CAPITOLO 24.

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Appena arriviamo a scuola, Margherita e Chiara mi vengono incontro.

«Auguri!», urlano insieme.

Gli altri studenti si girano verso di noi e ci guardano incuriositi.

«Grazie, ragazze, ma abbassate la voce, se no ci sentono tutti», dico imbarazzata.

«Oggi Rebecca Gaetani compie gli anni!», grida Chiara, rivolta gli altri studenti nel cortile, che iniziano ad applaudire e a urlare. Sento le guance che mi vanno a fuoco per l'imbarazzo.

I miei occhi e quelli di Jacopo s'incrociano. Mi sta guardando senza fare nulla. Che mi aspettavo? Che corresse da me per farmi gli auguri? Forse sì, ma non succederà. Distoglie lo sguardo e se ne va insieme a una ragazza. Un'improvvisa fitta mi colpisce il cuore, e il fiato mi si mozza. Devo ancora abituarmi all'idea che Jacopo è tornato il ragazzo di prima.

«Ehi, Reb!». Una voce maschile mi distrae dai miei pensieri.

«Ciao, Davide». Mi giro e gli sorrido.

«Come stai?», mi domanda.

Sto di merda e tu?

«Tutto bene tu?», rispondo ancora sorridente.

«Oh, sì, bene», e si gratta la nuca.

È così buffo.

«Meno male». Ho finito gli argomenti di conversazione. Che imbarazzo.

«Auguri, allora!», urla all'improvviso abbracciandomi. Ricambio l'abbraccio e lo ringrazio.

«Con Jacopo hai risolto?», chiede staccandosi dall'abbraccio.

Il mio cuore perde un battito, quando pronuncia il suo nome.

«Se per risolto intendi che continuiamo a ignorarci... sì, abbiamo risolto». Sbuffo, mi sento frustrata. «E per di più va a letto con una ragazza diversa al giorno». Rido nervosamente.

«È uno stupido», sussurra abbassando la testa.

«Mi sono innamorata di uno stupido. Bello, no? Scusa, Davide, ma devo andare. Ci vediamo». Non gli do il tempo di rispondere e mi fiondo in classe.

«Dov'eri finita?», mi chiede Chiara appena mi siedo vicino a lei.

«Stavo parlando un po' con Davide». Sorrido e tiro fuori il quaderno per prendere appunti.

Le prime tre ore passano in fretta, e finalmente arriva l'intervallo. Appena suona la campanella, usciamo tutti fuori dalla classe come un gregge di pecore.

«Finalmente! Quella racchia della prof di Storia mi sta troppo sul culo», mormora Chiara. Inizio a ridere e lei si unisce a me.

«Stasera fatti trovare pronta alle nove in punto. Io, Christian e Margherita ti veniamo a prendere», dice guardandomi con espressione seria.

«Io e Christian abitiamo nella stessa casa», replico ridendo e guardandola con aria interrogativa.

«Non sarà a casa fino alle nove. Mettiti il vestito più bello che hai e fatti bella». Mi schiocca un bacio sulla guancia e mi sorride.

«Ma perché? Dove mi volete portare?», chiedo incuriosita.

«Cazzi nostri», urla mentre se ne va.

«Dove vai ora?!», le grido.

«Cazzi miei!». Ride ed esce dalla porta della scuola.

Che cos'hanno in mente quei tre? Odio le sorprese. Ho detto la stessa frase anche a Jacopo, il giorno in cui sono uscita dall'ospedale. Scaccio questo pensiero, prendo lo zaino e me lo metto in spalle uscendo dalla scuola. Non voglio passare due ore da sola, senza Christian, Chiara e Margherita. È strano dirlo, ma loro sono le mie ancore. Mi hanno sempre salvata quando andavo a fondo.

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