CAPITOLO 42.

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JACOPO

Quanto può essere irritante quella ragazza, solo Dio lo sa.

Non era mia intenzione romperle il cellulare e tantomeno spaventarla sulle strisce pedonali.

Accidenti!

Ho trattenuto la rabbia per tutta il tempo in pizzeria e non posso negare che l'abbia sfogata su di lei. Christian non può permettersi di toccarla, migliore amico o no, lei è roba mia!

Oddio, sembro uno ex psicopatico e stalker.

Riprenditi, Jacopo, ormai non state più insieme e tu sei un ragazzo libero.

Solo ora mi accorgo che sono nel parcheggio del centro commerciale in cui lavorano Chiara e Rebecca.

Non so perché sono venuto qui.

Rimetto in moto la macchina e quando esco m'imbatto in un temporale.

Perfetto, direi.

Chissà se Rebecca ha trovato un taxi. E se fosse sotto la pioggia?

Devo andare assolutamente da lei e scusarmi.

Casa nostra, ora solo sua, è vicina al centro commerciale e per raggiungerla non ci metto neanche dieci minuti.

Appena arrivo davanti al palazzo non mi disturbo neanche a spegnere il motore della macchina e corro verso il portone, lasciando la portiera aperta.

Suono al campanello più volte – non ho tempo di andare a prendere le chiavi in macchina –, ma nessuno mi risponde. Deve essere già uscita di casa.

Corro sotto la pioggia per cercarla, ma vedo solo visi sconosciuti e ombrelli di tutti i colori. Sono l'unico a stare sotto la pioggia completamente bagnato.

Ora che ci penso, non può aver chiamato un taxi: ha il telefono rotto.

Inizio di nuovo a correre, sperando di trovarla sotto la pensilina della fermata dell'autobus.

Noto una ragazza con i capelli marroni raccolti e una busta in mano che sta cercando di fermare un taxi. Mi si illuminano gli occhi: l'ho trovata!

Corro più veloce che posso urlando il suo nome, ma un taxi si ferma davanti a lei, che senza perdere tempo si fionda nella vettura.

«Dannazione!», urlo sbattendo il piede dentro a una pozzanghera.

Ritorno indietro camminando lentamente sotto la pioggia e quando arrivo alla macchina mi siedo sul sedile e chiudo la portiera.

Accendo il riscaldamento al massimo, e anche la radio. Sono completamente zuppo.

Dopo la gita in montagna, devo portare assolutamente la macchina dal benzinaio per farla pulire.

Perché penso alla mia macchina mentre ho appena litigato con la ragazza che amo?

Quanto è brutto essere innamorati!

Non so cosa fare, ora. A quest'ora sarei dietro al taxi su cui è salita Rebecca, ma non voglio sembrare veramente uno stalker.

Vivi e lascia vivere, Jacopo.

Spengo la radio e metto in moto la macchina, ho bisogno di vestiti asciutti e so dove dirigermi... Poi, è l'unico posto in cui posso andare.

Parcheggio davanti alla casa dei nonni di Davide.

Non credo che posso bagnarmi più di quanto lo sia già, ma corro lo stesso verso la porta. Suono il campanello due volte di seguito e mi sfrego le mani per scaldarle; intanto, piccole gocce d'acqua grondano dai miei capelli.

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