CAPITOLO 57.

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Una settimana dopo

«È l'ultimo dell'anno! Non siete contenti?». Chiara saltella per tutto il salotto.

Fa così da stamattina: è insopportabile, ma adorabile.

«È un giorno come gli altri», risponde Christian indifferente.

Mentre loro chiacchierano io mi gusto la tazza di cioccolata calda che mi sono preparata poco fa.

Mi sono svegliata all'una di pomeriggio e non ho neanche pranzato.

«Sei sicura di non voler pranzare?», mi chiede Jacopo.

Scuoto la testa prendendo un altro sorso di cioccolata.

«Io vado a fare la doccia e a scegliere cosa mettermi stasera», dice Chiara, che prima di andare al piano di sopra dà un bacio veloce a Davide.

«Ma sono solo le tre», replica Davide confuso.

«Abbiamo bisogno di tanto tempo», rispondo.

Mi guardano tutti e tre confusi e io roteo gli occhi. Certo, loro sono ragazzi e per prepararsi hanno bisogno solo di dieci minuti: cinque per i vestiti, cinque per i capelli.

Jacopo accende la tv e si siede accanto a me.

Mentre fa zapping tra i canali, mi viene in mente una cosa e quasi faccio cadere la cioccolata calda sul divano.

«Ragazzi!».

«Mhm?». Davide non distoglie lo sguardo occhi dalla tv.

«Il 6 gennaio è il compleanno di Chiara. Ve lo ricordavate, no?».

Davide si gira e mi guarda con occhi sgranati.

«Merda», mormora Christian.

«Come ho fatto a scordarmi del compleanno della mia ragazza?», si domanda Davide. Si passa una mano in faccia e butta la testa all'indietro.

«Era da un po' che pensavo a cosa organizzare», dico incrociando le gambe. «Potremmo farle una festa a sorpresa a tema Harry Potter. Le piacerà sicuramente», continuo.

Annuiscono convinti tutti e tre.

«Chi invitiamo?», chiede Davide.

«Che regalo le facciamo?», aggiunge Christian.

«Dove la facciamo?», conclude Jacopo.

Non so più da che parte girarmi.

«Fare una festa tra intimi, tra di noi, sarebbe la cosa migliore. Davide, potremmo invitare anche tua sorella, no? Giusto per non escluderla anche da questa nostra iniziativa». Nonostante la gelosia e la rabbia che ho provato nei suoi confronti, non mi piace l'idea di escluderla da tutto.

Jacopo si irrigidisce non appena parlo di Melissa.

Mi giro e lo guardo con aria interrogativa. Scuote la testa come risposta.

«Mentre per il regalo possiamo organizzare un viaggio a Londra, solo noi cinque», continuo.

«Mi piace come idea». Dicono in coro Davide e Christian.

«Non ho pensato, però, al luogo in cui potremmo fare la festa!», esclamo posando la schiena contro il divano.

«A casa di mio padre», interviene Jacopo.

Lo guardiamo tutti; io e Davide a maggior ragione lo fissiamo con un'espressione incredula.

«Non c'è ed è una casa abbastanza grande. Fidatevi».

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