CAPITOLO 30.

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Cerco di alzarmi, ma sto solo peggiorando la situazione.

La porta si spalanca e sussulto quando sbatte contro il muro.

«Stai ferma. Ti aiuto io», dice Jacopo in tono duro, prendendomi in braccio.

Non lo respingo e lo lascio fare.

«Sei un idiota», gli dico a bassa voce.

«Un idiota innamorato», sussurra lui.

Sorrido involontariamente. È impossibile essere arrabbiata con lui. Non ci riesco proprio.

«Non si è gonfiato. È un buon segno, vuol dire che non è rotto», sentenzia prendendo del ghiaccio dal freezer.

Annuisco mentre lui mi posa il ghiaccio sul ginocchio.

«Mio padre mi ha chiamato e ci ha invitati a pranzo a casa sua. Ha detto che ci sarebbe stata anche Caterina, per questo l'ho chiamata. Non voglio che venga, per evitare che dica qualcosa e ti faccia stare male», continua.

Apprezzo molto il fatto che me l'abbia detto senza che glielo chiedessi.

«Grazie», rispondo, e appoggio la schiena sul divano.

«Gelosona», sghignazza.

«Al supermercato hai fulminato con gli occhi quel ragazzo gentile che mi ha aiutata a prendere i cereali», lo sfido.

Ritorna serio, e io inizio a ridere.

«Scema», dice ridendo.

«Ehi!». Gli tiro uno scappellotto sulla spalla. «Non sono scema!».

«Sei la mia scema», dice baciandomi sulla guancia.

Amo questi piccoli gesti.

«Sai... Stavo pensando di ritornare a casa», dico di punto in bianco.

«Perché?». Si gira e mi guarda preoccupato.

«Sembra che tutti i nostri problemi ci seguano, ovunque andiamo». Sbuffo pensando a ciò che è accaduto in questi giorni.

«Hai ragione, ma noi li supereremo. Vero?», domanda un po' titubante.

Vorrei rispondergli che non riusciremo mai a superarli. Quando cerchiamo di superare da un problema, l'unica cosa che riusciamo a fare è affondarci ancora di più. È così che siamo fatti. Siamo due tipi incasinati, pieni di problemi, che solo stando insieme riescono a fare qualcosa di sensato.

«Ne abbiamo superate tante, Jacopo. Arriverà il giorno in cui non avremo più le forze e ci toccherà rinunciare». Abbasso la testa e guardo il tappeto.

«No, Rebecca. Non dire così. Guardami». Mi mette due dita sotto il mento e mi alza la testa. «Noi ce la faremo». E mi guarda negli occhi.

Annuisco metto la testa sul suo petto.

JACOPO

Rebecca si è addormentata su di me circa mezz'ora fa. È bellissimo stare in silenzio e ascoltare il suo respiro. Vorrei che non finisse mai.

Vorrei che rimanesse mia per sempre, ma so come sono fatto. So che allontano sempre le persone che amo, e prima o poi allontanerò anche lei.

Scaccio questi pensieri dalla testa e accarezzo i suoi capelli.

Chiudo gli occhi per godermi meglio il momento, ma qualcuno suona alla porta.

Fantastico, cazzo.

Mi alzo con cautela e appoggio Rebecca sul divano.

Apro la porta e mi trovo Caterina davanti, con un sorriso stampato in faccia.

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