CAPITOLO 9.

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Ormai si sono fatte le sei di pomeriggio, e io e Jacopo siamo ancora a letto, abbracciati.

Nelle ultime ore abbiamo parlato di tutto, e ho scoperto molte cose su di lui.

Per esempio: il nero è il suo colore preferito; a colazione mangia solo cornetti alla Nutella; aveva un piercing al labbro ma se l'è tolto; odia andare a scuola.

«Tra poco arriva Vittorio, dovremo preparare la cena», dico mettendomi seduta.

«No, dai ti prego», replica mettendomi un braccio attorno alla vita.

«Dai, Jacopo! Devo farmi anche la doccia, domani è il mio primo giorno di scuola», gli dico lasciandogli un piccolo bacio sulla guancia.

«Faccio anche io la doccia». Mi guarda con un ghigno malizioso.

All'inizio non riesco a capire cosa voglia intendere, ma dopo poco diventa tutto chiaro.

«Cosa?! No!», esclamo in modo stridulo (troppo stridulo), diventando color porpora.

«Sei tutta rossa!», esclama ridendo. «Scherzavo. Vai a fare la doccia, io preparo la cena». Si alza e si va a cambiare.

Vado in bagno ed entro in doccia. Mi metto sotto al getto e lascio che l'acqua massaggi il mio corpo.

È una sensazione bellissima.

Dopo circa venti minuti, esco dalla doccia, mi vesto e raccolgo i capelli bagnati in una crocchia disordinata.

«Finalmente sei uscita!», urla Jacopo mentre apparecchia la tavola.

«Vedo che hai preparato già tutto», dico avvicinandomi ai piatti. Ha fatto la pasta al pesto! «Spero almeno sia buona», aggiungo sottovoce.

«Ehi, ti ho sentita, eh! Assaggia, è buonissima. Ho un futuro da chef!».

La sua risata è contagiosa.

Finché veniamo interrotti dal rumore della porta.

«Vittorio!!», urlo e gli salto addosso.

«Ehi, Rebi», risponde abbracciandomi.

Non ha un'aria molto felice. Lo guardo meglio e noto che ha gli occhi rossi.

«Vitto, che succede?!».

«Me ne vado».

«Come?! Perché?!».

«Mia nonna». Inizia a piangere, ma riesce comunque ad andare avanti: «È morta stamattina. Mia madre vuole che mi trasferisca con lei nella casa della nonna». Si asciuga le lacrime e mi abbraccia.

«Mi dispiace tanto, Vitto. Credo che tua madre abbia fatto la scelta giusta. È un momento difficile sia per lei che per te. È meglio che rimaniate uniti».

«Quando parti?», s'intromette Jacopo.

«Stasera», risponde secco Vittorio.

«Ti aiuto a fare la valigia io! È il minimo che possa fare», dico entrando nella sua camera.

«Abbiamo finito, finalmente!», esclamo gettandomi sul letto di Vittorio.

«Già. Mia madre sarà qui a momenti», risponde lui malinconico.

«Anche se ti conosco da poco, ti voglio bene, Vittorio. E mi dispiace molto che tu te ne vada».

«Anche io ti voglio bene e anche a me dispiace andare via. Ma stai tranquilla che ti verrò a trovare!».

«Prometti?».

«Prometto», risponde sorridendo.

Gli salto addosso e lo abbraccio, ma proprio in quel momento Jacopo entra in camera.

«Vitto, tua madre è arrivata», dice.

«Oh, sì. Ora arrivo», si limita a rispondere.

«Jacopo, tratta bene Rebecca: se mi giunge voce che sta di nuovo male per te, ti vengo a prendere sotto casa».

«La tratterò benissimo», risponde Jacopo.

Vittorio saluta entrambi ed entra in ascensore.

«Ormai la pasta è fredda», dice Jacopo sedendosi sul divano.

«Già. E non ho più fame, sinceramente», rispondo sedendomi accanto a lui. «Sono quasi le dieci», aggiungo sbadigliando.

«Sei stanca?»

«Molto».

«Bene, allora andiamo a dormire!», propone Jacopo prendendomi in braccio e portandomi in camera nostra.

Inizia a spogliarsi e mi butta in faccia la sua maglietta.

«Cosa dovrei farci, scusa?», gli chiedo tenendo la sua maglietta nera in mano.

«Mettitela e dormi con quella», risponde sorridendo. «Solo con quella», aggiunge.

Mi tolgo il maglione e i leggings e m'infilo la maglietta di Jacopo che mi arriva fin sopra il ginocchio.

Sto per infilarmi nel mio letto, ma le braccia di Jacopo mi circondano la vita e mi attirano a sé.

«Tu stasera dormi con me», dice con voce roca. E piccoli brividi mi percorrono tutto il corpo.

«Ma...». Non mi lascia neanche il tempo di finire che mi dice:

«Non voglio fare niente, stanotte. Voglio solo tenerti vicina. Tutto qui».

Il mio cuore sta esplodendo di gioia.

Mi vuole tenere accanto!

Mi giro e lo abbraccio.

JACOPO

È così bello avere tra le braccia Rebecca mentre dorme. Le accarezzo i capelli mentre la guardo dormire.

Oggi abbiamo parlato di tante cose, e oltretutto mi ha obbligato a rimettere il piercing al labbro.

A lei piace tanto, quindi lo rimetterò.

È la terza volta che dormo con lei a fianco.

Ed è la prima volta che dormo con una ragazza per tre notti.

Lei è diversa dalle altre. Sa tenermi testa e amo il fatto che lo faccia.

Le palpebre si stanno facendo pesanti e cado in un sonno profondo.

Ma prima di addormentarmi sussurro: «Buonanotte, piccola mia». 

Compagni di StanzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora