CAPITOLO 31.

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«Non riesco ad allacciarmi i bottoni, cazzo!». Sento imprecare Jacopo, intento ad abbottonarsi la camicia.

«Dammi qua». Gli do uno schiaffo sulla mano e infilo l'ultimo bottone nell'asola. Si vede che è agitato, forse fin troppo. «Ehi, guardami. È solo una cena».

Gli prendo il viso tra le mani e faccio incontrare i suoi occhi azzurri con i miei.

Annuisce e si mette le scarpe.

L'ho convinto ad accettare l'invito che suo padre ci ha offerto, anche a costo di incontrare quell'odiosa di Caterina.

«Sei sicura di voler andare?», mi chiede per l'ennesima volta.

«Sì, Jacopo. Sono sicura», rispondo mentre finisco di vestirmi.

Per questa cena ho scelto un vestito color crema che mi arriva fino al ginocchio e delle scarpe bianche con il tacco. Non mi trucco, ma mi arriccio i capelli.

Raggiungo Jacopo davanti la porta e mi metto il giubbotto.

«Sono pronta. Possiamo andare».

Mi guardo un'ultima volta allo specchio e mi giro verso di lui.

«Sei davvero sicura?», domanda ansioso.

«Se me lo chiedi ancora un'altra volta, vado da sola», sbuffo.

«No! Andiamo!». Mi trascina fuori casa e mi porta davanti alla macchina.

Jacopo stringe forte il volante, è troppo teso.

Gli metto una mano sopra la coscia e gliela stringo dolcemente. Mi sorride e allenta la presa sul volante.

Dopo circa quindici minuti siamo davanti al cancello dell'enorme casa di suo padre. Abbassa il finestrino e suona al citofono in ottone.

«Sì?». Risponde una voce femminile.

Non è la voce di Caterina, allora di chi è?

«Carmela, sono io», dice Jacopo.

Carmela?

Il cancello si apre ed entriamo nel cortile. Parcheggiamo vicino alla fontana e scendiamo.

È molto più agitato di prima, allora lo prendo per mano e lo bacio.

Mi stringe forte e mi mette le braccia attorno ai fianchi, baciandomi con trasporto.

La porta di casa si apre, mi stacco dal bacio e Jacopo emette un lamento appena accennato.

Una donna con una divisa da domestica appare sulla soglia, sorridendo.

«Da quanto tempo, signorino Venturi!», dice entusiasta abbracciandolo.

«Carmela, quante volte ti ho detto di chiamarmi Jacopo?», si lamenta dandole un bacio affettuoso sulla guancia.

Mi tengo in disparte finché Jacopo non decide di presentarmi.

«Carmela, lei è Rebecca. La mia ragazza», dice fiero.

Sorrido dolcemente tendendo la mano alla donna.

«Quindi saresti la ragazza che ha rubato il cuore al nostro piccolo Jacopo? Molto piacere, io sono Carmela, la domestica di casa». Mi stringe la mano e mi bacia la guancia.

«A quanto pare sono io». Faccio una debole risata e una scintilla attraversa gli occhi di Jacopo.

«Cosa volete fare? Restare qui al freddo o venire dentro?».

«Preferisco stare qua che vedere quello str...» non lo lascio finire la frase e gli tiro una gomitata nello stomaco.

Carmela ride mettendosi la mano davanti alla bocca ed entriamo in casa. Immediatamente milioni di ricordi mi invadono la testa.

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