«Buona sera migliore amica».

Chiara si gira e mi squadra dalla testa ai piedi.

«Come mai non indossi un vestito?».

«Sto bene, e tu?», scherzo.

Alza un sopracciglio e incrocia le braccia, come se non avendo indossato un vestito ho commesso un reato.

«Per il semplice fatto che non avevo voglia di indossare un vestito».

«Stai bene lo stesso!», dice abbracciandomi.

Guardo Davide che mima con la bocca è strana e mi scappa una risata.

«Andiamo?», chiede Christian.

Tutti annuiscono e ci incamminiamo verso il locale in cui si terrà la festa. Tutti camminano a coppie; Jacopo è con Melissa, Davide è con Chiara, Christian è con Margherita e io con il mio nuovo cellulare.

Vedere Jacopo parlare con un'altra ragazza non mi darebbe nessun fastidio, ma vedere Jacopo sorridere ed essere felice con Melissa mi fa stare male e non poco.

Lo osservo ridere insieme a lei e una fitta mi colpisce il petto, come se qualcuno mi avesse lanciato un coltello contro.

Quello che vedo con Melissa è il mio Jacopo; quello tenero e giocoso che è solo con me.

Non bado a dove cammino e inciampo in un sasso, ma fortunatamente due braccia mi circondano la vita evitando di farmi cadere.

Trattengo il respiro finché non ritorno stabile sui miei stessi piedi.

«Dovresti fare attenzione», sussurra Christian al mio orecchio.

Piccoli brividi mi percorrono tutto il corpo.

Annuisco e mi divincolo dalle sue braccia.

Non so per quale motivo il mio corpo reagisca in questo modo al suo tocco.

Alzo lo sguardo per guardare Jacopo sperando che abbia visto la scena tra me e Christian, ma rimango delusa quando lo vedo parlare animatamente insieme a Melissa.

Mi mordo ripetutamente il labbro per non scoppiare a piangere dalla frustrazione.

«Siamo arrivati», annuncia il mio migliore amico.

Ci giriamo tutti verso un piccolo capannone di colore verde da cui proviene della musica.

Sento bisbigliare Davide alle mie spalle e poi sento Chiara dire «Falla finita scemo!».

Sarà sicuramente qualche commento sul luogo in cui hanno organizzato la festa.

Seguiamo tutti Christian ed entriamo dentro alla struttura. La prima cosa che noto sono i divanetti rossi e i cuscini colorati sparsi sul al pavimento.

Mi guardo intorno e vedo che ci sono molte meno persone rispetto alle feste a cui andiamo di solito, ma a dire il vero mi piacciono più le feste intime.

«Se volete posare le giacche e i regali potete farlo in quello stanzino là», dice Margherita indicando una porta.

Tutti annuiscono e si dirigono verso lo stanzino, mentre io rimango a fissare il resto del capannone.

Attaccate ai muri ci sono varie ghirlande colorate e su un muro è appeso uno striscione con su scritto "Ben tornata, Alessia!".

Mi sforzo di non cercare con gli occhi la sagoma di Alessia; non so come potrei reagire vedendola dopo così tanto tempo.

«Non posi la giacca e il regalo?». La voce di Jacopo mi riporta con i piedi a terra.

Lo guardo spaesata e annuisco andando verso la porta che ha indicato poco prima Margherita.

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