –anni fa ho letto un libro sulle Passaporte...- spiegò
-Perché hai letto un libro...?-
-Non avevo nulla da fare al lavoro ed era sulla scrivania del mio collega, così l'ho preso in prestito. Molto interessante, devo dire... comunque, ho fatto tesoro di quelle informazioni, sarebbero potute tornare utili...-
-Aspetta, aspetta, aspetta... vorresti dirmi che tu sei capace di creare una passaporta?-
-Be', non è semplice, e non ci ho mai provato... conosco solo la teoria, e non sono sicura di ricordare alla perfezione tutti i passaggi...-
-Tina, è la nostra unica possibilità. Devi provarci.- Tina annuì. Sì, ci avrebbe provato. Non avrebbe condannato anche Newt a rimanere intrappolato nel passato per colpa sua. Si chinò per raccogliere la scarpa. Chiuse gli occhi nel tentativo di ricordare la formula, aprendo e chiudendo disperatamente tutti i cassetti della sua memoria. Quando pensò di averla trovata, aprì gli occhi e prese la sua bacchetta. La puntò nella direzione della scarpa.
-Portus!- disse con decisione, tenendo bene a mente la loro destinazione. Agitò la bacchetta con cautela, attenta ad eseguire alla lettera i movimenti di cui aveva letto (almeno, come li ricordava). La scarpa vibrò leggermente. Non restava che provare. Anche perché erano rimasti solo... oh no! Quando Tina guardò l'orologio credette di morire: Buon Lewis, come aveva fatto a metterci tanto? Un minuto. Restava solo un minuto.
-O la va o la spacca- disse –al tre.-
-Uno...- iniziò a contare Newt
-Due...- continuò Tina
-Tre!- dissero insieme, e allungarono le mani per toccare la scarpa. La Passaporta si attivò immediatamente, e sentirono una sgradevole sensazione, come un gancio aggrappato all'ombelico che li strattonava. Dieci secondi dopo, erano apparsi in una strada che Tina nemmeno riconobbe, mentre i secondi continuavano a scorrere. Quarantanove, quarantotto...
Si guardarono intorno.
-Oh, no! Ho sbagliato!- si disperò Tina
Trentasette, trentasei...
-Solo di poco...- le disse Newt, che aveva riconosciuto la strada: almeno erano a Londra. Le prese la mano e iniziarono a correre. Ventinove, ventotto... raggiunsero un posto meno affollato. 

Dieci...

Nove...

Otto...

Newt diede un'ultima stretta rassicurante alla mano di Tina

Sette...

Sei...

Lasciò che l'immagine di Charing Cross Road invadesse la sua mente

Cinque...

Quattro...

Si smaterializzarono

Tre...

Due...

Uno...

Proprio quando scoccarono le dieci di sera apparvero davanti all'entrata del Paiolo Magico.
Ce l'avevano fatta.

Ce n'è solo uno come te (completa)Where stories live. Discover now