CAPITOLO 13.

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«La sorpresa non è finita qui», mi mormora Jacopo all'orecchio, provocandomi dei brividi.

«Ah sì? Allora sei proprio un romanticone», rispondo baciandolo sulla guancia.

«Ehi, ragazzina, non chiamarmi "romanticone"», ribatte con aria di sfida.

«E tu non chiamarmi "ragazzina"», sbuffo, facendo finta di offendermi.

Jacopo, con delicatezza, si mette sopra di me, stando attento a non farmi male. «Sei la mia ragazzina», mi dice, per poi lasciarmi una scia di piccoli baci sul collo.

Adoro i baci sul collo, e lui lo sa.

«I baci sul collo non serviranno a farti perdonare», dico prendendogli il viso fra le mani e baciandolo.

«Bene, allora andiamo a casa. Devo farti vedere la seconda parte della sorpresa». Si alza e mi prende in braccio, posandomi piano sull'erba. Raccoglie i cuscini e il telo e li mette in un borsone. Se lo mette in spalle e mi prende di nuovo in braccio. Metto la testa nell'incavo del suo collo e mi beo del suo profumo.

Stringo le braccia ancora di più attorno al suo collo e gli bisbiglio all'orecchio: «Ti amo». Poi gli lascio un dolce bacio sulla guancia.

Arriviamo alla macchina, lui mi aiuta a sedermi sul sedile e a mettermi la cintura.

Amo il fatto che si prenda cura di me.

Lo amo con tutta me stessa.

Finalmente posso dire che lui è solo mio e di nessun'altra.

Jacopo sale in macchina e partiamo. Cantando insieme una canzone dei Nirvana, quando il mio cellulare vibra. Leggo il nome sullo schermo e mi si gela il sangue.

Alessia: "Rebecca mi dispiace per quello che è successo, ma ho le mie giuste ragioni per aver fatto quel che ho fatto. Ti prego, vediamoci per parlare".

Non voglio rispondere a quel messaggio e tantomeno vedere Alessia. Quello che ha fatto non ha giustificazioni. Per colpa sua e di Lorenzo mi trovo in queste condizioni.

Non riesco ancora ad accettare il fatto che l'amicizia tra me e Alessia è un'enorme presa per il culo. Per non parlare della delusione che mi ha fatto provare Lorenzo.

Finalmente siamo davanti al palazzo di casa nostra.

«Ti aiuto a scendere, stai ferma!», esclama Jacopo slacciandosi la cintura e scendendo dalla macchina.

Voglio tornare tra le sue braccia. È lì che mi sento davvero al sicuro.

Fa freddo ed è quasi tutto buio. Solo tre lampioni illuminano il parcheggio.

Jacopo prende la mia sedia a rotelle e la mette vicino alla macchina. Mi aiuta ad alzarmi e mi lascio cadere sopra la sedia. Prende il borsone in spalla e mi spinge verso l'entrata del palazzo.

È abbastanza agitato, noto che continua a mettersi le mani nei capelli.

Entriamo in ascensore e arriviamo al nostro piano. Gli porgo le chiavi di casa e le fa cadere.

«Cazzo», impreca raccogliendole.

«Ehi, calmati», replico afferrandogli la mano.

Apre la porta e mi aiuta a entrare. Appena alzo gli occhi, mi porto una mano alla bocca.

È tutto stupendo!

JACOPO

Guardo Rebecca, è sorpresa.

Mentre lei era in ospedale, ho fatto un po' di cambiamenti in casa.

Spero che le piacciano.

Al centro della cucina ho messo un tavolo di legno con sopra una tovaglia rossa, due piatti, un vaso con dei girasoli e una candela.

Volevo che il suo ritorno a casa fosse speciale.

Poso il borsone per terra e mi avvicino a lei.

«Allora, ti piace?», domando guardandola negli occhi.

Amo i suoi occhi. Come amo lei.

«Sì, tantissimo», risponde cercando di alzarsi per abbracciarmi.

«Ehi, piccola, stai attenta». La sostengo e la aiuto a rimettersi seduta sulla sedia.

Prendo i piatti che ho preparato stamattina e li metto nel microonde per scaldarli.

«Oltre a essere un romanticone, sei anche un cuoco. Quante cose scopro», mi dice con aria divertita.

«Ebbene sì, piccola», rispondo.

«Mangerai tutto ciò che c'è nel piatto. Ci siamo intesi?», le dico con uno sguardo serio.

«Sì papà, ma dovrai aiutarmi a mangiare, perché io non ce la faccio». Indica le bende, con sguardo malizioso.

Comincio a ridere e la prendo in braccio.

Mi siedo e la metto sulle mie gambe. Prendo un pezzo di pollo con la forchetta e la imbocco.

Ora sembra una bambina, una bellissima bambina.

«Hai sete, bimba mia?», chiedo ridendo.

«Ehi! Non sono una bambina, ma sono tua. E comunque sì, ho sete», ribatte ridendo a sua volta.

Prendo il bicchiere d'acqua e glielo avvicino alla bocca. Lei comincia a ridere e mi sputa l'acqua addosso, mentre io per sbaglio le verso l'acqua sulla maglietta.

«Ora sono tutta bagnata per colpa tua», dice con un broncio.

«Ne vogliamo parlare? Mi hai sputato l'acqua addosso», rispondo prendendo tra i denti il suo labbro inferiore.

«Ti amo», dice con un filo di voce sulle mie labbra.

«Ti amo», rispondo.

«Ora però devo farti vedere qualcosa», e mi stacco da quel bellissimo bacio.

La prendo in braccio e la porto nella vecchia camera di Vittorio.

«Perché mi porti in camera?», chiede incuriosita.

Senza rispondere, apro la porta ed entriamo.

REBECCA

Appena entriamo nella stanza rimango di nuovo a bocca aperta.

Le pareti sono completamente bianche e al posto del letto ci sono tantissimi cuscini giganti e colorati.

«Quando ti riprenderai, daremo colore a questa stanza. Ci stai?», mi chiede Jacopo sorridendomi.

«Ci sto eccome. Grazie, amore!», rispondo euforica, baciandolo.

Usciamo ridendo dalla stanza e andiamo in quella di Jacopo.

Apre la porta e il mio cuore perde un battito.

Non ci sono più due letti, ma un letto matrimoniale.

Tutte le mie cose sono sul comodino e sul mobiletto vicino all'armadio.

Sulla parete, sopra alla testiera del letto, una frase: "Per sempre insieme. J&R".

Amo questo ragazzo più di qualsiasi cosa!

Saremo per sempre insieme.

«Oddio! Ti amo! Ti amo! Ti amo! Ti amo!», urlo baciandolo e abbracciandolo.

Ricambia l'abbraccio e mi posa sul letto.

Mi aiuta a cambiarmi e ci mettiamo sotto le coperte.

Il suo braccio mi cinge la vita e mi stringe a sé.

Quanto mi è mancato dormire la notte con lui.

Svegliarmi con lui accanto.

Vederlo dormire e sapere che è e sarà solo mio.

«Buonanotte, amore mio», dice baciandomi i capelli.

«Buonanotte», rispondo girandomi e baciandolo.

Lo amo.

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