CAPITOLO 35.

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JACOPO

Devo ammetterlo: ci sono rimasto male, non vedendola venirmi in contro, quando sono uscito dall'appartamento.

Ma dopotutto come posso biasimarla?

Dopo ciò che ho fatto ieri sera, non penso che mi perdonerà, quindi credo che dovrò lasciarle i suoi spazi.

Giusto?

Ma io non ci riesco. Non ci riesco, cazzo.

La voglio accanto a me, sempre, giorno e notte. Ho bisogno di lei più di qualsiasi altra cosa. È diventata una droga, una droga potente.

Da quando sono diventato così sentimentale?

Senza accorgermene sono arrivato davanti a casa dei nonni di Davide.

I suoi genitori sono morti in un tragico incidente, proprio come mia madre e mia sorella. Nello stesso periodo, per giunta. Eravamo sulla stessa barca e siamo riusciti a salvarci a vicenda.

Suono il campanello e la signora Flora mi apre la porta e mi accoglie con un caloroso sorriso.

«Jacopo, figliolo, come stai? Da quanto tempo!».

«Tutto bene, lei?». Sorrido e le do un bacio sulla guancia.

Adoro questa donna.

«Non mi lamento. Se cerchi Davide, è in camera sua, come sempre».

Ringrazio e salgo le scale per raggiungere il mio migliore amico.

Quando arrivo al piano di sopra, vedo la sorella di Davide, Melissa, uscire da una porta.

È cambiata tantissimo da quando l'ho vista l'ultima volta.

Ora è più... È più bella.

«Ehi», dice a bassa voce e sorridendo. Sulle guance le spuntano due fossette bellissime. Perché faccio questi pensieri?

«Ciao». Mi gratto la nuca, imbarazzato.

Io imbarazzato? Da quando?

Mi fissa con i suoi occhi grigi, come quelli del fratello, e aspetta che dica qualcosa.

«Oh, be', sei... sei cambiata, Melissa».

«Cambiata?»

«Sì. Ora sei più carina».

Appena finisco di pronunciare quella frase, lei diventa rossa, proprio come Rebecca.

«Grazie», risponde dondolandosi sui talloni.

«Figurati», ribatto sorridendo.

«Melissa, con chi stai parlando?!», urla Davide uscendo dalla porta a fianco a me.

«Che cazzo urli, minorato mentale?!», dico tirandogli un ceffone sulla testa.

«E tu che ci fai qui? Mi hai fatto male, comunque!», esclama massaggiandosi il capo.

«Devo parlarti», replico con tono serio.

«Allora entra. Sparisci, sorellina». Lancia un bacio alla sorella e lei lo fulmina con gli occhi.

«Ci vediamo, Jacopo». Melissa mi sorride e scende al piano di sotto.

Davide mi fa entrare in camera sua e chiude la porta alle sue spalle.

«Quella era tua sorella?!», esclamo togliendomi la giacca.

«Sì, perché?».

«Perché?! È bellissima! Da quanti anni non la vedevo? Due? Tre? Dove l'hai tenuta nascosta?!».

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