CAPITOLO 40.

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«Piuttosto, venerdì chi viene alla festa di mia cugina?», chiede Christian prima di bere un sorso di Coca-Cola.

«Io e Jacopo ci siamo», risponde Davide.

«Io pure», aggiunge Chiara.

«Io aiuto a preparare», dice Margherita.

«Manchi solo tu, Rebecca». Il mio migliore amico mi guarda addentando una fetta di pizza.

Finisco di masticare e rispondo: «Non saprei. Venerdì ho molte cose da fare e oltretutto sapete che non sono in ottimi rapporti con Alessia».

«Sono sicuro che qualsiasi impegno può essere cancellato, ed è solo una festa. Non devi stare per forza con Alessia», tenta di convincermi Davide.

«Ci posso pensare, ma non vi assicuro assolutamente nulla».

Sembrano tutti felici, tutti tranne Jacopo.

Ha finito di mangiare da un pezzo e ora sta mandando messaggi in continuazione; chissà a chi.

«Chiara, vuoi la mia pizza? Sono sazia, se mangio ancora una fetta, rischio di scoppiare».

Chiara accenta volentieri e le passo il piatto.

Mi alzo dalla sedia, prendo la giacca e la indosso.

«Pausa sigaretta», dico prima di uscire dalla pizzeria.

Fuori un vento gelido mi travolge, e mille brividi mi percorrono il corpo.

Prendo il pacchetto di sigarette e me ne metto una tra le labbra. L'accendo e ispiro il fumo.

Mi sto intossicando i polmoni con tutta questa nicotina che ho in corpo, ma poco importa.

La porta del piccolo locale si apre.

«Riccioli d'oro?», dico.

«No. Sono la ragazza di Riccioli d'oro».

«Oh, ciao». Continuo a fumare tranquilla la mia sigaretta.

«Arrivo dritto al punto. Christian è il mio fidanzato, tengo a sottolineare "mio". Non posso nascondere che mi dà molto fastidio l'atteggiamento che hai nei suoi confronti. Se tu e Jacopo non state più insieme, non ci provare con i fidanzati delle altre, perché sembri solo una disperata in cerca di attenzioni».

Mi giro di scatto. Assottiglio gli occhi e lei incrocia le braccia all'altezza del petto.

«Si da il caso che io e Christian siamo solo migliori amici, quindi fattelo andare bene. Non provare a parlare della relazione tra me e Jacopo, chiaro?», dico con il tono più calmo che posso permettermi.

Butto la sigaretta a terra e la schiaccio con la scarpa. «Ah, e prima di parlare di me sciacquati bene la bocca». Le sorrido beffarda e mentre sto per tornare dentro vado a sbattere contro qualcuno.

«Che succede qui?», chiede Christian.

Tempismo perfetto.

«Niente, amore», risponde Margherita.

«Patetica», dico sottovoce, e scansando il mio migliore amico entro nel locale.

Jacopo è ancora incollato a quel telefono, gli andranno le dita in cancrena, talmente le sta usando.

«Ragazzi, io torno a casa. Non mi sento tanto bene. Salto i recuperi di Fisica».

«Vuoi che ti accompagni?», chiede Chiara.

«No, no, tranquilla», la rassicuro.

Pago la mia pizza – mi sembra un po' eccessivo mangiare una pizza gratis – e la mia acqua naturale al bancone.

Saluto tutti con un sorriso, che ricambiano, a parte Jacopo che è ancora alle prese con il suo cellulare. Se non fosse stato un iPhone, glielo avrei preso e buttato per terra... Okay, forse no.

Esco chiudendomi il giubbotto e sistemandomi bene la sciarpa, e noto Christian e Margherita che si baciano.

Con una faccia schifata, mi incammino verso la scuola per prendere il mio zaino.

«Aspetta, Rebecca! Dove stai andando?», urla Christian, ma io continuo a camminare senza girarmi.

Lui non mi ha fatto assolutamente niente, ma la sua fidanzata mi è sembrata abbastanza arrabbiata. E chi se lo aspettava che la piccola Margherita avesse questo lato possessivo?

Mi stringo nella mia giacca e accelero il passo.

Quando arrivo a scuola, provo subito una sensazione di sollievo; qui fa molto più caldo.

Salgo le scale e arrivo davanti ai distributori automatici, dove incontro il bidello e la professoressa di Arte. Quando mai non sono insieme quei due?

«Ciao, Rebec... ehm... Gaetani. Cosa ci fa qua?». Il bidello si corregge subito e io nascondo un piccolo sorriso.

«Mi servono le chiavi della classe per prendere il mio zaino», rispondo cercando di non scoppiare a ridere.

Mette la mano nel suo enorme grembiule che indossa tutti i giorni e tira fuori un piccolo mazzo di chiavi. Me lo lancia e mi dice: «Quella nera».

Ringrazio e raggiungo velocemente la mia classe.

La professoressa non sembrava affatto disturbata dalla presenza del bidello, anzi! Chissà, forse anche lei ha una cotta segreta per lui.

Scuoto la testa pensando a quanto sia ridicola e apro la porta della classe.

Recupero il mio zaino, esco e richiudo di nuovo la porta con due mandate.

Alla faccia di chi dice che sono lenta.

Riconsegno le chiavi al bidello e imbocco l'uscita. Devo farmi di nuovo la strada a piedi.

Ripeto a voce alta cosa devo fare appena arrivo a casa e solo ora mi rendo conto che ho il pomeriggio e la serata piena di impegni. Prima o poi impazzirò.

Mentre sto per attraversare, una macchina inchioda davanti a me.

Mi prendo un colpo, e faccio cadere il telefono (che ovviamente si schianta al suolo con lo schermo rivolto verso l'asfalto).

Lo raccolgo subito e... cazzo, è rotto! Con un respiro profondo riempio bene i polmoni, pronta a inveire contro il proprietario dell'auto. Ma mi blocco appena vedo chi ho davanti: Jacopo.

Lui abbassa il finestrino e mi regala un sorriso beffardo.

«Vuoi un passaggio fino a casa?», chiede sempre sorridendo.

«Ma sei impazzito?! Mi stavi per investire e guarda cosa hai fatto!». Gli mostro lo schermo del cellulare tutto rotto.

«È colpa tua, sei molto maldestra. Lo vuoi questo passaggio sì o no?».

Quanto è irritante, quando fa così.

Guardo meglio dentro la macchina e noto la sagoma di una ragazza seduta sul sedile del passeggero.

Assomiglia molto a qualcuno, ma non riesco a capire a chi.

«Ci sei? Guarda che me ne vado», dice con tono duro, irritante.

«Ciao». Sorrido e me ne vado.

Non so se sono arrabbiata per il comportamento infantile di Jacopo o per colpa della ragazza che era al suo fianco.

Forse era con lei che messaggiava tutto il tempo in pizzeria.

Ora devo pensare solo a me, nel bene o nel male.

Compagni di StanzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora