CAPITOLO 2.

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«Ragazzina, svegliati», mi urla Jacopo nell'orecchio.

«Ma perché devi urlare di prima mattina?», rispondo con la voce ancora impastata dal sonno.

«Così ti svegli meglio».

«Simpatia portami via».

«Lo so che sono simpatico», dice pochi istanti prima di versarmi addosso un bicchiere d'acqua.

«Come ci si sente, ragazzina?», continua ridendo.

«Ma che ti prende?!», urlo.

«Te l'ho detto che me la pagavi».

«Esci subito da questa stanza!».

«Ti aspetto in cucina». Esce e sbatte la porta.

«Faccio la doccia in fretta, mi cambio e sono pronta», replico io.

«Sì, sì, va bene», risponde lui indifferente.

Quanto lo odio! È lunatico. Fin troppo lunatico

Oggi fa freddo, quindi mi vestirò con un maglione granata, dei jeans neri e le Vans, anche queste rosso granata.

«Scusa Jacopo, ma dov'è Vittorio?», domando entrando in cucina.

«Oggi aveva un corso per la scuola, credo», ribatte guardandomi.

«Mhm... va bene. Ora vado a fare la doccia».

«Prima mangia qualcosa».

«Okay».

Jacopo mi passa un cornetto alla Nutella e io me lo mangio con gusto.

Continua a fissarmi, non distoglie lo sguardo da me neanche per un secondo.

«Perché mi guardi?», gli domando.

«Sei sporca di Nutella vicino alle labbra».

«E cosa aspettavi a dirmelo?! Che figuraccia».

«Aspetta che ti aiuto».

Si avvicina a me e con un dito mi toglie la Nutella dalla faccia.

Sono molto più bassa di lui, troppo bassa. Mi sento piccola.

«Sei bassa Rebecca», mi dice ancora con la mano sopra il mio viso.

«Sei tu che sei troppo alto, Jacopo», replico guardando quegli occhi azzurri.

Dio quanto sono belli.

«A me piacciono le ragazze basse», continua con voce roca. Poi mettere l'altra mano sul mio viso. Un brivido mi percorre tutto il corpo.

«Perché dici ques...». Non finisco la frase che le sue labbra sono sulle mie.

Ora cosa devo fare? Ricambio il bacio?

Smetto di pensare, lascio cadere il cornetto per terra e cingo il suo collo con le mie braccia.

Lui picchietta con la lingua sul mio labbro inferiore per chiedere accesso alla mia bocca, ma mi stacco da lui.

«È meglio che vada a fare la doccia», dico sottovoce.

«Sì, forse è meglio che vai», mi risponde con la sua voce roca, che mi procura altri brividi.

Mi chiudo in bagno ed entro nella doccia.

Cosa è stato quel bacio?

Perché a ogni suo tocco dei sussulti mi percorrono tutto il corpo?

Perché mi perdo in quegli occhi azzurri?

Perché lo odio ma provo tutte queste cose?

I miei pensieri scivolano insieme all'acqua calda che scorre sul mio corpo.

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