CAPITOLO 25.

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L'aria fredda di dicembre m'invade e inizio a tremare. Dovevo prendere la giacca, ma non importa.

Jacopo non ha detto nulla quando ho finito di parlare. Non gli importa più di me. Questo è poco, ma sicuro. Per lui non esiste più un "noi". Non esisto più io. Non esiste più l'amore che c'era fra noi. Ma sono sicura che quello fosse amore? Io ero e sono innamorata, ma lui? Lo era veramente?

Basta.

Non sopporto più questa situazione. Devo metterci una pietra sopra. Definitivamente.

«Basta!», urlo sedendomi sulla panchina.

Estraggo dalla tasca del vestito un pacchetto di Camel Blu e sfilo una sigaretta. La metto tra le labbra e cerco l'accendino nella tasca.

Qualcuno mi prende la sigaretta dalle labbra, improvvisamente.

«Christian. Quante volte ti ho detto che se mi va di fumare posso farlo quanto voglio? Ridammela subito!».

«Non permetto che tu ti rovini». La sua voce, dopo due settimane che non la sento, è ancora più bella.

«Lo sono già». Alzo la testa e incrocio i suoi occhi azzurri.

«Lo so», dice a bassa voce, poi si siede accanto a me. Voglio che sia il più possibile vicino a me, ma allo stesso tempo non lo voglio. Mi alzo e gli do le spalle.

«Non hai nessuna con cui scopare? Elisa ti sta aspettando dentro. Vai da lei», dico cercando di rimanere calma.

«Cosa? Davvero pensi che abbia scopato con qualcuna?». Lo sento ridere e il mio cuore fa una capriola. La sua risata mi fa sorridere, ma ritorno subito seria.

«Cambiavi una ragazza al giorno. Quando stavate insieme giocavate a Monopoly?», rido sarcastica.

«Stavano con me solo perché gliel'ho chiesto io. Volevo farti ingelosire. Ti rivolevo accanto a me». Sospira e si alza.

Mi sento sollevata al pensiero che non è andato a letto con nessuna, ma mi infastidisce il fatto che mi voleva far ingelosire.

«Non sai quanto sono stata male vedendoti con quelle ragazze!», urlo girandomi e guardandolo in faccia.

«Secondo te vederti ridere insieme a Christian mi ha fatto piacere? Oppure sapere che sei andata a vivere da lui? Dimmelo, Rebecca!», urla più forte di me.

«Non lo so, Jacopo. Sembrava che non t'importasse più nulla di me. Non hai provato neanche a parlarmi». La voce mi si spezza. No. Non ora.

«M'importa e m'importerà sempre di te! Non averti più accanto mi fa male. Non poterti più baciare e abbracciare quando voglio mi fa male. Non poter dormire insieme a te è una cazzo di tortura! Non sentire più la tua risata e la tua voce mi fa stare male! Ti rivoglio mia, Rebecca. Mia e solo mia. Non ho provato a parlarti perché ti vedevo felice insieme ai tuoi amici. Io non riuscirò mai a darti quello che ti danno loro». Si passa la mano tra i capelli e continua a guardarmi.

Mi ha dato tanto, più di quanto pensa.

«Ogni luogo mi fa pensare a te! Ogni fottuta sera vado a letto da sola, senza averti al mio fianco. Questa situazione mi sta uccidendo! Quando sei lontano da me, provo un dolore lancinante che mi attraversa tutto il corpo. Come pensi sia stata in questi quattordici giorni?! Sono stanca di stare male». Inizio a piangere, senza volerlo, e Jacopo mi si avvicina.

«Sono stanco di stare lontano da te. Sono stanco di doverti ignorare. Sono stanco di non poterti baciare. Sono stanco di non poter fare l'amore con te». Si avvicina ancora un po' e mi accarezza una guancia.

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