Epilogo

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«Resisti ancora un po'». L'infermiera cerca di aumentare il passo per farmi arrivare prima in sala parto.

«Non ce la faccio».

Ho un'altra contrazione, ma stavolta più forte di quelle precedenti.

«Dov'è il padre?», chiede.

«Io...». Non so che dire.

Mi sforzo per non urlare dal dolore.

«Fai dei respiri profondi». Seguo ciò che mi ha detto, ma la situazione non cambia di una virgola.

«Permesso!». Sento la voce di Christian e mi sento sollevata.

«È lei il padre?», chiede l'infermiera.

Mi sta dando sui nervi.

«Il padre è all'estero. Faccia qualcosa!», urlo tenendo strette le maniglie del lettino d'ospedale.

«Eccomi». L'ostetrica entra nella sala indossando già il camice. «È arrivato il momento di spingere, Rebecca. Alla prossima contrazione che hai, spingi più forte che puoi», dice posizionandosi davanti a me.

Christian mi tiene la mano.

Spingo appena sento la contrazione. Non credevo che facesse così male.

«Così, brava. Spingi ancora più forte, la prossima volta».

Faccio ciò che mi dice.

«Prendi un bel respiro e spingi».

Stringo forte la mano del mio migliore amico e mi impegno.

«Ancora una! La testa del bambino è uscita».

Spingo per l'ultima volta e... quando sento il pianto del bambino, inizio a piangere anche io. Di gioia.

«È una femmina!».

Non volevo sapere il sesso fino al momento della nascita.

La puliscono e me la mettono in braccio.

La guardo: è così bella.

«Benvenuta, Chiara», sussurro sorridendole.

Compagni di StanzaWhere stories live. Discover now