CAPITOLO 37.

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Mentre sto cercando degli stracci, la campanella che segna la fine della prima ora suona spaventandomi.

Sento Jacopo sogghignare.

«Al posto di ridere aiutami a trovare gli stracci», lo rimprovero sarcastica.

«Esci da lì, che cerco io». Mi sposto e lo faccio entrare nel ripostiglio.

«Venturi, Gaetani. Noi andiamo a fare teoria in classe. Voi invece resterete qui a pulire il macello che avete fatto e in più, per punizione, pulirete sia lo spogliatoio femminile sia quello maschile. Chiaro?», dice furioso il professore.

«Chiaro», rispondiamo in coro io e Jacopo.

Il professore fa per andarsene, ma ritorna indietro e mi fissa.

«Ah, Gaetani, ti consiglio di cambiare maglietta. Questa lascia intravedere gran parte del tuo corpo». Continua a fissarmi e arrossisco subito, portandomi le braccia al petto per coprirmi.

Jacopo se ne accorge e mi si piazza davanti, facendomi da scudo umano.

«E lei cosa guarda?!», domanda come una furia.

«Vuoi anche una nota, Venturi?», ribatte il professore.

«No, voglio solo che la smetta di fare il vecchio pervertito che non scop...».

«Ehi! Basta. Grazie per il consiglio», intervengo interrompendo Jacopo.

Il professore rifila un sorrisetto di scherno a Jacopo e se ne va in aula insieme al resto della classe.

«Che scuola di merda, questa. I professori pervertiti che si mettono a guardare le tette e il culo delle loro alunne e le professoresse in astinenza di sesso che ci provano con i loro studenti». Fa una smorfia di disprezzo che mi lascia scappare un piccolo sorriso.

In effetti è vero. Questa scuola non è delle migliori, preferivo quella in cui andavo prima... Più o meno.

«Com'era la scuola in cui andavi prima?», chiede come se mi avesse letto nel pensiero.

«Non era poi così male. Ero sempre per i fatti miei, quindi nessuno mi dava fastidio». Faccio spallucce e prendo gli stracci sullo scaffale in alto del ripostiglio.

Glieli mostro fiera a Jacopo e sorride scuotendo la testa.

«Quindi eri una specie di asociale?».

«Asociale no, passavo del tempo con qualcuno, ma preferivo stare da sola. Tutto qui», rispondo indifferente.

Annuisce.

«Il prof di Educazione motoria ha ragione. Dovresti cambiare maglietta, qualcuno potrebbe vederti», dice.

«Lo so, ma non ne ho una di ricambio».

Si sta per togliere la sua, ma lo fermo.

«Cosa pensi di fare?», chiedo.

«Ti do la mia maglietta, così puoi togliere la tua bagnata», risponde con tono innocente.

«No che non la togli. Qualcuna potrebbe entrare qui e vederti a torso nudo». Mi giro mettendo il broncio.

Anche se siamo solo amici non nego il fatto che sono gelosa. Dopotutto è ancora mio, no?

«Sei gelosa?».

Io? Sì molto.

«Io? No, Perché dovrei?», rispondo nervosamente.

«Ho un maglione negli spogliatoi, se vuoi prendi quello».

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