CAPITOLO 53.

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Finalmente la campanella suona e ci catapultiamo fuori, felici perché sono iniziate le vacanze di Natale.

Chiara, che nel frattempo è entrata alla seconda ora inventandosi una scusa, mi circonda le spalle con un braccio e mi stampa un bacio sulla guancia. Sorrido, il mio umore sembra essere tornato normale o quasi.

Raggiungiamo gli altri e mi rincuoro quando noto che manca Jacopo. Vederlo ora mi farebbe decisamente male.

«Ci siamo tutti?», chiede Davide.

Mi dondolo sui talloni e infilo le mani in tasca.

«In realtà manca Jacopo», risponde Chiara.

«No, sono qui». La sua voce profonda è un colpo al cuore.

Mi costringo a non alzare la testa per evitare di vederlo. Potrei passare per stupida, ma chi se ne frega.

«Domani, mi raccomando, siate puntuali. Alle sette di mattina davanti a casa mia», dice Davide in tono autoritario.

«Ma come facciamo? Solo uno di noi ha la macchina», interviene Christian.

«E che problema c'è? Ci stiamo tutti, dato che Margherita non viene più».

«Non è un po' egoista da parte nostra non invitarla più? In fondo l'abbiamo coinvolta fin dall'inizio».

Ma proprio ora doveva uscire il lato razionale di Chiara?

«Be', in effetti Chiara ha ragione».

Quando mai Davide non da ragione a Chiara?

«La invitiamo?».

Finalmente la testa e rispondo con un categorico "no", e anche Christian risponde allo stesso modo.

Ben le sta! La prossima volta impara a non bere troppo e a non spifferare a mari e monti ciò che succede tra noi due. Se non fosse per lei, a quest'ora io e Jacopo saremmo amici, o perlomeno avremmo continuato a parlarci.

«Perché?», chiede Chiara. Lei non sa niente di ciò che è successo alla festa tra me e Margherita.

«Poi ti spiego», glisso, e alla fine decidiamo di non invitare Margherita e di andare solo noi cinque.

Mentre Davide spiega il programma, io mi sforzo di non guardare Jacopo, anche se sento il suo sguardo bruciarmi addosso.

«Tutto bene, Rebecca?», chiede Davide nel bel mezzo del discorso.

«Sì, perché?».

Se non volevo che l'attenzione cadesse su di me, ho fallito miseramente.

«Hai gli occhi gonfi e rossi».

Come biasimarmi.

Ho pianto fino a dieci minuti fa nel bagno delle ragazze per colpa di Jacopo.

«È l'allergia», mento.

Prima che lui possa ribattere, una ragazza urla il mio nome.

Quando mi giro e noto che Elisa mi sta chiamando non posso essere più felice. Andare da lei è una scusa per non stare nello stesso posto di Jacopo.

«Voi continuate a parlare. Chiara mi dirà tutto ciò che si è deciso. A domani», dico velocemente afferrando lo zaino.

Lascio un bacio fugace sulla guancia di Chiara e raggiungo Elisa.

«Ehi», mi saluta Elisa.

«Ciao».

«Non volevo metterti in imbarazzo con loro», dice indicando il mio gruppo.

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