CAPITOLO 46

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Come al solito mi sveglio da sola nel mio letto.

È già venerdì, purtroppo.

Oltre a essere un giorno pieno di impegni, deve essere anche stressante, ovviamente.

Quella strega della professoressa di Matematica ha deciso di programmare una verifica, e quale giorno se non venerdì?

Dovrebbero mettere in vigore una legge che vieti lo svolgimento di verifiche il lunedì e il venerdì. Andiamo, quale studente il lunedì e il venerdì ha il cervello collegato?

Io e Jacopo, dopo quella sera, non ci siamo più parlati. La mattina dopo mi sono svegliata e lui era sparito, insieme a tutti i vestiti che avevo piegato con precisione e messo dentro all'armadio.

L'unica cosa che mi ha lasciato è stata una tazza di caffè freddo messa sopra al tavolo con dei biscotti accanto.

Sembra la classica scena in cui il fidanzato decide di lasciare la propria ragazza andandosene semplicemente di casa senza lasciare nessun messaggio. A quel punto la ragazza si riempie di dolci e cibo spazzatura per colmare il vuoto lasciato da lui e ingrassa di almeno tre chili, ma io non sono così. Ho avuto altre distrazioni e posso dire di non averci pensato minimamente, anche perché Jacopo non si è fatto vivo a scuola in questi giorni e non vederlo mi ha fatto decisamente bene.

Ho studiato e mi sono esercitata tutti i pomeriggi in vista di questa verifica e sono più che preparata.

Non ho ancora parlato con Chiara e Christian dell'incontro con mio padre, perché oltre a essere stata chiusa tutto il tempo in casa, loro avevano da fare. Chiara ha passato molto tempo con Davide e questo non può che rendermi felice. Almeno sono sicura che se in futuro staranno insieme, di Davide mi posso fidare.

Più che la migliore amica di Chiara, sembro sua madre, ma questi sono dettagli.

Mi costringo ad alzarmi e vado dritta in cucina barcollando un po'.

Prendo dei biscotti, li metto sul tavolo e preparo una tazza di caffè.

Mentre si raffredda, vado a vestirmi. Penso a come reagirebbe Rosa se mi presentassi a casa sua con le Globe, i jeans strappati e un maglione di tre taglie più grandi rispetto alla mia. Probabilmente prenderebbe un infarto e mi obbligherebbe a indossare un maglioncino come quello che ha messo a Sergio.

Povero bambino, avrà l'infanzia e l'adolescenza rovinate da una nonna psicopatica.

Rido e vado di nuovo in cucina a mangiare. Guardo l'ora sull'orologio: sono le otto meno venti.

Ho fatto presto stamattina.

Prendo lo zaino e, prima di caricarmelo in spalle, metto in una tasca l'assegno di mio padre.

Io e Chiara ci siamo messe d'accordo per uscire a mangiare fuori per poi andare in centro a comprare un regalo ad Alessia.

Ho accettato l'invito solo perché Christian ha insistito tanto e non ho potuto dirgli di no!

Quando sarò in centro passerò anche nel negozio di elettronica per prendermi un cellulare nuovo, già che ci sono. Stare quattro giorni senza cellulare è un fottuto inferno per una "telefono-dipendente" come me.

Indosso il mio giubbotto pesante, la sciarpa fatta a maglia da mia madre e il capello ed esco di casa fischiettando. Chiudo la porta a chiave e faccio le scale, dato che non hanno ancora aggiustato l'ascensore.

Cammino lentamente, non ho bisogno di correre. Stranamente stamattina sono in anticipo.

Nel cortile della scuola ci sono solo i bidelli seduti sugli scalini e un ragazzino che probabilmente fa la prima.

Compagni di StanzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora