Una nuova famiglia

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-Ehi...- il volto amichevole di Queenie fece capolino da dietro la porta semiaperta. -spero di non disturbarvi... solo che è molto tardi, vi consiglierei di andare a dormire...- sussurrò con un sorriso, aprendo la porta.  Credence si irrigidì.
-Stai tranquillo, caro, non voglio farti del male! Sì, lo so che l'ultima volta che te lo sei sentito dire... ehi, non mi starai paragonando a Graves?-
-Queenie...- la fermò Tina. Poi si rivolse a Credence -non preoccuparti, lei è a posto. È mia sorella, e di lei puoi fidarti, te l'assicuro.- Queenie gli sorrise
-Posso capirti se non vuoi ancora fidarti completamente di noi.- si sedette accanto a lui -so bene come ti senti, e dopo tutto quello che hai passato...-
-Stavi origliando?- Credence si accigliò
-Certo che no!- Queenie scosse il capo, e i capelli le danzarono attorno al viso. -vedi, io sono una Legilimens. Questo significa che... sì, esatto, posso leggere la mente delle persone! Anche se... a volte mi piacerebbe liberarmi di questo potere...- Credence guardava Queenie con un certo interesse, e quasi con timore, come a valutare se poteva fidarsi di lei. Forse non del tutto. Non subito. Comunque, finalmente si rilassò.
Rimasero seduti tutti insieme seduti sul divano, uniti come una vera famiglia. Newt d'impulso abbracciò Credence. Nessuno l'aveva mai fatto prima, e lui non aveva bisogno d'altro. Certo, nessun abbraccio avrebbe mai potuto sostituire quello che non aveva mai ricevuto, ma ora aveva finalmente una famiglia che lo amava, cosa poteva chiedere di più?

You were a child forgot
Lessons of love untaught
Now no embrace can quite replace
The one that never found you...

~Alison Sudol, The Beacon
(Sì, è tornata)

Probabilmente sarebbero rimasti così per sempre, se non fossero stati interrotti. Un rumore fortissimo, che quasi fece tremare la casa, li fece sobbalzare. Si affacciarono alla finestra per individuare la fonte del rumore, e videro una ragazzina con la bacchetta alzata e la testa bassa. Sembrava sul punto di piangere.
-Credence Barebone, Tina Goldstein e Newt Scamander!- gridò -scendete subito, o vengo a prendervi e vi faccio pentire di essere scappati!- alzò la testa e guardò Credence, negli occhi una supplica silenziosa. Credence la riconobbe: era Martha. Strinse il braccio di Tina fino a farle male, mentre emozioni mai provate prima gli esplodevano nel petto. Perché lei, perché?
-Dobbiamo andare.- annunciò Tina
-Sei pazza?- urlò Queenie -hai visto il simbolo sul braccio del proprietario del circo, vi consegnerà a Grindelwald!-
-È questo il punto!- ribatté Tina -non è forse per questo che siamo venuti?-
-Non potete affrontarlo da soli...-
-Infatti non lo faremo. Newt, la pozione di localizzazione funziona con gli esseri umani?-
-Non ci ho mai provato, ma penso di sì.- Newt tirò fuori la boccetta con la pozione.
-Perfetto.- Tina si strappò un pezzo di stoffa dalla camicia e Queenie assunse un'espressione scandalizzata, reprimendo a fatica un gridolino. Tina non ci fece neanche caso, e porse il pezzo di stoffa a Queenie.
-Sveglia gli altri, poi versate la pozione su questo e venite a cercarci. Andrà tutto bene.- Queenie annuì.
-Allora, scendete o no? Vi do altri venti secondi, non di più!- li sollecitò Martha
Le due sorelle si salutarono con un veloce abbraccio pieno di significato.
-È tutto nelle tue mani. Ti voglio bene.- bisbigliò Tina prima di liberarsi dall'abbraccio.
-Andiamo.- disse poi, prendendo Newt e Credence per mano.

Martha guardava la finestra, lottando contro la sgradevole sensazione che continuava ad assalirla, dandole la nausea, e che riconobbe come senso di colpa. No, non poteva lasciare che le sue emozioni prendessero il sopravvento. Doveva farlo. Una parte di lei, però, non riusciva a fare a meno di sperare che non scendessero.  Ma li vide arrivare.

Si consegnarono alla ragazza, che appena li vide si avvicinò a Credence. Lui indietreggiò, guardandola minaccioso, ma lei con un balzo riuscì a bloccarlo.
-Perdonami.- mormorò
-Perché lo stai facendo? Io... ti credevo diversa- disse Credence
-Credence, io... devo farlo. Ci ucciderà tutti, e adesso che sono il capo devo fare quello che è meglio per il circo... ti prego, perdonami. Forse in un'altra vita potremmo essere amici, ma adesso non posso lasciarvi andare. Ti prego, cerca di capirmi... ti prego...- la voce le tremava, e si lasciò sfuggire una lacrima solitaria. Credence non riusciva ad essere arrabbiato con lei. La verità era che la capiva benissimo: la sua vita non le era mai appartenuta realmente, proprio come era successo a lui. Dopotutto, non erano poi tanto diversi.
Credence smise di opporre resistenza, così con un sospiro Martha gli prese la mano. Anche Tina e Newt si presero per mano, poi Newt allungò il braccio a Martha.

Si materializzarono in una specie di catapecchia abbandonata, davanti a loro si estendeva un lungo corridoio. In fondo c'era una piccola porta di legno. Martha guidò gli altri lungo il corridoio, le assi di legno che gemevano sotto i loro piedi, i loro passi che riecheggiavano in maniera inquietante, ritmando i loro respiri. Attraversarono la porta,  che scricchiolò quando Martha la aprì, come se fosse sul punto di rompersi, e si ritrovarono davanti una pericolante scala a chiocciola, sempre in legno, che terminava con una botola. Si fermarono ad osservarla, consapevoli di cosa li aspettava. Nessuno aveva il coraggio di parlare, nessuno aveva il coraggio di fare il primo passo. All'improvviso, prima che potesse cambiare idea, Martha appoggiò il piede sul primo gradino, e iniziò a salire. Uno alla volta, anche gli altri la seguirono. Salirono lentamente, con il fiato sospeso, avvicinandosi, gradino dopo gradino, allo Scontro Finale.

Ce n'è solo uno come te (completa)Where stories live. Discover now