CAPITOLO 45.

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Vedo mio padre terribilmente a disagio, come me, del resto.

Rosa guarda l'orologio al suo polso e penso a quanto possa costare. Sicuramente tantissimo.

«Tra poco dovrebbe arrivare Veronica, ti fermi a cena?», chiede con quel tocco di antipatia che finora ha riservato solo a me.

Guardo l'ora sul mio orologio e noto che sono quasi le sette di sera.

Il tempo è volato.

«No, assolutamente. Mi dispiace rifiutare, ma domani devo svegliarmi presto per andare a scuola», dico alzandomi.

«Sicura di non voler rimanere?», chiede mio padre.

Quando sto per rispondere, quell'insopportabile donna mi precede: «È maleducazione insistere. Se non vuole rimanere, allora non rimarrà».

La guardo allibita. Fosse almeno capace di nascondere il fastidio che le provoco!

«Sì, infatti poi qualcuno non gradisce la mia presenza», dico stringendo i pugni.

«Come, scusa?», chiede la compagna di mio padre.

«Ti accompagno con il taxi, non scomodarti a chiamarne un altro», interviene mio padre.

«Roberto, avremo molte cose di cui parlare al tuo ritorno. È stato un piacere conoscerti, Rebecca». La donna si pizzica il naso e si chiude in cucina.

Deglutisco al pensiero di aver fatto un danno già al primo incontro tra me e mio padre. Lo sento sospirare e mi giro a guardarlo. Sembra avere un'aria stanca, stufa.

Mi apre la porta e senza salutare Rosa esco, ma poi mi ricordo della presenza di Sergio e rientro facendogli un cenno con la mano che lui ricambia con un piccolo e dolce sorriso.

«Pronta?». Mi giro al suono del clacson e vedo mio padre con un braccio fuori dal finestrino e un sorriso divertito stampato in faccia.

Sorrido anche io e chiudo la porta alle mie spalle, andandogli incontro.

Salgo sulla macchina e allaccio la cintura.

«Sai», ammicca mettendo in moto la macchina, «mi è dispiaciuto che questo nostro "primo secondo" incontro sia andato così».

«"Primo secondo incontro"?», chiedo quasi ridendo, ma mi trattengo capendo che non è il momento di ridere.

«Sì, il nostro primo incontro è stato quando sei nata, mentre il nostro primo secondo incontro è stato oggi», dice tenendo gli occhi fissi sulla strada inghiottita dal buio.

Fisso mio padre per pochi secondi e noto che ha un'aria pensierosa.

«Scusami se poi Rosa se la prenderà con te, per colpa mia», dico senza pensarci.

«Sta tranquilla, fa così sempre».

Siamo quasi giunti a casa mia e penso perché mio padre non abbia già fatto le valigie e non sia scappato lontano da quella donna. Probabilmente la ama davvero.

Una forte nausea improvvisa mi travolge e mi costringe a poggiare la testa sopra sulla testiera del sedile.

Pensare che mio padre abbia un'altra donna mi farà sempre lo stesso effetto.

Magari, se l'avessi saputo in circostanze diverse, forse l'avrei accettato, ma l'ho saputo su due piedi senza nessun preavviso. Inoltre il fatto che la sua compagna sia così insopportabile non mi ha aiutata affatto.

«Scusala per il suo comportamento, non volevo che ti sentissi così a disagio», dice svoltando a destra per raggiungere il punto in cui ci siamo incontrati oggi.

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